La scoperta: l’arsenico ha fatto male ad Adamo ed Eva, il Paradiso terrestre nella Cappella Brancacci è sparito
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La scoperta: l’arsenico ha fatto male ad Adamo ed Eva, il Paradiso terrestre nella Cappella Brancacci è sparito

Concluso il restauro degli affreschi di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi a Firenze. La soprintendente dell’Opificio Emanuela Daffra: la tecnologia odierna ha svelato sostanze invisibili

La scoperta: l’arsenico ha fatto male ad Adamo ed Eva, il Paradiso terrestre nella Cappella Brancacci è sparito
Analisi sugli affreschi di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi nella Cappella Brancacci di Firenze. Fonte della foto: ufficio stampa di Friends of Florence
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Stefano Miliani Modifica articolo

29 Maggio 2024 - 10.38 Giornale dello Spettacolo


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Negli affreschi della Cappella Brancacci nella chiesa del Carmine in zona San Frediano a Firenze, mirabile esempio del Rinascimento del ‘400, il Paradiso terrestre era un vero Paradiso con alberi e fronde. Dipinsero quei capolavori Masaccio (rivoluzionando la pittura stessa con la prospettiva e quelle figure così reali) e Masolino negli anni ‘20, completò il ciclo negli anni ‘80 Filippino Lippi.
Orbene: nella scena dove il serpente dal viso di una donna angelica tenta i ”progenitori”, ovvero Adamo ed Eva nudi e puri, vediamo un fondo scuro: quando Masolino dipinse quel momento precedente alla cacciata l’ambientazione era molto più vivace, lieta. Quei colori sono scomparsi perché il pittore, nel giallo misto al blu per comporre il verde, usò l’arsenico, materiale che non regge alla luce, svanisce.
È una delle scoperte raggiunte dalle ricerche e dai restauri condotti su queste pitture murali da più istituzioni i cui risultati sono stati presentati a Palazzo Vecchio, sede del Comune proprietario del sito. Durante le analisi e i lavori, finiti in questo aprile, il cantiere è stato aperto al pubblico (disabili inclusi grazie a un ascensore) e ha richiamato 76mila visitatori. La Cappella Brancacci si può visitare di nuovo regolarmente.

Gli affreschi di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi nella Cappella Brancacci di Firenze restaurata, maggio 2024. Fonte della foto: ufficio stampa di Friends of Florence

Fu un restauro reputato esemplare e di valore storico, quello degli anni ’80 sull’architettura della Cappella e sulle pitture. Il lavoro salvò gli affreschi da un “rapido processo di oscuramento, causato dalla degenerazione delle materie stesse sulle loro superfici e accentuato dall’inquinamento atmosferico”, scriveva colui che diresse quei lavori, Umberto Baldini nel volume edito nel 1990 da Olivetti (sponsor dell’intervento) ed Electa. Niente però è per sempre.
Nel novembre 2020 “un distacco di un piccolo frammento di pellicola pittorica dalla scena con la Disputa di Simon Mago dipinta da Filippino Lippi all’inizio degli anni ‘80 del ‘400”, allarmò i tecnici, riferisce la nota stampa della Fondazione non-profit Friends of Florence. Da qui ha decollato un progetto di ricerche multidisciplinari e di restauro che ha impegnato insieme più enti: il Comune, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Firenze, l’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Consiglio nazionale delle ricerche Cnr, l’Opificio delle Pietre Dure del Ministero della Cultura, il dipartimento di Chimica dell’università fiorentina. Hanno sostenuto le spese Friends of Florence e la Jay Pritzker Foundation.

Analisi sulla scena della Cacciata dal Paradiso di Masolino nella Cappella Brancacci di Firenze. Fonte della foto: ufficio stampa di Friends of Florence

La soprintendente dell’Opificio Emanuela Daffra dice ad alcune testate tra cui globalist.it: le “indagini e i miglioramenti tecnici” condotti “fanno molto ben sperare. Per esempio nel restauro di fine anni ‘80 erano state realizzate sperimentalmente alcune malte in grado di indurire in assenza d’aria quindi all’interno delle sacche della muratura. Questa formulazione è stata aggiornata con componenti moderne e più adeguate dal punto di vista della tossicità, della compatibilità con i materiali e paiono funzionare egregiamente su quei piccoli distacchi”.

Da sinistra, la soprintendente dell’Opificio delle pietre dure Emanuela Daffra e la soprintendente all’Archeologia, belle arti e paesaggio di Firenze Antonella Ranaldi a Palazzo Vecchio alla presentazione delle analisi e della fine dei restauri della Cappella Brancacci. Foto Stefano Miliani

La tecnologia oggi permette analisi allora inimmaginabili. “Le tecnologie nucleari identificano la presenza di diversi elementi e permettono di vedere elementi non più visibili a occhio nudo – dice ancora Emanuela Daffra. Per esempio la scena del Paradiso terrestre ora è scura su fondo nero”. Invece? “Era un vero Paradiso terrestre pieno di alberi e di fronde. Evidentemente realizzato con sostanze che si sono degradate, non più visibili ma leggibili attraverso queste tecnologie”. I ricercatori hanno così identificato “la presenza dell’arsenico. Era uno dei componenti di un giallo storico, un pigmento che normalmente non si usava su affresco, lo sapevano Cennini e Vasari, era molto instabile alla luce, svaniva. Questa tecnologia permette di individuare le particelle infinitesimali”.
Quel fondo di alberi e verzure è recuperabile?, domanda una cronista. “Sono elementi perduti. Non possiamo riproporre quello che non c’è ma lo possiamo conoscere”, risponde la soprintendente Antonella Ranaldi.

Analisi sugli affreschi di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi nella Cappella Brancacci di Firenze. Fonte della foto: ufficio stampa di Friends of Florence

Su Masaccio, Masolino e Filippino Lippi, prosegue Emanuela Daffra, è stata “messa a punto una pulitura calibrata che è un po’ più di una spolveratura e un po’ meno di una pulitura propriamente detta che era un peccato avviare sia in termini di impegno economico complessivo ma anche di tenuta di un restauro che regge ancora perfettamente. Con questi gel particolari si ottiene una pulitura più a fondo rispetto alla semplice spolveratura ma mantiene il ritocco bellissimo degli anni ‘80”.
Spesso però dopo restauri eseguiti decenni fa si forma uno strato di pulviscolo o di sporco dovuto al tempo, al respiro delle persone. È accaduto anche nella Cappella Brancacci?, chiede il vostro cronista. “Sì – risponde la soprintendente dell’Opificio –  Per questo è importante entrare in un’ottica di manutenzione periodica che da brava massaia è un togliere la polvere. La tempistica sarà definita dal Comune: magari ogni anno no però ogni paio d’anni sì”.

Analisi sugli affreschi di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi nella Cappella Brancacci di Firenze. Fonte della foto: ufficio stampa di Friends of Florence

Per visitare la Cappella Brancacci, potete chiamare il servizio del Comune Mus.E allo 055 2768224, scrivere a info@musefirenze.it oppure la trovate a questo indirizzo web: https://musefirenze.it/musei/cappella-brancacci/

Analisi sugli affreschi di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi nella Cappella Brancacci di Firenze. Fonte della foto: ufficio stampa di Friends of Florence
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