La passione di Enzo Sisti
Top

La passione di Enzo Sisti

Enzo Sisti sul set del nuovo film di Noah Baumbach racconta la nuova Hollywood sul Tevere

La passione di Enzo Sisti
George Clooney e Enzo Sisti
Preroll

Marco Spagnoli Modifica articolo

17 Maggio 2024 - 01.51


ATF

Raggiunto sul set tra Emilia Romagna, Toscana e Lombardia del nuovo film di Noah Baumbach con Adam Sandler, George Clooney e la moglie del regista Greta Gerwig, reduce dal successo di Barbie, il produttore esecutivo Enzo Sisti è molto soddisfatto della reazione globale alla serie Netflix, Ripley che ha realizzato per la regia di Steven Zaillan.

“Durante le riprese ho avuto le stesse sensazioni che ho avuto più di vent’anni mentre realizzavamo La passione di Cristo. Ovviamente, oggi, le ho accolte con una maturità differente, ma la sensazione di fare qualcosa di molto importante era la stessa.”

Spiega Enzo Sisti “Ho avuto le stesse soddisfazioni, le stesse emozioni con lo stesso gruppo che ha lavorato alla passione di Cristo. Anche qui, poi, avevamo un leader  incredibile come Steven Zaillan, con le sua visione con la sua capacità, il suo genio, nonché un entourage di altissimo livello dal produttore Clayton Townsend al direttore della fotografia Robert Elswit e tanti altri che sarebbe troppo lungo citare.

Quando vi siete incontrati per la prima volta e come l’ha contattata Zaillan?

Non so chi gli abbia suggerito di vedermi per produrre il film. Ci siamo incontrati nel luglio del 2019 a Roma in un bar al Pantheon. Mi ha mandato un’email, mentre io stavo a Matera, perché stavo preparando l’ultimo James Bond No time to die. Siamo stati un paio d’ore al bar, mi ha raccontato la sua visione. Io, peraltro, avevo già lavorato al Talento di Mr.Ripley con Antony Minghella: c’era stato un rapporto particolare con la produzione, anche allora eravamo tutti un gruppo. Quando ho incontrato Zaillan, inizialmente pensavo che fosse lo stesso tipo di Ripley: “colore, Italia, bellezza”, e invece Steve aveva una sua idea particolare: aveva intenzione di fare un… un noir, un thriller.

Leggi anche:  Francesco Guccini torna al cinema con "Fra la via Emilia e il West"

Non è stato facile, ovviamente? 

Le riprese hanno richiesto trentatré settimane con una lunghissima preparazione: io ero molto tranquillo, poi durante le riprese, abbiamo dovuto gestire questioni complicate aggravate dal Covid. Abbiamo avuto tanti problemi, ma sempre risolti molto bene, perché abbiamo avuto una troupe fantastica, tutti italiani.

Pensavate di girarlo sempre in bianco e nero?

Questa era l’idea sebbene la produzione non fosse del tutto d’accordo: ci siamo lasciati la porta aperta in attesa della decisione finale.  Steven lo voleva in bianco e in nero da subito, infatti anche i colori scelti per i costumi stavano sempre sulle tonalità giuste.

Non avevamo mai colori blu, rosso, giallo, verde e questo ha permesso di ottenere in seguito un bianco e nero straordinario.

Alla fine la soddisfazione è tanta?

Io l’ho sempre detto: “masterpiece!” e da quello che leggiamo sembra essere una reazione condivisa dal pubblico.

Come sta andando la produzione internazionale in Italia nel 2024?

Fino all’anno scorso andava tutto benissimo. E quest’anno facendo il paragone con quello che c’è stato in passato c’è una sorta di “fermo” che però avviene sia qui in Italia, che in Inghilterra e in America. Si tratta dei ritardi dovuti agli scioperi degli sceneggiatori, ma anche a timori dovuti ad altri possibili scioperi che potrebbero arrivare da parte di altre categorie e da altre Union sindacali. Non è un fenomeno italiano, ma globale e pure in UK c’è poco lavoro. Qui, poi, stiamo aspettando cosa accadrà sul Tax Credit…siamo in attesa dell’apertura della finestra, nonché dei decreti. Però se continua il tax credit non c’è nessun problema, perché noi saremo sempre avanti.

Leggi anche:  Francesco Guccini torna al cinema con "Fra la via Emilia e il West"

Avanti?

Noi abbiamo delle troupe incredibili. Pensando ai miei lavori recenti: su Ripley, eravamo tutti italiani, su Book Club eravamo tutti italiani; su Equalizer eravamo tutti italiani. L’eccellenza dei nostri professionisti non ha uguali: noi che siamo in continui rapporti con gli Inglesi, escluse alcune delle troupe storiche, come quelle di James Bond, e poche altre, possiamo affermare senza sembrare vanesi che non c’è un possibile paragone con la nostra preparazione e professionalità. Noi siamo proprio bravi. In più ci sono attori bravissimi che, spesso, nei film italiani non hanno l’opportunità di mostrare il loro grandissimo talento. Adesso ho preso l’abitudine ogni tanto di andare in teatro, noi abbiamo degli attori incredibilmente bravi, capito e in teatro li vedi, li trovi. Se sanno recitare l’inglese per loro ci sono grandissime possibilità.

In copertina di questo giornale c’è Maurizio Lombardi, rivelato al mondo proprio da Ripley…

A differenza di alcuni attori che sono spesso un po’ pretenziosi, Maurizio Lombardi è veramente una brava persona. Non che altri siano problematici, ma Maurizio è particolarmente in gamba che ha un grande impegno e nutre giustamente delle ambizioni. Io non lo conoscevo prima di Ripley, ma come tanti, ho scoperto di averlo già visto in tante cose senza averlo mai riconosciuto. E’ un interprete che si trasforma, è la fine del mondo, mi piace molto.

Native

Articoli correlati