Si intitola “Dare la vita” l’inedito postumo di Michela Murgia, scomparsa lo scorso 10 agosto, che arriverà nelle librerie il 9 gennaio per Rizzoli. Il libro, curato da Alessandro Giammei, è un pamphlet che affronta il tema della genitorialità e parentela, partendo dall’esperienza personale dell’autrice. Nel testo Murgia esplora il concetto di maternità in tutte le sue sfaccettature, sia biologica che spirituale, interrogandosi sulla possibilità di costruire una famiglia senza vincoli di sangue. La sua tesi, più volte ribadita, è che la queerness familiare è una realtà oltre a una necessità politica.
“La mia anima non ha mai desiderato generare né gente né libri mansueti, compiacenti, accondiscendenti. Fate casino.” scrive Murgia nel libro. Per la scrittrice, in sunto, si può essere genitori e costruire una famiglia che vada oltre i legami di sangue e i canoni tradizionali. Un’opera toccante e provocatoria, che invita il lettore a riflettere sul significato della famiglia e dell’amore.
Oltre a “Dare la vita” Murgia ha lasciato un ricco patrimonio di file scritti in tanti anni, molti racconti dispersi e pagine inedite. Alessandro Giammei, curatore dell’opera, ha annunciato che sta lavorando alla pubblicazione di altri suoi testi. “C’è anche un progetto di libro che lei aveva cominciato a curare, vediamo se si potrà completare.” ha commentato, “È un libro di cui Michela stava parlando, per cui ha fatto interviste e racconti”.
Sempre Giammei sottolinea come Michela “Ha avuto un cantiere molto attivo per tuttala sua vita e ha sempre scritto tanto. È come se avesse avuto una gratuità. Metteva giù, metteva via. Certe cose non le piacevano, altre le scordava. Mi aveva chiesto da tempo di avere un occhio filologico sulle sue carte e così sarà, in accordo con tutti quelli che la amavano”.
In ultima battuta afferma che la scrittrice “Era orgogliosa di essere arrivata alla fine con la forza e lucidità di chiudere il progetto del libro che uscirà per Rizzoli. Nel corso della sua vita ha mantenuto sempre tutte le sue promesse, sia quelle editoriali sia quelle politiche con grande dispendio di sé stessa”.