È stato l’artista (sempre controcorrente) che ha fatto della sua vita un’opera d’arte: Dario Fo, drammaturgo, regista, attore, tra i protagonisti italiani più amati in patria e all’estero. Dario Fo ha raccontato fin dal suo esordio la storia del nostro Paese, con testi satirici, ironici, scomodi, prendendo di mira i potenti, che quasi mai hanno gradito la verve comica e le battute irriverente di questo menestrello medievale dei nostri giorni.
L’esordio sul palcoscenico è nell’immediato dopoguerra a Luino nel 1948 con La Tusa, storia di una mucca contesa, che segna l’inizio del suo amore per il teatro. Due anni dopo, grazie all’incontro con Franco Parenti, si aprono per Dario Fo le porte della Rai: inizia così la sua prima esperienza radiofonica con Chicchirichì.
Successivamente, sempre insieme a Parenti e con l’arrivo di Giustino Durano, avviene il debutto al Piccolo Teatro di Milano con Il dito nell’occhio a cui segue Sani da legare. In questo periodo florido per la sua arte drammaturgica incontra Franca Rame, che da lì a poco diventerà sua moglie, ma anche musa: i due hanno dato vita a uno dei sodalizi più affiatati della storia dello spettacolo italiano.
Dalla loro unione nascono opere che hanno fatto epoca: Gli arcangeli non giocano a flipper, Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri, Chi ruba un piede è fortunato in amore, fino al debutto in televisione con Canzonissima. Nel clamore generale, tra taglie e censure imposte dai piani alti di Viale Mazzini, il duo decide di lasciare la trasmissione e ritornare in scena in teatro.
E’ un periodo di forte impegno sociale per Dario Fo e i suoi spettacoli si fanno sempre più politici: Isabella, tre caravelle e un cacciaballe, Settimo: ruba un po’ meno!, La colpa è sempre del diavolo, La Signora è da buttare!. Nel periodo della contestazione sociale, Dario Fo con la sua compagnia scende in piazza e porta l’arte tra la gente che non se lo può permettere: addio ai palcoscenici, adesso si recita nelle fabbriche, nelle scuole occupate e nelle chiese sconsacrate.
Dal leggendario Mistero buffo a Morte accidentale di un anarchico, da Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente a Tutti uniti! tutti insieme! Ma scusa quello non è il padrone?!: florida è l’attività di questo periodo di Dario Fo, per la quale lui e la moglie pagano un prezzo altissimo, tra arresti, minacce di morte e nel 1973 il rapimento ad opera di alcuni militanti di estrema destra dell’attrice.
Per la sua pungente ironia, Fo è boicottato in Italia, ma già dalla fine degli anni ’70 è osannato all’estero, come il più grande esponente del teatro contemporaneo italiano: un successo che lo porterà a vincere nel 1997 il prestigioso Nobel per la letteratura.
E il suo impegno civile non si mai fermato: dalle lotte politiche e sociale che ha continuato a portare avanti con fermezza a gli ultimi scritti irriverenti per manifestare sulla pagina scritta il suo dissenso, denunciando le ingiustizie e lottando contro le radicate convenzioni dei nostri tempi.