In qualche modo è un colpo di scena, perché si pensava che dopo la visita della Troika – Bce, Ue, Fmi – delle settimane scorse ci fossero dei margini affinché gli Stati europei dessero il loro assenso. Anche se che la Grecia non fosse riuscita a stare dentro i patti lo si sapeva. Anche perché il ministro delle Finanze tedesco Schauble lo ripete quasi ogni giorno da un mese.
Le trattative si sono “incagliate” sulla questione della proroga di due anni. Quando la troika si recò ad Atene, Samaras era stato chiaro: “Noi non ce la facciamo”, aveva detto. E aveva chiarito che era necessaria una proroga di due anni. Lì scattò il giallo: perché Samaras sosteneva di averla ottenuta, la troika però non rilasciava dichiarazioni ufficiali. Il fatto era che la troika era spaccata al suo interno: d’accordo per una proroga le istituzioni europee, contrario l’Fmi.
Juncker il capo dell’Eurogruppo, dopo varie ore di riunione in cui non si riusciva a venire a capo della questione – continuare a prestare soldi alla Grecia oppure no – ha deciso di riconvocare il gruppo lunedì prossimo “per permettere un ulteriore lavoro tecnico su alcuni elementi di questo pacchetto”.
Il punto chiave, ha spiegato Juncker al termine dei lavori, resta quello della sostenibilità del debito pubblico greco, che secondo le previsioni di Bruxelles supererà il 190% del Pil nel 2014. Nel concedere il secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi, i partner internazionali (oltre agli Stati dell’Eurozona, anche il Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea) avevano fissato l’obiettivo di un debito al 120% nel 2020, ma nelle ultime settimane l’Eurogruppo ha mostrato una disponibilità a concedere un rinvio di 2 anni mentre il Fondo monetario internazionale non intende concedere deroghe. L’argomento degli aiuti ad Atene, ha spiegato stanotte Juncker, non sarà trattato in occasione del vertice Ue sul quadro finanziario Ue per il 2014/2020 che si terrà a Bruxelles a partire da domani.
“I nostri partner e l’Fmi devono fare il possibile perché è in ballo non solo il futuro del nostro paese ma la stabilita’ dell’intera Eurozona”, ha detto Samars. Ma ancora più esplicativo della situazione, è stato il commento di Juncker a una giornalista greca, che all’uscita dalla disastrosa riunione gli ha chiesto: “E’ deluso?”. E lui: “Madame, io non mi faccio più illusioni sull’Europa”. Però poi ha aggiunto: “Un accordo è ancora possibile”.