Partì da Tivoli la bomba con la quale i neo-fascisti uccisero l'agente di polizia Antonio Marino
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Partì da Tivoli la bomba con la quale i neo-fascisti uccisero l'agente di polizia Antonio Marino

Il terrorista nero Sergio Calore, poi diventato collaboratore di giustizia, ha raccontato che la bomba usata per uccidere Marino gli venne data a Tivoli da Paolo Signorelli

Partì da Tivoli la bomba con la quale i neo-fascisti uccisero l'agente di polizia Antonio Marino
I neofascisti uccidono il 12 aprile 1973 l'agente di polizia Antonio Marino
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14 Novembre 2023 - 20.13 Tivoli


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di Tommaso Verga

L’agente di polizia Antonio Marino, 22 anni, muore perché colpito al petto da una bomba a mano SRCM lanciata da Maurizio Murelli, editore ufficiale della destra radicale italiana dagli anni ’80. Altri due ordigni analoghi, lanciati si direbbe in modo sommario, fortunatamente non colpiscono nessuno.

Sulle bombe a mano così denominate (SRCM), diede la sua versione Sergio Calore, rispondendo in aula alle domande del sostituto procuratore Guido Salvini nel processo per la strage alla Banca nazionale dell’Agricoltura del 12 dicembre 1969 a Milano. In quella circostanza il tiburtino dichiarò altresì che il fallimento del colpo di Stato del “principe nero” Junio Valerio Borghese del 7-8 dicembre 1970, fu dovuto alla mancata reazione popolare dopo la «strage comunista» dell’anno prima.

Calore disse che le bombe «erano custodite in una busta che ne conteneva 36. Esse mi vennero consegnate da Paolo Signorelli» (fondatore del circolo dichiaratamente fascista intitolato a Drieu La Rochelle, con sede a Tivoli; al quale aderì successivamente l’altro terrorista Pierluigi Concutelli) e una sezione-«distaccata» a Guidonia Montecelio).

«Confermo che erano quelle in uso allora – i dettagli di Calore –, di colore rosso, e ricordo che il numero di lotto faceva riferimento agli anni ’60. Signorelli mi disse che tali bombe a mano provenivano dalla stessa cassa di quelle che a Milano erano state usate durante la manifestazione in cui fu ucciso l’agente Antonio Marino. Mi furono affidate – precisa Calore – affinché io le custodissi ed infatti le riposi in un cunicolo, all’interno dei ruderi di Villa Adriana, che serviva da ripostiglio al padrone di un ristorante, posto fuori dalla villa, che conosceva Signorelli. Era un cunicolo chiuso da una semplice porta di legno a staccionata».

Report, la trasmissione di Sigfrido Ranucci su RAI3 domenica 12 novembre ha rievocato i fatti di Milano che causarono la morte del giovane poliziotto. Il 12 aprile 1973, data passata alla storia come il giovedì nero del capoluogo meneghino, a Milano si svolse una manifestazione illegale promossa dal Movimento sociale d’accordo con Avanguardia nazionale, La Fenice, Lotta di popolo, Fronte della gioventù e altri gruppi eversivi di destra.

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Oratore ufficiale, Ciccio Franco, noto per la violenta ribellione contro la decisione dalla giunta calabrese di indicare Catanzaro anziché Reggio Calabria capoluogo della Regione, viene invitato da fascisti e neofascisti a Milano allo scopo di «combattere contro la violenza rossa».

Senonché, il prefetto Libero Mazza pone il veto all’evento per gravi motivi di ordine pubblico. Gli organizzatori – Franco Servello, vicesegretario del MSI cittadino, il parlamentare Francesco Petronio e Ignazio La Russa, oggi presidente del Senato all’epoca leader del Fronte della Gioventù di Milano –, non obbediscono per far sì che il corteo si muova ugualmente.

Consegue la «carica» delle forze di polizia, alla quale risponde la reazione dei fascisti. Perde la vita l’agente Antonio Marino.

Senonché, il prefetto Libero Mazza pone il veto all’evento per gravi motivi di ordine pubblico. Gli organizzatori – Franco Servello, vicesegretario del MSI cittadino, il parlamentare Francesco Petronio e Ignazio La Russa, odierno presidente del Senato all’epoca leader del Fronte della Gioventù di Milano –, non obbediscono per far sì che il corteo si muova ugualmente.

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Ne conseguono la «carica» delle forze di polizia, e la reazione dei «bombaroli fascisti»: perde la vita l’agente Antonio Marino.

Sul fronte giudiziario, in primo grado Maurizio Murelli e Vittorio Loi (figlio del pugile) vengono accusati di omicidio aggravato. Ai due si aggiunge successivamente Nico Azzi, terrorista di Ordine Nuovo, rimasto ferito da mezzo chilogrammo di tritolo, innescato erroneamente nel fallito attentato al treno Torino-Genova-Roma.

Dopo i vari gradi di giudizio, la Corte di Cassazione il 15 febbraio 1978 condanna Loi a 19 anni, Murelli a 18, a 2 Nico Azzi.

A proposito della SRCM che uccise l’agente Marino, va detto che per lungo tempo, Calore venne accusato di essere stato in possesso di alcune bombe a mano (tra le quali quelle di Milano) sottratte alla ”Folgore” di Pisa durante il servizio militare.

Per chi ignorasse l’identità, si dirà che Sergio Calore, nato a Tivoli, è stato un terrorista nero divenuto poi collaboratore di giustizia, il cui orribile assassinio a Guidonia Montecelio il 6 ottobre 2010 è tuttora privo di autore.

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A dire del giudice Guido Salvini – come s’è detto titolare dell’istruttoria sulla strage del 12 dicembre 1969 alla Banca nazionale dell’Agricoltura a piazza Fontana, Milano (13 morti e 90 feriti); nonché dell’altra su piazza della Loggia a Brescia (8 morti e 102 feriti) del 28 maggio 1974 (per la quale proprio ieri, a 50 anni di distanza, è stato imputato il fascista Roberto Zorzi, accusato di aver messo la bomba); e della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti e 200 feriti) –, Sergio Calore è risultato il pentito più importante dell’estrema destra, colui che ha aiutato a chiarire le posizioni di primo piano dell’organizzazione politica e militare di Ordine Nuovo negli anni di piombo.

A Tivoli, la sua città d’origine, Calore risulta tra i fondatori del «Circolo La Rochelle», un’organizzazione eversiva-terroristica nata nel 1971-’72 a iniziativa di Paolo Signorelli, insegnante di matematica nel liceo “Spallanzani”, lo «scientifico» cittadino. Alla Rochelle aderì qualche tempo dopo anche l’altro terrorista Pierluigi Concutelli il quale con il gruppo fascista pianificò la vendetta per lo scioglimento di Ordine Nuovo, vendetta che si materializzò con l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio (al quale presero parte anche altri terroristi fascisti tiburtini).

Nel 2009 Antonio Marino viene insignito della medaglia d’oro al Merito civile alla memoria.

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