Oscar 2024, la recensione di tre film candidati
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Oscar 2024, la recensione di tre film candidati

Hollywood è pronta a festeggiare i capolavori degli ultimi mesi. Dei film candidati al premio ne ho visti alcuni ed ecco cosa ne penso.

Oscar 2024, la recensione di tre film candidati
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27 Febbraio 2024 - 17.05 Culture


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di Raffaella Gallucci

Il grande momento degli Oscar 2024 è alle porte, segnando così la conclusione di un anno difficile per il cinema americano, rallentato dallo sciopero degli sceneggiatori e degli attori che ha tenuto in sospeso l’intera industria.

Ora tutto sembra tornato alla normalità e Hollywood è pronta a festeggiare i capolavori degli ultimi mesi.

Tra i favoriti per le nomination spiccano i due colossi del botteghino: Oppenheimer e Barbie. Anche se, pellicole come Killers of the Flower Moon, Maestro, Povere creature e Anatomia di una caduta potrebbero riservare sorprese, aggiungendo una nota di imprevedibilità alle premiazioni.

In gara non compaiono solo i titoli noti del 2023: la categoria ‘miglior film’ ha riservato alcune candidature a pellicole che, purtroppo, nelle nostre sale e sulle piattaforme streaming sono arrivate solo a ridosso degli Oscar, come nel caso di ‘Anatomia di una caduta’, ‘La zona d’interesse’ e ‘Past lives’.

Ecco alcune brevi recensioni:

1. Anatomia di una caduta, di Justine Triet.

Trama incentrata su una famiglia apparentemente ‘normale’ che risiede in una remota regione di montagna dove, la protagonista, Sandra, viene accusata di omicidio a causa dell’improvvisa morte del marito a seguito di una strana caduta.

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Lo sviluppo della pellicola ruota attorno alle relazioni umane messe in scena, con un dettagliato interesse riguardo i legami madre e figlio, marito e moglie, avvocato e imputata.

Rapporti e parole s’intrecciano, donandoci, però, un puzzle incompleto, come se mancasse quel tassello fondamentale per capire quella ‘caduta’ che lo spettatore non vedrà mai, ma che ascolterà.

La regista ha utilizzato stilemi come quelli impiegati per Storia di un matrimonio di Noah Baumach, mettendo su un film composto principalmente da dialoghi e battute scaturiti da grandi emozioni.

2. La zona d’interesse, di Jonathan Glazer.

Rudolf Höß, comandante del campo di concentramento di Auschwitz, sua moglie Hedwig e i loro cinque figli trascorrono la loro quotidianità all’interno di una villetta situata nella cosiddetta ‘area di interesse’, una zona di circa 25 miglia a ridosso del lager. Ciechi difronte all’orrore che si sta consuma al di là del muro che li divide, gli abitanti della zona d’interesse non sembrano interessati agli spari, alle urla, ai latrati e alla fuoriuscita incessante del fumo dai forni crematori.

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Glazer non porta in sala il solito film sull’Olocausto, anzi, affronta il tema attraverso un diverso punto di vista, quello dei carnefici. Il suo approccio innovativo riprende la quotidianità della famiglia nazista con piani fissi e statici, utilizzando anche le riprese effettuate da videocamere di sorveglianza collocate un po’ ovunque dentro la villa. Evitando spesso i primi piani, il regista sceglie di non far conoscere allo spettatore i personaggi da vicino; un modo per evitare quel legame di empatia che spesso si crea tra il pubblico e il soggetto rappresentato. Un distacco totale, quello della camera da presa così come quello dei protagonisti nei confronti delle brutalità commesse che, attraverso un gioco di immagini e percezioni, dona allo spettatore più chiarezza su quella che Hannah Arendt definiva la ‘’banalità del male’’.

3. Past Lives, di Celine Song.

Due amici d’infanzia, Nora e Hae Sung, legati profondamente l’uno all’altra. Quando la famiglia di Nora si trasferisce dalla Corea del Sud al Canada i due, purtroppo, si perdono di vista. Dopo vent’anni circa si ritrovano a New York, dove trascorrono una settimana in cui si ritrovano e si confrontano sul destino che li ha separati, sull’amore, sulle scelte che hanno segnato le loro vite e sul futuro che li attende.

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La storia sembra apparentemente ‘semplice’ ed è il tratto distintivo di questa pellicola.

La regista Song ha reso visibile un sentimento che lo spettatore non sa etichettare, che si mescola al rimpianto del tempo perso, al desiderio di aver vissuto anche un’altra vita e con quella strana sensazione data dal volere qualcosa che sappiamo essere impossibile.

‘’Past Lives’’ si presenta come un film che riflette sul tempo che fugge via, per poi trasformarsi in un’esperienza di intensa nostalgia. La trama segue i due personaggi splendidamente sviluppati e le loro interazioni sensibili, suscitando nelle menti degli spettatori una storia parallela mai vissuta. Impossibile non immergersi completamente in questo coinvolgente lungometraggio.

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