Gli aiuti di Stato all’Alcoa non sono bastati. Gli aiuti pagati attraverso le nostre tasche per ridurre il costo dell’energia sono un optional, poca cosa, rispetto a un disavanzo di bilancio importante. Così addio, neppure “arrivederci e grazie”. L’azienda americana chiude e se ne va. Il gigante dell’alluminio con i piedi d’argilla ha annunciato la fine delle attività degli stabilimenti in Tennessee e in Texas, poi ha precisato che per ridurre del 12% la sua capacità produttive dovrà abbassare le saracinesche delle tre fonderie presenti in Europa. Per la Spagna si tratta di uno stop temporaneo, per l’Italia invece è la fine. E l’Alcoa in Italia è la Sardegna, Portovesme per la precisione. E’ una storia drammatica, quasi all’epilogio, e che va avanti da tempo.
All’epoca, quando esplose la crisi, il ministro di riferimento era Scajola. Disse agli operai, un migliaio, disse ai sindacati, al governo regionale sardo (sempre molto in ritardo, molto miope, molte chiacchiere e distintivo) che si sarebbero ridotte le tariffe dell’energia. Erano pannicelli caldi ma avrebbero potuto produrre effetti e risultati. Dilatare i tempi, ad esempio, per tentare di trovare nuovi partner, altri interessamenti. Poi Scajola si trovò a fare i conti con un appartamento vista Colosseo comprato da chissà chi, e la vertenza andò in vacca. I lavoratori tennero duro. Scesero a Roma, presero manganellate e accesero falò davanti a Montecitorio. C’è che in questa vertenza drammatica, perfetta e tragica cesura tra inclusi e dimenticati, non rischia solo una fabbrica, Non solo un migliaio di lavoratori e il loro doppio tra indotto immediato e quello conseguente (senza dire del disastro Eurallumina), ma un’intera comunità. Carbonia, al centro del Sulcis-Iglesiente, è già una cittadina fantasma. Migliaia di partite Iva chiuse in tre anni, negozi falciati, il corso che è un deserto dei Tartari tra vendesi e affittasi. Nella provincia più povera d’Italia le opzioni ora sono ridotte a zero.
Ieri sera il programma di Santoro ha dato voce a tanta disperazione. Un operaio ha mandato al diavolo l’ex ministro Castelli che stizzito ha abbandonato il programma. Un “vaffa” già adottato dalla Rete. Eppure in meno di un minuto quell’operaio ha in qualche modo espresso, in una sintesi drammatica e mirabile, il problema di un Paese: “Perché tu – ha detto a Castelli – e la classe dirigente negli ultimi trent’anni avete commesso il reato più grave. Avete rotto il patto tra generazioni. E mi avete messo a me, 50 anni, tre anni in cassaintegrazione, contro i miei figli disoccupati”.
Ecco, rotto il patto tra generazioni, ora a chi toccherà raccogliere i cocci?