Intelligenza artificiale e umanità: riflessioni etiche e sfide della trasformazione digitale globale
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Intelligenza artificiale e umanità: riflessioni etiche e sfide della trasformazione digitale globale

"Intelligenza artificiale e sapienza del cuore" di Vincenzo Corrado e Stefano Pasta analizza le sfide etiche, sociali e culturali poste dall'innovazione digitale e dall'intelligenza artificiale.

Intelligenza artificiale e umanità: riflessioni etiche e sfide della trasformazione digitale globale
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16 Novembre 2024 - 00.13


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di Antonio Salvati

Difficile star dietro alle novità apportate dal mondo digita­le e alle sfide che questo pone alla coscienza e alla libertà. L’evoluzione del computer ha influenzato profon­damente tutte le tecnologie della comunicazione, fa­cendone proprie, nello stesso tempo, tutte le poten­zialità.

Negli anni ottanta pensammo che il computer fosse uno strumento riservato alle grandi organizzazioni e amministrazioni, alla ricerca scientifica e ai comandi militari. Con l’ingresso dei microprocessori, a partire dagli anni Settanta, il costante sviluppo di software facili da usare e, negli anni Novanta, la rapida espansione della Rete lo han­no invece trasformato in una macchina di larga diffusione, come un qualsiasi altro elettrodomestico. Si diffonde una nuova forma di comunicazione: il digitale. In informatica ed elettronica, per digitale si intende tutte le informazioni che vengono rappresenta­te con numeri o che si opera su queste manipolando numeri (il termine deriva dall’inglese digit, che significa cifra).

Un determinato insieme di informazioni viene rappresentato in forma digitale, cioè come sequenza di numeri presi da un insieme di valori discreti, ovvero appartenenti a uno stesso insieme ben definito e cir­coscritto. Attualmente digitale può essere considerato come sinonimo di numerico, e si contrappone invece alla forma di rappresentazione dell’informazione detta ana­logica. Ciò che è digitale è contrapposto a ciò che invece è analogico, cioè non numerabile. L’innovazione tecnologica sta aumentando enormemente il ruolo dell’intelligenza artificiale nella società, nelle economie, nei sistemi di governo, nella cultura, nelle guerre. La trasformazione di cui oggi tutti noi avvertiamo fortemente la pervasività e la potenza trasformatrice non ha ancora del tutto svelato la propria portata. Nello stesso tempo, questo sviluppo aumenta in ciascuno di noi una forte incertezza, chiedendoci se saremo capaci di reggerla, reagendo creativamente e sapendo aprirsi a una trasformazione digitale in continua evoluzione.

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Papa Francesco non sfugge alle domande della contemporaneità tecnologica, dettata in modo particolare dai sistemi di intelligenze artificiali, come si evince dal suo Messaggio per la 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana, 2024. Papa Francesco avverte che «solo insieme cresce la capacità di discernere, di vigilare, di vedere le cose a partire dal loro compimento».

Pertanto l’avverbio “insieme” riassume lo stile con cui affrontare le sfide attuali, nella consapevolezza che la costruzione di un mondo solidale e fraterno, in cui nessuno si senta escluso o discriminato, non è appannaggio di qualche élite o di una specifica istituzione ma chiama in causa tutti. C’è bisogno di alleanze tra le generazioni, tra la politica, la scuola, le famiglie. Con tutti coloro che hanno a cuore il futuro della società, partendo sempre dal cuore. «La dignità intrinseca di ogni persona e la fraternità che ci lega come membri dell’unica famiglia umana devono stare alla base dello sviluppo di nuove tecnologie e servire come criteri indiscutibili per valutarle prima del loro impiego, in modo che il progresso digitale possa avvenire nel rispetto della giustizia e contribuire alla causa della pace».

Sulla riflessione tracciata dal Papa si articolano i contributi contenuti in un volume utile, curato da  Vincenzo Corrado e Stefano Pasta, Intelligenza artificiale e sapienza del cuore (Scholé 2024 pp. 256, € 20,00) che commentano il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali da diverse angolazioni: da quello etico a quello filosofico, fino a quello educativo e giuridico, senza dimenticare le implicazioni negli ambiti della scuola, del giornalismo, dell’arte e del cinema o l’impatto concreto sull’opinione pubblica e sulle relazioni intergenerazionali.

Nell’equilibrio tra inquietudine e pazienza – avvertono Corrado e Pasta – si dovrebbe vivere anche la contemporaneità tecnologica, dettata in modo particolare dai sistemi di intelligenze artificiali. «Il condizionale è d’obbligo sia per l’incunearsi della paura paralizzante che blocca davanti alle nuove conquiste sia, al contrario, per quell’entusiasmo irrazionale che fa perdere di vista l’orizzonte. La virtù sta nel mezzo, recita una sentenza della scolastica medievale». Per questo il poeta Rainer Maria Rilke circa un secolo fa invitava a vivere «ora le domande»: attesa e, allo stesso tempo, urgenza di assumere la giusta postura davanti a un movimento continuo. È il filo rosso che porta agli «interrogativi per l’oggi e il domani» con cui papa Francesco chiude il Messaggio per la 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali:

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«Come tutelare la professionalità e la dignità dei lavoratori nel campo della comunicazione e dell’informazione, insieme a quella degli utenti in tutto il mondo? Come garantire l’interoperabilità delle piattaforme? Come far sì che le aziende che sviluppano piattaforme digitali si assumano le proprie responsabilità rispetto a ciò che diffondono e da cui traggono profitto, analogamente a quanto avviene per gli editori dei media tradizionali? Come rendere più trasparenti i criteri alla base de- gli algoritmi di indicizzazione e de-indicizzazione e dei motori di ricerca, capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture? Come garantire la trasparenza dei processi informativi? Come rendere evidente la paternità degli scritti e tracciabili le fonti, impedendo il paravento dell’anonimato? Come rendere manifesto se un’immagine o un video ritraggono un evento o lo simulano? Come evitare che le fonti si riducano a una sola, a un pensiero unico elaborato algoritmicamente? E come invece promuovere un ambiente adatto a preservare il pluralismo e a rappresentare la complessità della realtà? Come possiamo rendere sostenibile questo strumento potente, costoso ed estremamente energivoro? Come possiamo renderlo accessibile anche ai paesi in via di sviluppo?»

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Nel volume Paolo Benanti afferma che non è facile ripercorrere le novità del mondo digita­le e le sfide che questo pone alla coscienza e alla libertà. La trasformazione di cui oggi tutti noi, in ispecie dopo la pandemia, percepiamo la pervasività e la potenza tra­sformatrice non ha ancora del tutto svelato la propria portata. Per poter però chiarire la magnitudine di que­sti processi il libro propone un itinerario articolato, cercando di capire cosa è successo, per poi cercare di capire le carat­teristiche principali della Digital Age. Si cerca di delineare po­tenzialità e limiti di queste trasformazioni. Per poi comprendere quali rimedi perseguire per rendere il sistema più sostenibile.

Le tecnologie digitali, la piattaformizzazione e la datificazione hanno spostato l’asse del potere sociale dalle élite istituzionalmente organizzate alle maggioranze tecnologicamente organizzate. L’IA, gli algoritmi che ci hanno rubato il segreto della conoscenza e le macchine che sono diventate intelligenti senza pensare in modo umano vanno collocati in uno sfondo sociale e comunicativo in cui, da tre decenni, l’ecosistema informativo e il digitale ci mettono di fronte a processi di disintermediazione delle istituzioni tradizionali e reintermediazione, o rimediazione, attraverso nuove istituzioni sociali. Per Papa Francesco l’inquietudine è la molla per l’azione: «tentare di aver care le domande stesse come stanze serrate e libri scritti in una lingua molto straniera». Dal cuore l’input per il movimento, nel cuore il ritorno per il compimento: «aver pazienza verso quanto non è ancora risolto nel vostro cuore». Non ci deve essere fretta, ma comprensione e conoscenza. La prima risposta sta proprio nel non voler eludere le grandi questioni di questo tempo.

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