Eurovision, gli organizzatori denunciano insulti e pressioni sugli artisti per la partecipazione di Israele
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Eurovision, gli organizzatori denunciano insulti e pressioni sugli artisti per la partecipazione di Israele

Da settimane, in diversi Paesi si sono levate richieste di boicottaggio dell'evento proprio per la presenza di Israele, che gareggerà con la cantante Eden Golan e il brano `Hurricane´.

Eurovision, gli organizzatori denunciano insulti e pressioni sugli artisti per la partecipazione di Israele
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10 Aprile 2024 - 16.21


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Gli organizzatori dell’Eurovision Song Contest scendono in campo per bollare come «inaccettabili e totalmente ingiusti» insulti e pressioni sugli artisti concorrenti per la partecipazione di Israele al contest.

L’Eurovision Song Contest 2024 inizierà martedì 7 maggio 2024, con la prima delle due semifinali, e si svolgerà alla Malmo Arena, a Malmo, in Svezia. La seconda semifinale è prevista per giovedì 9 maggio, mentre la finale si terrà sabato 11 maggio. Ma già da settimane, in diversi Paesi si sono levate richieste di boicottaggio dell’evento proprio per la presenza di Israele, che gareggerà con la cantante Eden Golan e il brano `Hurricane´.

A fine marzo, Olly Alexander, che rappresenterà l’Inghilterra con il brano `Dizzy´, aveva detto che non cederà alle richieste di ritirarsi dal concorso per protestare contro la partecipazione di Israele. Il concorrente britannico, aveva risposto ad una lettera aperta di più di 450 artisti e associazioni che lo esortavano a boicottare l’evento per protesta contro la guerra a Gaza, esprimendo il suo desiderio di pace, ma affermando di credere nel potere unificante della musica.

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In questi giorni, poi, è circolata la notizia che Eden Golan abbia ricevuto messaggi di odio e minacce di morte sul suo account Instagram. E il Jerusalem Post ha riferito che l’artista sarà accompagnata a Malmö, da un apparato di sicurezza «tre volte» più numeroso del normale.

Per questi moviti, la European Broadcasting Union, che organizza l’Eurovision, è intervenuta con un comunicato nel quale, Jean Philip De Tender, vicedirettore generale dell’EBU, afferma: «L’Unione Europea di Radiodiffusione riconosce la profondità dei sentimenti e le forti opinioni che l’Eurovision Song Contest di quest’anno – ambientato sullo sfondo di una terribile guerra in Medio Oriente – ha suscitato. Comprendiamo che le persone vorranno impegnarsi in un dibattito ed esprimere le loro opinioni profondamente radicate su questo argomento. Siamo tutti rimasti colpiti dalle immagini, dalle storie e dall’indiscutibile dolore sofferto da coloro che vivono in Israele e a Gaza. Tuttavia, desideriamo affrontare le preoccupazioni e le discussioni che circondano questa situazione, in particolare le campagne mirate sui social media contro alcuni dei nostri artisti partecipanti. La decisione di includere qualsiasi emittente, inclusa l’emittente israeliana Kan, nell’Eurovision Song Contest è di esclusiva responsabilità degli organi direttivi dell’EBU e non dei singoli artisti. Questi artisti vengono all’Eurovision per condividere la loro musica, cultura e il messaggio universale di unità attraverso il linguaggio della musica».

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«Pur sostenendo fermamente la libertà di parola e il diritto di esprimere opinioni in una società democratica, ci opponiamo fermamente a qualsiasi forma di abuso online, incitamento all’odio o molestia nei confronti dei nostri artisti o di qualsiasi individuo associato al concorso. Ciò è inaccettabile e totalmente ingiusto, dato che gli artisti non hanno alcun ruolo in questa decisione», prosegue il comunicato.

«L’Ebu si impegna a fornire un ambiente sicuro e di supporto per tutti i partecipanti, lo staff e i fan dell’Eurovision Song Contest. Continueremo a lavorare a stretto contatto con tutte le parti interessate per promuovere i valori di rispetto, inclusività e comprensione, sia online che offline. Esortiamo tutti a impegnarsi in un dialogo rispettoso e costruttivo e a sostenere gli artisti che lavorano instancabilmente – su quello che è uno spettacolo di musica e intrattenimento – per condividere la loro musica con il mondo», conclude la nota.

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