Ron e Maxence Cyrin chiudono la 38a edizione del Todi Festival
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Ron e Maxence Cyrin chiudono la 38a edizione del Todi Festival

Nell’incantevole scenario della terrazza del Cinema Teatro Nido dell’Aquila, ospitato all’interno del secolare Complesso delle Lucrezie, si è conclusa la rassegna See You Sun, una serie di eventi appositamente pensati per celebrare il tramonto

Ron e Maxence Cyrin chiudono la 38a edizione del Todi Festival
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

2 Settembre 2024 - 14.58


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Nell’incantevole scenario della terrazza del Cinema Teatro Nido dell’Aquila, ospitato all’interno del secolare Complesso delle Lucrezie, si è conclusa la rassegna See You Sun, una serie di eventi appositamente pensati per celebrare il tramonto sotto il segno dell’arte. Il concerto di chiusura ha visto protagonista Maxence Cyrin, compositore e pianista francese di fama internazionale, noto anche per gli adattamenti di celebri brani dei Pixies, dei Depeche Mode e dei Massive Attack.

Con un passato nella scena elettronica e pop, oggi più vicino ad una dimensione classica, Cyrin ha interpretato haiku musicali tratti dal suo ultimo album Springsong ed altri brani del nuovo lavoro di prossima uscita. Di profondo impatto si sono rivelati Mer de velours e Under a Glass Bell, quest’ultimo ispirato all’omonima raccolta di racconti della scrittrice Anaïs Nin, mentre tra le rivisitazioni ha colpito The Carnival is over dei Dead can dance, eseguito con perfetto tempismo al calare del sole ed apprezzato dal pubblico come tutta la performance del musicista d’Oltralpe, caratterizzata da un minimalismo pianistico capace di suscitare coinvolgenti emozioni e denso degli struggenti echi della grande tradizione francese novecentesca, da Debussy a Satie, con rimandi all’immancabile Sakamoto.      

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A suggellare la rassegna tuderte è andato poi in scena al Teatro comunale Come una freccia in fondo al cuore, tappa del tour estivo 2024 di Ron. Accompagnato da Stefania Tasca alle percussioni e alla voce, Roberto Di Virgilio alla chitarra elettrica, Roberto Gallinelli al basso, Matteo Di Francesco alla batteria e Giuseppe Tassoni – che ha curato anche gli arrangiamenti – al pianoforte e tastiere, il cantante e compositore ha avvinto il pubblico che gremiva la sala interpretando i suoi grandi classici ed alcuni brani raramente eseguiti dal vivo, a partire da Cosa farò, cover di Lonely Boy di Andrew Gold che ha aperto il concerto, Hai capito o no (sua versione di I can’t go for that portata al successo da Daryl Hall e John Oates), Ferite e lacrime (You dei Ten Sharp). E gli intramontabili: Una città per cantare, Cosa sarà, Il gigante e la bambina, Piazza Grande, Anima, Per questa notte che cade giù, Non abbiam bisogno di parole, Chissà se lo sai, Joe Temerario, Vorrei incontrarti fra cent’anni, in duetto con Stefania Tasca (che ha anche eseguito il suo brano Castelli di sabbia), così come Questo vento, interpretato nell’originale con Leo Gassmann.

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Ron conserva una voce tonica ed esplosiva, che ha colorato i brani arrangiati con trascinante ritmica e sonorità uptempo, ed ha deliziato l’uditorio da vero intrattenitore con aneddoti della sua lunga carriera, dagli esordi – sedicenne – al Festival di Sanremo del 1970 in coppia con Nada, all’amicizia e alla collaborazione con Lucio Dalla, insieme a cui ha scritto tanti evergreen. Un concerto evocativo nei contenuti e contemporaneo nella forma, che ha chiuso degnamente una manifestazione di grande livello artistico.  

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