In questi giorni ho visto uno spot alla tv: inizia con un fratello e una sorella che giocano, fino a che la bambina non viene chiamata dalla mamma per apparecchiare la tavola. Poi l’immagine passa a una ragazza che non accetta il suo corpo e la sua fisicità, per poi staccare su una donna che ha visibilmente subito violenza fisica e scappa dal suo appartamento. Il focus poi si sposta su una giovane studentessa, che appare brillante. Infine maternità: una donna che partorisce e una donna che tenta di nascondere la sua gravidanza perché ha una posizione lavorativa apicale in uno di quegli edifici con almeno trenta piani, in cui tutti devono essere vestiti eleganti.
Questo è lo spot di AXA Italia, gruppo che sta ridefinendo il suo ruolo nel settore assicurativo, mettendo sempre più l’accento sulla sua responsabilità sociale. Questo impegno si traduce nell’anticipare e prevedere i rischi, con un’attenzione particolare alle donne, riconoscendo l’importanza dell’empowerment femminile dal punto di vista etico, economico e sociale.
Giusto due parole sul gruppo assicurativo: AXA Italia sostiene da tempo l’inclusione e l’empowerment femminile attraverso iniziative come Angels For Women e l’AXA Research Lab on Gender Equality. In ambito di salute offre servizi personalizzabili e assistenza 24/24 per la protezione e la prevenzione dei rischi. Inoltre, supporta la ricerca contro i tumori femminili attraverso la Fondazione IEO-Monzino.
La campagna pubblicitaria globale, dal titolo “Essere donna non dovrebbe essere un rischio,” promuove l’ottimismo e la consapevolezza sui rischi che le donne affrontano lungo la loro vita. L’obiettivo è ispirare un futuro migliore e sottolineare l’impegno di AXA nel proteggere e prevenire i rischi per le donne a livello sanitario, educativo e lavorativo.
L’indagine di World Bank del 2020 ha rivelato che solo il 33% dei proprietari di aziende sono donne, evidenziando una disparità di genere nel mondo del lavoro. AXA ha quindi sviluppato diverse iniziative, tra cui incontri dedicati alle donne che enfatizzano l’importanza di proteggere sé stesse e le proprie imprese, fornendo strumenti appropriati.
Inoltre, il sito web di AXA menziona l’Hologic Global Women’s Health Index del 2021, che ha rivelato che almeno il 41% delle donne non ha effettuato visite mediche professionali nei 12 mesi precedenti. Viene quindi offerta consulenza alle donne per aiutarle a scegliere piani assicurativi adatti alle loro specifiche esigenze mediche.
Infine, un report del GWI del 2022 ha rivelato che il 36% delle donne non svolge l’esercizio fisico necessario per mantenere una buona salute. AXA ha collaborato con vari eventi sportivi, coinvolgendo atlete di diverse discipline come ambassador per incoraggiare uno stile di vita più attivo.
Fin qui tutto bello, ma una domanda sorge spontanea: se è così chiaro che la vita delle donne è costellata da ostacoli e discriminazioni, perché deve essere un gruppo privato a garantire sicurezze alle donne che cercano di costruirsi una vita soddisfacente?
Inoltre, una grande percentuale di donne rimane esclusa da quest’opportunità: non tutte, infatti, possono avere accesso a questa tipologia di servizio a pagamento (considerando che non esiste salario minimo e che il gender pay gap è ampio in Italia). In una quotidianità che ci presenta notizie di abusi, violenze e disparità di genere in contesti sociali e lavorativi, risulta difficile per le donne sentirsi protette, sentirsi libere di esercitare la propria professione e di esercitare il diritto all’identità personale. Ma nonostante le innumerevoli manifestazioni organizzate da movimenti femministi, alle donne viene restituita protezione a pagamento.
Sicuramente AXA con questo spot intende aumentare la consapevolezza sui rischi che le donne corrono ogni giorno; forse, però, questa campagna funziona meglio in altri Paesi in cui l’organizzazione statale è più privatizzata, senza togliere però che non guasterebbe avere più protezioni da parte dello Stato.