“Come tutte le grandi invenzioni, la cartolina illustrata ha causato una rivoluzione silenziosa nelle nostre abitudini. Ci ha segretamente liberato dalla fatica di scrivere lettere. Per fortuna, la cartolina illustrata ha liberato l’autore moderno da questa schiavitù”. Lo diceva il giornalista londinese James Douglas, nel 1893, che prendeva atto dell’importanza assunta dalle cartoline come mezzo di comunicazione nato nel 1869.
Quando un secolo dopo, nel 1971, all’interno del progetto che collegava le Università americane (Arpanet) arrivò la posta elettronica, nessuno immaginava che questo nuovo metodo di comunicazione avrebbe primo o poi fagocitato quella cartolina. In Italia fu il Cnr di Pisa, ma solo nell’aprile del 1986, a inviare con successo la prima posta elettronica all’altra parte del mondo, la Pennsylvania.
Ci voleva il 1991 e il Cern di Ginevra, con l’invenzione del world wide web (il www) e di fatto il primo browser gratuito, a far intuire, realizzare e rendere pubblico gratuitamente, il codice di accesso alla posta elettronica. Era il 1995 e il Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna diretto da Carlo Rubbia mise a disposizione la possibilità di operare nella posta elettronica direttamente dal browser senza bisogno di scaricare sul computer un apposito software dedicato.
Eppure la cartolina illustrata continuava a far vivere la piacevole schiavitù di quando te ne andavi da casa per più di un giorno e non potevi mancare di rappresentare quella piazza, quella cattedrale, quel concerto, quella spiaggia, anche se spesso, lei, la cartolina illustrata, arrivava quando eri già rientrato. La prima minaccia della posta elettronica fu invece per il fax, che vantava la stessa immediatezza della e-mail, ma si concretizzava in pagina cartacea compiacendo l’atavica abitudine, dura a morire, di “toccare con mano”.
Erano ancora gli anni in cui l’uso della e-mail era simile alle messaggerie di oggi, facevamo messaggi brevi, abbastanza fugaci, e quasi sempre senza allegati, perché bisognava cancellarli in fretta per recuperare spazio di archiviazione. Poi, dalla fine del secolo, il numero dei domini che misero a disposizione spazi gratuiti per posta elettronica crebbero insieme al numero e complessità dei messaggi inviati. Con i messaggi aumentava anche l’impellenza di smettere di stamparli e di cominciare ad archiviarli, organizzarli e soprattutto ricercarli, e magari con facilità, all’interno del Pc.
E su questa debolezza di molti domini concorrenti che nacque l’ispirazione di Larry Page, il Presidente di Google: “Google Inc. ha annunciato oggi che sta testando una versione di anteprima di Gmail, un servizio di webmail gratuito basato sulla ricerca con una capacità di archiviazione fino a otto miliardi di bit di informazioni, l’equivalente di 500.000 pagine di posta elettronica. Per utente.” Era il 1 aprile 2004, vent’anni fa, e da allora il dominio Gmail è sinonimo di posta elettronica.
Oggi, grazie a Gmail, la casella di posta personale è il nostro database, il diario nel quale si disegna anno su anno il racconto concreto della nostra vita. Gmail ci ha abbindolato con la sua posta elettronica pernio dell’ecosistema dei social network e delle chat, più rapide e accattivanti, ma incapaci di contenere il volume organizzato del nostro vivere onlife.
Ciao cartolina, non ti affliggere, anche i vinili sembravano morti e sepolti! Come spiegano i sociologi della comunicazione, i vecchi metodi di comunicazione rivivono sempre in quelli nuovi.