Piero Gobetti, il martire del fascismo che sognava la rivoluzione liberale
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Piero Gobetti, il martire del fascismo che sognava la rivoluzione liberale

Antifascista, oppositore del regime di Mussolini fondò la rivista "La Rivoluzione Liberale". Aggredito brutalmente dai fascisti scelse l'esilio in Francia ma morì dopo poco per le conseguenze delle percosse

Piero Gobetti, il martire del fascismo che sognava la rivoluzione liberale
Piero Gobetti
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19 Giugno 2024 - 01.00


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Piero Gobetti nacque a Torino da genitori che provenivano da una famiglia contadina e si erano trasferiti in città poco prima della sua nascita. Frequentò il liceo Gioberti e nel 1918 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Torino. Già al liceo, nel novembre 1918, fondò la sua prima rivista chiamata “Energie Nove”, che contava tra i suoi membri Ada Gobetti, Giuseppe Manfredini, Edmondo Rho ed Edoardo Ravera.

Nel 1919 aderì ai Gruppi d’azione degli amici dell'”Unità”. Nel mese di aprile partecipò al primo congresso degli unitari a Firenze, dove ebbe modo di incontrare Salvemini, il quale gli offrì la direzione dell'”Unità”, proposta che Gobetti rifiutò. Nel febbraio 1920 sospese la pubblicazione di “Energie Nove”, giustificando la decisione con la necessità di approfondire in silenzio le ragioni del suo impegno.

Durante il periodo compreso tra agosto e settembre 1920, Piero Gobetti osserva con grande entusiasmo l’occupazione delle fabbriche, considerandola come “la più grande battaglia del secolo”. Questo segna una differenza di atteggiamento tra l’ambiente dell'”Ordine Nuovo” e Gobetti, il quale rafforza i suoi legami con la redazione del giornale. Nel corso del 1921, Gobetti scrive come critico teatrale per la pubblicazione.

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Il 12 febbraio 1922 viene pubblicato il primo numero della rivista “Rivoluzione Liberale”. Questa nuova rivista si propone di formare “una classe politica che abbia una chiara consapevolezza delle sue tradizioni storiche e delle esigenze sociali che emergono dalla partecipazione del popolo alla vita dello Stato”. La rivista si concentra nello studio del Risorgimento, della storia d’Italia, delle forze politiche, dei partiti e delle questioni politiche attuali. Un elemento distintivo della rivista è la sua opposizione al fascismo, tema che inizia ad affrontare già dal maggio 1922.

L’11 gennaio 1923, Piero Gobetti si sposa con Ada Prospero. Nello stesso anno, pubblica diversi lavori significativi, tra cui la sua tesi di laurea in giurisprudenza intitolata “La filosofia politica di Vittorio Alfieri”, che ha presentato a luglio 1922 insieme a Gioele Solari. Inoltre, pubblica la prima monografia dedicata al pittore piemontese Felice Casorati intitolata “Felice Casorati pittore”. La sua passione per il teatro si riflette nel lavoro “La frusta teatrale”. Un altro importante contributo è rappresentato dall’opera “Dal bolscevismo al fascismo”.

Nel mese di marzo, Gobetti fonda una casa editrice che in poco più di due anni pubblica oltre cento libri di giovani promettenti e di autorevoli esponenti dell’antifascismo. Tra gli autori pubblicati si trovano Luigi Einaudi, Francesco Saverio Nitti, Giovanni Amendola, Francesco Ruffini, Luigi Sturzo, Igino Giordani, Alfredo Poggi (socialista), Edouard Berth (sindacalista rivoluzionario francese), Curzio Malaparte (considerato “fascista”), e Guido Dorso (meridionalista). La casa editrice pubblica anche opere importanti come “Nazionalfascismo” di Luigi Salvatorelli e, nel 1925, “Ossi di seppia” di Eugenio Montale, riconosciuta come un’esperienza poetica rigorosa e originale.

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Il primo luglio, Gobetti pubblica un saggio dedicato a Giacomo Matteotti sulla sua rivista, e nel periodo tra luglio e novembre si impegna nella formazione dei “Gruppi della Rivoluzione Liberale”. Tuttavia, il 10 luglio, il governo fascista approva provvedimenti che limitano fortemente la libertà di stampa. Il 5 settembre, Gobetti viene aggredito da un gruppo di fascisti a Torino in via XX Settembre. Duramente picchiato viene lasciato esanime sulla porta di casa, con gravi ferite invalidanti. 

Infine, il 23 dicembre, viene pubblicato il primo numero del periodico letterario “Il Baretti”, testimoniando l’interesse di Gobetti per la letteratura. Attraverso la letteratura, Gobetti mira a creare un nuovo strumento di coinvolgimento e mobilitazione che ponga l’accento sulla dignità e l’indipendenza degli intellettuali.

Nel 1924, presso l’editore Cappelli di Bologna, viene pubblicato il capolavoro politico di Gobetti intitolato “La Rivoluzione Liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia”.

Nel gennaio del 1925, la rivista “La Rivoluzione Liberale” viene sequestrata, dando inizio a una serie di sequestri che continuano per tutto l’anno. Questa situazione si rivela un costante tormento per Gobetti e il suo lavoro. Successivamente, l’11 novembre, dopo una diffida da parte del prefetto di Torino, la pubblicazione di “La Rivoluzione Liberale” viene interrotta. Consapevole che per continuare il suo impegno dovrà andare in esilio, Gobetti prende la difficile decisione di lasciare la sua città natale. Nel frattempo, il 28 dicembre, nasce il suo figlio Paolo, presso l’indirizzo 6 di via Fabro a Torino.

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Il 6 febbraio 1926 Gobetti parte per Parigi, lasciando sua moglie e il figlio a Torino. Tuttavia, il 13 febbraio, viene colpito da una grave bronchite e viene ricoverato in una clinica. Purtroppo, nonostante le cure mediche, la sua condizione si aggrava rapidamente e Gobetti muore nella notte tra il 15 e il 16 febbraio. Viene sepolto nel cimitero di Père Lachaise a Parigi, dove riposa ancora oggi.

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