di Alessia de Antoniis
Replica all’Ambra Jovinelli di Roma fino al 24 novembre Venere Nemica, drammaturgia di Drusilla Foer e Giancarlo Marinelli e regia di Dimitri Milopulos. In scena Drusilla Foer ed Elena Talenti.
In scena c’è Drusilla? Sì. Almeno in apparenza. O forse è quello che si aspetta il pubblico. Una domanda mi ha accompagnato durante lo spettacolo: si può recitare un testo non “alla Drusilla” vestendo i suoi panni ma provando a fare altro?
Con Venere Nemica, Drusilla Foer e Gianluca Marinelli riscrivono la favola di Apuleio Amore e Psiche. Un materiale con notevoli potenzialità: Venere, dea e come tale immortale, vive lontano dall’Olimpo e dai suoi odiati parenti. Dopo aver girovagato per secoli, abita a Parigi, la città della moda, fra i mortali, ed è suocera di Psiche (una bravissima Elena Talenti, anche nei panni della cameriera di Venere). Un testo che avrebbe potuto essere tagliente, ironico, dissacrante, brillante. Dove la meravigliosa luce di Drusilla brilla quando parla delle Sirene isteriche e dispettose, il cui unico impegno è cantare; con i tritoni così noiosi che speri solo diventino sushi, ragazzoni che dalla vita in giù sono delle acciughe; o quando critica un Olimpo così bianco che desideri uno sgabello Ikea verde mela; e ancora quando racconta di dèi “tediati da riti e preghiere per cose che vi potevate benissimo fare da soli”; dèi dimenticati come un vecchio tailleur di Armani. Quella che ami è la Venere che si è fatta tutti tranne Batman e Robin.
E non sarebbe stato necessario farne un musical o un recital, ché la stessa Drusilla, alla fine, ammette con grande autoironia che può essere faticoso: la sua verve avrebbe comunque dominato il palcoscenico. Invece è come vedere la Rita Hayworth di Gilda o la Marilyn de Gli uomini preferiscono le bionde nel ruolo della tata di Tutti insieme appassionatamente. E senza cambiarsi d’abito…
Drusilla Foer torna Drusilla quando rientra in scena dopo lo spettacolo accolta dagli applausi del pubblico: quando ringrazia uno ad uno i suoi collaboratori. In quel momento torna scintillante, sfavillante, tagliente, seducente; dotata di acuta ironia e di una simpatia travolgente. Smette di essere la tata di Tutti insieme appassionatamente e torna la diva che tutti amiamo.
Una domanda resta per me senza risposta: perché Drusilla firma un testo il cui titolo potrebbe essere “Venere Nemica… di Drusilla”? Il fascino di Drusilla risiede in quell’alchimia di contestazione, raffinatezza, rifiuto della mentalità piccolo borghese ed eleganza d’altri tempi. Caratteristiche che qui mancano. Nei panni di Venere è una figura priva di quelle contrapposizioni che la rendono unica. Non riesce a essere leggera. E, nonostante la bravura, soprattutto canora, di Elena Talenti, Drusilla si ritrova, più che come Venere, come Calipso: sola sul palco Drusilla come Calipso a Ogigia.
Un particolare sulla scenografia: a meno che non vogliamo vederci lo spirito indomito della divina Drusilla deformato nelle vesti, che non le appartengono, di comune mortale, non si comprende la necessità dell’utilizzo di specchi deformanti.