La nuova Galleria della Scrittura inaugurata al Museo Egizio di Torino ospita papiri di rilevanza mondiale, alcuni dei quali mai precedentemente esposti.
Il rinnovato allestimento, situato al terzo piano del museo ed esteso su mille metri quadrati, offre un affascinante viaggio alle origini della scrittura nell’antico Egitto, attraversando un arco temporale di 4000 anni.
Una novità che segna l’inizio delle celebrazioni che caratterizzeranno l’intero 2024, durante il quale sarà festeggiato il Bicentenario della nascita del polo museale di via Accademia delle Scienze. Fortificato dai risultati ottenuti quest’anno, con il superamento del milione di visitatori, la nuova Galleria mette sotto i riflettori non solo i geroglifici e la loro epica decifrazione, ma anche lo ieratico, il demotico e il copto.
ll progetto è stato curato da Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer, quest’ultima responsabile della Papiroteca del Museo che accoglie oltre 800 manoscritti e oltre 23.000 frammenti di papiro.
Il percorso prende avvio con il Cartiglio in calcare, datato tra il 1353 e il 1336 a.C. Su un imponente blocco, i geroglifici acquisiscono una sacralità quasi divina, con il nome della divinità Aten inciso nel cartiglio, pervenuto intatto fino ai giorni nostri. Tra gli oggetti in mostra si trova anche una delle prime frasi complete di significato, incisa su un frammento di un monumento del faraone Djoser, risalente al 2592-2566 a.C. e rinvenuta a Eliopoli nel secolo scorso.
La giornalista Amalia Angotti spiega che nel proseguimento del percorso, fra i 35 papiri antichi disposti su una lunghezza totale di 40 metri, spiccano il Papiro del Re, unica lista regale faraonica scritta a mano su papiro giunta fino a noi, e il Papiro della Congiura, un documento quasi giudiziario che narra il processo e le pene inflitte ai colpevoli dell’attentato contro Ramesse III. Quest’ultimo, un papiro lungo oltre 5 metri, torna in esposizione dopo anni.
Tra le altre testimonianze, vi è la copia del Trattato di Qadesh, una tavoletta di argilla che documenta la pace stipulata nel XIII secolo a.C. tra l’Egitto e l’impero ittita (odierna Turchia), scritta in cuneiforme e ritenuta il trattato di pace più antico conosciuto. Una copia di tale trattato è esposta anche nel Palazzo delle Nazioni Unite a New York.
“Proiettati verso il bicentenario nel 2024, tagliamo il traguardo a fine anno del milione di visitatori e riapriamo al pubblico il terzo piano del Museo. Un nuovo tassello arricchisce il percorso espositivo dell’Egizio, che cambierà ancora volto. Grazie al mecenatismo della Consulta, con la Galleria della Scrittura proponiamo una sorta di museo nel museo”, osserva la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin.
“Testo e immagine sono complementari e ci permettono di avvicinarci alla comprensione di 4000 anni di storia dell’Antico Egitto. Come e perché si è sviluppata la scrittura, che ruolo ha avuto nella formazione dello Stato in tutte le sue articolazioni e nello sviluppo del discorso religioso e della complessa cosmografia funeraria? Sono alcuni degli interrogativi a cui cerchiamo di dare risposta, con rigore scientifico e allo stesso tempo cercando di interessare e appassionare visitatori di tutte le età, anche attraverso supporti multimediali e interattivi”, spiega il direttore del Museo Egizio, Christian Greco.