di Alessia de Antoniis
Dal 9 al 12 maggio 2024 il Nuovo Cinema Aquila di Roma ospita la diciannovesima edizione di Immaginaria – International Film Festival of Lesbians and Other Rebellious Women. 3 giorni di proiezioni, 33 titoli in programma che includono 5 lungometraggi, 7 documentari e 21 cortometraggi. Tutti realizzati da registe, provenienti da Francia, Svizzera, Olanda, Irlanda, Croazia, Estonia, Repubblica Ceca, Italia, Gran Bretagna, Ucraina, Canada, Stati Uniti, Nuova Zelanda.
Domenica 12 maggio, nella giornata conclusiva, i premi saranno assegnati dalle attrici e registe delle giurie: per il Miglior Lungometraggio l’attrice Maria Pia Calzone, la regista Laura Muscardin e l’attrice Noemi Brando. Per il Miglior Documentario, la presidente, presidente di WIFTMI Domizia De Rosa, la produttrice Giulia Cerulli e l’attrice Aurora Peres. Per il Miglior Cortometraggio, la presidente, l’attrice Liliana Fiorelli e le attrici Grazia Schiavo, Giorgia Fiori. Infine, per la Miglior Colonna Sonora dei lungometraggi, la presidente, la direttrice d’orchestra Alicia Motorsi Galli, la cantautrice Giulia Anania e l’attrice e cantante Paola Kaze.
All’inaugurazione di Immaginaria, tante donne unite e felici di festeggiare un festival che vede le donne, tutte, al centro. In un momento in cui si specula sulla diversità e sulla divisione, Immaginaria si è rivelata un momento di condivisione di tematiche femminili. Un gesto di sana ribellione mentre Roma faceva da scenario all’ennesimo tentativo di zittire il dissenso dei giovani studenti su tematiche femminili.
Ma perché nel 2024 festeggiamo donne ribelli? Perché è importante anche un festival come Immaginaria? E quali sono le tematiche percepite come urgenze?
Per Aurora Peres “perché non sono sicura che si possa ancora parlare di cinema a 360 gradi; e dopo aver visto i documentari in concorso, mi sono resa conto che manca una vera libertà. Ci si sta aprendo, ma manca ad alcune registe e registi e a parte del cinema indipendente, la possibilità di potersi esprimere liberamente. C’è una grande necessità di libertà creativa. Mi ha colpito la possibilità di trattare con maggior libertà tematiche che difficilmente si è liberi di affrontare; ho apprezzato la condivisione e il potere curativo dell’unione delle donne. Questo è un festival di donne per le donne . C’è un filosofo giapponese che dice che se la società fosse in mano alle donne, non ci sarebbero più guerre e sarebbe una grande rivoluzione. Purtroppo, ancora oggi, ci sono donne che assorbono e trasmettono la mentalità patriarcale”.
Noemi Brando ha sottolineato come “si stia dando sempre più spazio a un accesso paritario, ma c’è ancora bisogno di affermare la potenza del cinema femminile. La tematica che mi ha maggiormente colpita è la solidarietà femminile. Un tema che ha stupito noi giurati è la zona grigia del consenso, di cui non si parla, mentre qui è stato molto trattato. Si è parlato anche di violenza, di violazione dei diritti. Non mi aspettavo una gamma così variegata di tematiche. Il film che abbiamo scelto come vincitore della nostra categoria ha come base l’empowerment femminile, senza parlare di problematiche LGBT. Questo è un festival al femminile, dove ci sono donne che parlano di donne. Quello che emerge è il desiderio di un futuro femminile dove LGBT è una parte di un grande e variegato mondo, una parte di un mondo più ampio”.
Per la madrina Sara Drago “Immaginaria è un festival importante per le tematiche, che non è scontato riuscire a vedere all’interno di un cinema più istituzionale. Ci sono piattaforme nuove tipo Mubi, grazie alle quali c’è la possibilità di accedere a molta più cinematografia di nicchia, quella cinematografia che viene da un sottobosco meno visibile. Ma questo è un festival importante perché dà la possibilità al pubblico romano di vedere della cinematografia scritta, prodotta e diretta da donne su tematiche che in Italia è difficile incontrare”.
Diventa trasgressivo essere qui in giorni in cui la polizia continua ad ostacolare, a volte in maniera violenta, studenti che stanno manifestando il loro dissenso?
“E’ importante e, forse, diventa trasgressivo nel momento in cui la società attuale, la quotidianità che viviamo e la politica, vanno in una direzione di restringimento. Allora un festival inclusivo diventa trasgressivo. Ma in una società dove le persone possono essere libere di essere ciò che sono, aderenti alla propria natura, non ci sarebbe bisogno di definirla trasgressione. In questo momento storico, forse, un festival come Immaginaria diventa ancora più importante perché immette buoni anticorpi sociali”.
Per Liliana Fiorelli “è importante ritornare ai contenuti e Immaginaria è un’occasione per vedere bellissime opere, per mettere in contatto tanti linguaggi diversi, dai lungometraggi ai corti ai documentari. E’ importante cosa vuoi raccontare. Con le altre colleghe in giuria, ci siamo chieste: che cosa porto a casa dalla visione di questi lavori? Sono opere che hanno l’obiettivo di cambiarti dopo la visione. Io vedo qualcosa che mi cambia e di cui voglio parlare agli altri. Questo è il grandissimo successo di Immaginaria. Abbiamo votato chiedendoci: qual è il cortometraggio che potrebbe maggiormente modificare il punto di vista di chi lo guarda? Mi ha stupita un guizzo ironico e anche sarcastico su alcune tematiche e luoghi comuni. Mi ha stupito che, ad eccezione di alcuni corti italiani, i corti internazionali trattano principalmente le tematiche femminili e Lgbt dal punto di vista dei diritti e non solo parlando della violenza, problema che tocca molto spesso questi festival. Si può parlare di amore, di sessualità, di conflitti, anche con uno sguardo leggero: questo è lo sguardo che ci ha colpito, quasi documentaristico, che ha caratterizzato molti cortometraggi.
Immaginaria è un festival di donne per donne – ha continuato Liliana – Quello del festival è un cinema femminile. La divisione tra donne è radicata in alcune generazioni, ma le nuove stanno profondamente cambiando. È importante capire quanto i diritti di una donna siano i diritti di tutte le donne, perché stiamo vivendo un problema di riduzione dei diritti. Il grande nemico è soltanto uno ed è il patriarcato, e contro quello noi tutte dobbiamo essere compatte. Spesso si parla delle donne come “la più”: la più premiata, la più bella; ma noi donne dobbiamo anche essere libere di scegliere, di sbagliare, di dimostrare le nostre diversità; anche libere di non sapere dove stiamo andando, di non essere per forza le prime della classe.
Per Maria Pia Calzone “il cinema oggi parla di tutto e affronta qualunque tematica. Poi ci sono momenti di approfondimento, di studio, di incontro, di confronto. Festival come Immaginaria possono essere momenti di grande riflessione e il cinema è uno strumento potentissimo, perché attraverso l’immagine fai arrivare il messaggio in maniera più semplice e diretta. Il confronto è sempre proficuo. Ci sono festival tematici di tanti tipi e di tante nature, quindi è giusto che ci sia anche questo tipo di festival. Le tematiche trattate dalle opere in concorso sono sempre quelle legate al mondo della diversità presunta e alla ribellione presunta del femminile. Film molto diversi, di nazionalità diverse, con stili diversi. Ma è sempre bello avere l’opportunità di vedere lavori anche lontani dal nostro stile, perché ci danno la possibilità di vedere ruoli molto interessanti. Da attrice è sempre gratificante perché, anche se non sei tu, c’è una tua collega che ha fatto un ruolo non banalizzato, non stereotipato, ma sfaccettato.
Purtroppo – continua Maria Pia Calzone – le persone, le comunità, vengono messe l’una contro l’altra da chi il potere ce l’ha. Si creano dei nemici per poter mantenere lo status quo. Le donne in questo momento, dal mio punto di vista, stanno subendo degli attacchi violentissimi. Da parte di chi ha il potere si preferisce, a volte, riconoscere, magari fittiziamente, dei diritti a una minoranza senza riconoscerli alle donne. È il caso delle terapie ormonali: da oltre un ventennio viene fatta una criminalizzazione dell’acquisizione di ormoni a fini terapeutici per le donne. Ci sono campagne intimidatorie sulla salute, ci sono state donne discriminate per questo. In alcune situazioni la questione degli ormoni è assodata, lecita, necessaria per chi ne ha bisogno, mentre a molte donne, quella stessa cura, viene negata (La terapia ormonale si utilizza per il trattamento di quei tumori la cui crescita è stimolata da ormoni – nda). Questo è un modo di mettere gli uni contro gli altri, che non fa bene né alle donne né a chi, di quegli ormoni, ha bisogno per esprimere la propria femminilità. È un modo di mettere contro dando qualcosa a qualcuno per suscitare indignazione da parte di altri. Ecco perché festival come Immaginaria sono importanti: come luogo di incontro, di confronto, per superare le divisioni decise e usate da chi ha potere.