“Papà era ebreo. Ricordo quando lesse sul giornale la notizia delle leggi razziali e pianse. Fu il momento più brutto della mia vita”. Franca Valeri, aprì il cassetto dei ricordi in una lunga intervista al Corriere della Sera.
Ricordò quel giorno di fine aprile 1945 quando andò a guardare i cadaveri del Duce Benito Mussolini e di Claretta Petacci appesi a testa in giù a piazzale Loreto. “Mia mamma era disperata a sapermi in giro da sola. In quei giorni a Milano si sparava ancora per strada. Ma io volevo vedere se il Duce era morto davvero. E vuol sapere se ho provato pietà? No. Nessuna pietà. Ora è comodo giudicare a distanza. Bisogna averle vissute, le cose. E noi avevamo sofferto troppo”.
Franca Valeri ricordò quel che avvenne dopo il fascismo. “Per me la giovinezza incominciò il 25 aprile: una giovinezza tardiva. Ma è stata bella. In quell’Italia tutto pareva possibile”.