A Catania i miti del XX e XXI secolo si raccontano tra le sale di Palazzo Valle
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A Catania i miti del XX e XXI secolo si raccontano tra le sale di Palazzo Valle

Con un caleidoscopio di linguaggi dell’arte, la Fondazione Puglisi Cosentino presenta una rassegna che unisce iconoclasti e maestri in un dialogo che attraversa concettualismo, arte povera e le vette della sperimentazione cinese

A Catania i miti del XX e XXI secolo si raccontano tra le sale di Palazzo Valle
Un'opera di Alighiero Boetti, 'Insicuro Noncurante 1972-1975'
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25 Ottobre 2024 - 21.24 Culture


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di Lorenzo Lazzeri

In un percorso che va ben oltre il semplice intreccio temporale, la Fondazione Puglisi Cosentino inaugura una stagione artistica di acuto impatto intellettuale nella sua storica sede di Palazzo Valle a Catania, presentando la mostra intitolata I miti dell’arte contemporanea. In quest’opera collettiva, curata con mano sapiente da Francesco Poli e Vincenzo Sanfo, si distende tra le architetture settecentesche del luogo in un dispiegarsi di installazioni, dipinti e sculture che, dal 1° novembre 2024 al 31 maggio 2025, portano in scena una polifonia di linguaggi, tra concettualismo, astrazione e rarefazione espressiva. Qui, i percorsi di alcuni dei grandi maestri dell’arte degli ultimi due secoli si incontrano e si riscoprono sotto una luce nuova.

La mostra, spaziando tra i piani di Palazzo Valle, si dipana accompagna il visitatore attraverso un dedalo di intuizioni e paradigmi: opere come quelle di Marina Abramović evocano la performance come atto estremo di autoconsapevolezza, dove il corpo e la psiche si dissolvono nel rito dell’espressione. Parallelamente, le incursioni dell’arte povera con Alighiero Boetti e Mario Merz riportano alla ribalta un ritorno radicale alla materia nella sua essenzialità, offrendo una riflessione che è al contempo oggettiva e trascendente. L’arte concettuale di Sol LeWitt, da sempre intrisa di un rigore intellettuale austero, rievoca le possibilità dell’idea quale strumento di creazione.

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Non mancano voci dissidenti, come quelle di Ai Weiwei, il cui impegno critico nei confronti della globalizzazione e della censura cinese si manifesta in installazioni potenti, dense di una dialettica intransigente. El Anatsui, con le sue sculture aeree fatte di materiali riciclati, narra i cicli eterei e transitori dell’esistenza umana, mentre l’iconoclasta Jeff Koons, tra ironia e critica al consumismo, porta l’estetica pop verso nuove direzioni in un gioco di luci e riflessi ipnotici.

Il percorso si arricchisce, inoltre, di una sezione che riserva uno spazio peculiare all’arte cinese contemporanea, rappresentata da figure innovative come Xiao Lu, celebre per il suo atto di dissenso nell’opera Dialogue e Ma Han, che fonde tecniche tradizionali e sensibilità moderna ed è in questa sezione, sviluppata in modo inedito, che si rappresenta l’impatto profondo della scena artistica cinese che ha avuto nel rimodellare l’immaginario estetico mondiale, contribuendo a ridefinire il concetto stesso di identità culturale in un contesto globalizzato.

Non possiamo altresì dimenticare tutti gli altri noti artisti con le loro opere: Giovanni Anselmo, John Armleder, Ugo Carrega, Sandro Chia, Jago, Jan Jedlička, Luigi Mainolfi, Jonathan Monk, Nika Neelova, Giulio Paolini, Tancredi Parmeggiani, Giuseppe Penone, Lamberto Pignotti, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Franco Politano, Anselm Reyle, Mimmo Rotella, Mauro Staccioli, David Tremlett, Peter Wuetrich, Gilberto Zorio, Song YonGping e Zhang Zhaohong.

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In un continuum di interazioni iconografiche, nel palazzo possiamo ammirare un’ulteriore rassegna dedicata alla figura di Frida Kahlo, immersa in un discorso visivo che esplora il mito della sua vita attraverso l’obiettivo di grandi fotografi dell’epoca. L’aura leggendaria di Kahlo viene qui ritratta e reinterpretata anche da artisti contemporanei come Marco Lodola e Xu De Qi, che instaurano un dialogo creativo con la forza espressiva della pittrice messicana, intrecciando trame visive che ne perpetuano il simbolismo.

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