È Poetica la memoria collettiva di Tindaro Granata al Vascello
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È Poetica la memoria collettiva di Tindaro Granata al Vascello

"Poetica", un viaggio in quei ricordi dove Nord e Sud sono la stessa Italia. Al Vascello di Roma fino al 28 aprile

Poetica - Ph Giulia Lenzi - recensione di Alessia de Antoniis
Poetica - Ph Giulia Lenzi
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27 Aprile 2024 - 11.07


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di Alessia de Antoniis

È realmente Poetica la nuova drammaturgia che Tindaro Granata porta in scena al Vascello di Roma fino al 28 aprile.

Poetica è un viaggio nei luoghi della nostra memoria attraverso posti che hanno essi stessi una memoria. Fatti di famiglie numerose, chiacchiere di paese, figure che diventano quasi archetipiche: il sarto, il farmacista, il sindaco, le sorelle zitelle, il pervertito, l’arrampicatrice. Di piccole comunità dove c’è sempre qualcosa da fare e tanto da dire. Un racconto fatto di nonne che hanno cresciuto i nipoti, che raccontavano aneddoti, ma tenevano per sé la storia; di donne che, in silenzio, hanno risollevato l’Italia.

In scena l’Italia: quella dei paesi di provincia, quella che è nel Dna di tanti “cittadini”, quella che accomuna il Nord e il Sud. Sul palco un surreale mondo fatto di stendini (le scenografie sono di Margherita Baldoni) sui quali si lasciano all’aria i sogni, realizzati o infranti ma sempre sogni, di chi ha vissuto giudicando e giudicandosi. Stendini che sono l’opposto del vecchio detto, una volta radicato nell’italica cultura, per cui i panni sporchi si lavano in famiglia. Stendini ai quali sono appesi quei fazzoletti ricamati che hanno asciugato le lacrime di dolore e il sudore delle fatiche di intere generazioni. E che non hanno più paura di essere stesi all’aria aperta.

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La scrittura poetica di Tindaro Granata trasforma in drammaturgia la potenza evocativa delle parole di Franco Arminio, poeta e paesologo. Ci restituisce l’anima di un paesaggio che sta lentamente scomparendo, ma che resterà come luogo che è nell’anima di ognuno di noi finché ci sarà la memoria di chi potrà ricordare. Le sue parole narrano di paesi ormai disabitati, abbandonati forse con gioia, forse con dolore, sicuramente con paura e grandi aspettative; descrivono case vecchie con l’intonaco scrostato che celano vite che non ci sono più.

Con una drammaturgia tenera, semplice, evocativa, Tindaro riapre quelle vecchie persiane chiuse da tempo, lascia che quelle case abbandonate ricordino. Fa rientrare la luce sulle vite di nostri migranti partiti per Francia, Brasile, Canada, Stati Uniti: aspiranti cantanti, camerieri, falegnami. Per poco tempo rianima un paese di sarti dove ora nessuno sa più cucire. Riannoda le vite di padri e figli separati da cinquant’anni di terra, mare, tempo. Spalanca quelle imposte dietro alle quali non c’è più nessuno. Paesi dove le lapidi al cimitero sono più degli abitanti, ma dove, anche lì, dietro non c’è più nessuno.

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Poetica di Tindaro Granata è un ritorno a casa, a quella che spesso non esiste più, che riaffiora nei ricordi, nelle voci, nei discorsi di chi è rimasto: i bravissimi e le bravissime Caterina Carpio, Emiliano Masala, Federica Dominoni e Francesca Porrini. Cinque voci per cinque storie che hanno cambiato il destino di persone, famiglie, case, paesi. Storie dimenticate o che si sono volute dimenticare in una nuova Italia che ci ha voluto tutti cittadini.

Accolto con favore alla prima romana. Da vedere. Per riaprire i vecchi bauli della memoria familiare o per scoprire cosa contenevano. Un viaggio in quei ricordi dove Nord e Sud sono la stessa Italia.

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