Giuliano Montaldo, cineasta e gentiluomo
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Giuliano Montaldo, cineasta e gentiluomo

Dirigere Giuliano Montaldo, o meglio seguirlo nella sua vita privata e pubblica per alcuni mesi, chiedendogli di ricordare e di raccontare, è stato un grande onore, ma – soprattutto – una grande emozion

Giuliano Montaldo, cineasta e gentiluomo
Giuliano Montaldo
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Marco Spagnoli Modifica articolo

6 Settembre 2023 - 21.55


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Marco Spagnoli è stato autore di un documentario su Guliano Montaldo. E attraverso il suo racconto emerge il ritratto del grande artista

Dirigere Giuliano Montaldo, o meglio seguirlo nella sua vita privata e pubblica per alcuni mesi, chiedendogli di ricordare e di raccontare, è stato un grande onore, ma – soprattutto – una grande emozione. La macchina da presa, infatti, ama ancora oggi Montaldo così come lo adorava oltre mezzo secolo fa quando, per la prima volta, grazie a Carlo Lizzani, questo genovese ancora teen ager ha esordito come attore in Achtung Banditi! Il suo carisma e il suo fascino di grande affabulatore, di regista e cineasta impegnato, ma anche divertito e divertente, sono rimasti inalterati in tutti questi anni, mentre lui realizzava i suoi capolavori come Sacco e Vanzetti ed era l’unico italiano a vincere un Emmy con la serie televisiva Marco Polo la prima grande produzione straniera ad essere girata in Cina e – in seguito – diventava Presidente di Raicinema.

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Il privilegio più grande che abbiamo avuto è stato, però, quello di seguire Montaldo tra le due città che più di altre hanno segnato la sua vita: Genova (dove camminare con lui per strada è come aggirarsi al fianco di una rockstar) e Roma dove il suo humour e la sua eleganza si fanno sempre notare. Mentre giravamo a Campo De’Fiori tra i banchi del mercato la gente notava Montaldo non accorgendosi del premio Oscar Paul Haggis intento agli ultimi sopralluoghi per il suo film Third Person. Passando al fianco di un banco una signora ha esclamato “Ahò, ma chi è questo? Deve essere un politico importante…” Quando, dato lo “Stop” gliel’ho raccontato, Montaldo è tornato indietro e andando dalla Signora gli ha detto sorridendo “Politico io? Ma perché le sono antipatico?” Un abbraccio ha suggellato la pace tra la venditrice e il regista che aveva raccontato la storia di quel Giordano Bruno la cui statua da sempre veglia severa su quella che è una delle più belle piazze di Roma. 

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Il lavoro con Montaldo è sempre stato entusiasmante e non abbiamo avuto dinanzi alcun ostacolo se si eccettua quello del primo incontro tra lui e Pivio & Aldo De Scalzi, i compositori anche loro genovesi della splendida colonna sonora del documentario. Quando hanno scoperto di essere lui genoano e loro sampdoriani, qualche attimo di bonario campanilismo ha “agitato” la produzione del film. 

Mesi dopo quando Montaldo ha sentito la colonna sonora ha osservato “Musiche bellissime, peccato che siano sampdoriani.” Quando loro hanno visto il documentario Pivio e Aldo erano particolarmente ammirati della personalità e della vita di Montaldo. “Peccato che è genoano.” Hanno concluso quasi all’unisono…

Quattro Volte Vent’Anni (titolo che dobbiamo a Pierfrancesco Favino che ringraziamo…) ha un girato effettivo di oltre cinquanta ore e una prima versione che supera le due ore e mezza. Come protagonista c’è un ragazzo quattro volte ventenne di nome  Giuliano Montaldo con la sua capacità di incantare l’interlocutore, di fare continuamente ridere la troupe con battute e osservazioni cariche di ironia e humour, che oltre a conquistare tutti ha creato i presupposti per fornire di questo grande regista un ritratto basato sul seguire un duplice binario: quello del racconto della vita di un cineasta, ma al tempo stesso anche di gentiluomo elegante sempre carico di una cortese curiosità nei confronti del prossimo. 

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Qualità che non possiamo fare altro che ammirare e  – perfino – invidiare un po’.

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