Secondo un rapporto pubblicato Martedì da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), entro il 2020 la Russia produrrà 560.000 barili di petrolio al giorno in meno rispetto quanto fa oggi, per rispondere alle sanzioni occidentali ed all’abbassamento del presso del greggio. La IEA valuta che la Russia, uno dei maggiori esportatori di petrolio del mondo, oggi si trova “di fronte a una tempesta perfetta : i prezzi crollano, le sanzioni internazionali pesano ed il rublo si deprezza” , e probabilmente da tuto questo l’industria del petrolio emergerà come la maggiore perdente.
L’organizzazione con base a Parigi stima dunque che entro il 2020 la Russia produrrà solo 10,4 milioni di barili al giorno , con un calo da 10,9 milioni di barili al giorno rispeto all’anno scorso, il che percentualmente corrisponde all 4,8 per cento.
Il bilancio statale russo basa metà delle sue entrate sulle vendite di petrolio e di gas, e questo rende l’ economia particolarmente vulnerabile. Il rapporto contraddice una previsione IEA apparsa lo scorso anno che vedeva la produzione di petrolio della Russia in crescita di circa 200.000 barili al giorno entro il 2020, e questo è solo un piccolo esempio del tumulto che attualmente avvolge l’industria petrolifera. La sanzioni occidentali oltre il ruolo di Mosca in Ucraina hanno avuto un “effetto debilitante sulla capacità di produzione russa” in combinazione con i recenti dip bassi prezzi del petrolio venduto a meno di 60 dollari al barile, continua il rapporto.
La crescita della produzione di petrolio da parte della Russia dipende dallo sviluppo di nuovi campi petroliferi difficili da raggiungere, in particolare nella regione artica, e le aziende petrolifere russe potrebbero essere costrette a congelare tali piani fino a quando il il prezzo del petrolio rimarrà basso. La combinazione con le sanzioni occidentali sul finanziamento a lungo termine delle imprese petrolifere ed il blocco della tecnologia di esplorazione rende questo tipo di operazioni irrealizzabile.
Le società russe dovranno anche concentrarsi su una considerevole restituzione del debito alle imprese occidentali, che, dato il deprezzamento del rublo del 50 per cento rispertto al dollaro USA dalla scorsa estate, hanno già costretto alcune di esse a chiedere aiuti governativi. Le riserve di liquidità inferiori costringeranno le compagnie petrolifere a lesinare le estrazioni dai campi esistenti, riducendo ulteriormente i volumi di produzione.
Il rapporto cita anche problemi normativi e strutturali come fattori che pesano sulla produzione di petrolio russa . L’acquisizione da parte del governo della società petrolifera privata “Bashneft “, avvenuta loscorso anno, ricorda l’appropriazione da parte dello Stato della più grande compagnia petrolifera nazionale, la “Yukos “, avvenuta nel 2000, e secondo il rapporto scoraggerà ulteriori investimenti privati..
Fonte: Agenzie