In difesa del concerto del 1 maggio
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In difesa del concerto del 1 maggio

Molti hanno scritto che sarebbe stato meglio non fare il Concertone. Ma a cosa sarebbe servito? Disoccupati, esodati, suicidi non sarebbero spariti. [Marco Fiorletta]

In difesa del concerto del 1 maggio
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2 Maggio 2012 - 12.13


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di Marco Fiorletta

Ad essere sincero il Concertone non è che mi abbia entusiasmato, in alcuni punti mi ha anche annoiato. Pannofino e Virginia Raffaele mi sono sembrati un po’ fuori posto e senza la necessaria verve per condurre un evento del genere. Andrebbero rivisti una seconda volta. Ma fare il critico musicale non è il mio mestiere e quindi non vado oltre. A dire il vero non saprei dire qual è il mio mestiere non avendone più nessuno, ma questa è un’altra storia.

Mi ha colpito leggere in diverse occasioni che forse quest’anno il Concertone sarebbe stato meglio non farlo. I sostenitori di questa idea hanno messo in campo diverse argomentazioni, più o meno valide, ma tutte miranti alla critica più o meno feroce. Dissento fortemente da questa idea che avrebbe rappresentato l’ennesimo arretramento, anche se per un evento, per molti, minore o inutile. Ci stanno massacrando, ci bombardano tutti giorni di minacce, avvertimenti e ricatti. Ogni notizia, già di suo ansiogena, viene caricata di pathos al punto che non si vedono vie d’uscita. E poi ci sono le notizie certe, i suicidi, le fabbriche che chiudono, i giovani che non trovano lavoro, quelli che non studiano e non lavorano e nemmeno lo cercano, le donne che pagano più e più volte la crisi, i pensionati che tra poco non mangeranno nemmeno più il classico pane e latte, e tutto il corollario di liete novelle che ogni giorno si arricchiscono di nuovi casi.

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Eppure qualcuno avrebbe voluto che il Concertone non si facesse e si privassero i giovani, e anche i meno giovani, di un’occasione di incontro, di socializzazione e di buona musica. A chi avrebbe giovato questa scelta? Che utili avrebbe portato alla causa del lavoro? I morti sul lavoro sarebbero tornati in vita? Il rumeno Vasile non sarebbe caduto dall’impalcatura proprio ieri primo maggio? Gli esodati sarebbero scomparsi se fosse scomparso il raduno di Piazza San Giovanni? Sarebbero miracolosamente aumentati i posti di lavoro? Non è forse stato meglio che tutti i temi in questione siano stati ricordati dal quel palco a una platea di giovani di cui molti, probabilmente, di certi problemi non si interessano?

O non sarebbero stati contenti quelli che in tutti i modi tentano da anni di toglierlo dal panorama, di lotta e musicale, italiano? La furia distruttrice che ormai pervade tutti, da destra a sinistra, sta portando a gettare l’acqua sporca, il bambino, il sapone, la spugna, l’asciugamano e anche il pettine. Diamoci una calmata e riportiamo in auge il “Non siamo tutti uguali”. E ci pensi ognuno di noi a essere diseguale dalla maggioranza. Io non sarò mai uguale ad Alemanno o Cicchitto o Bossi o Veltroni o chi volete voi, spesso non sono uguale al me stesso del giorno prima. Non mi accodo ai distruttori senza se e senza ma. E nemmeno mi chiuderò dentro casa in attesa che il mondo mi caschi addosso perché qualcuno ha detto che sarà così. Non attendo la fine del mondo, se possibile combatto con tutti i mezzi, anche con la musica, per rimandarla.

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