Istat: la povertà smette di crescere
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Istat: la povertà smette di crescere

Le persone in povertà assoluta in Italia sono passate da 4,42 milioni a 4,1, 318 mila in meno. Migliora la situazione delle coppie con figli

Istat: la povertà smette di crescere
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15 Luglio 2015 - 16.54


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Povertà assoluta stabile nel 2014 rispetto all’anno precedente: sono 1 milione e 470 mila famiglie (5,7 per cento di quelle residenti) in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone (6,8 per cento della popolazione residente). Lo rileva l’Istat nel rapporto ”La povertà in Italia” nel 2014 presentato oggi. Un report che introduce “modifiche sostanziali” nella rilevazione della povertà, spiega l’Istat, con dati che provengono dall’indagine sulle spese delle famiglie e non più da quella sui consumi. Dati da usare con cautela, specifica l’Istat, e non solo nel confronto con le stime degli anni precedenti (ricalcolate nel nuovo report): se i numeri della povertà assoluta sembrano diminuire tra il 2013 e il 2014, bisogna tener conto degli errori statistici. Stando al report, infatti, le persone in povertà assoluta in Italia sono passate da 4,42 milioni a 4,1 (318 mila persone in meno), mentre le famiglie in povertà assoluta sono diminuite di 144 mila unità (da 1,61 milioni a 1,47). Tuttavia, spiega l’Istat, “considerando l’errore campionario, il calo rispetto al 2013 del numero di famiglie e di individui in condizioni di povertà assoluta (pari al 6,3 e al 7,3 per cento rispettivamente), non è statisticamente significativo (ovvero non può essere considerato diverso da zero)”. Il dato positivo da registrare, quindi, è quello che dopo due anni di aumento l’incidenza della povertà assoluta si mantiene stabile su tutto il territorio italiano.

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Migliora la situazione delle coppie con figli. Andando nel dettaglio, secondo l’Istat migliora la situazione delle coppie con figli (tra quelle che ne hanno due l’incidenza di povertà assoluta passa dall’8,6 al 5,9 per cento), e delle famiglie con a capo una persona tra i 45 e i 54 anni (dal 7,4 al 6 per cento). La povertà assoluta diminuisce anche tra le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (dal 23,7 al 16,2 per cento), a seguito del fatto che più spesso, rispetto al 2013, queste famiglie hanno al proprio interno occupati o ritirati dal lavoro. L’incidenza di povertà assoluta, inoltre, scende all’aumentare del titolo di studio: “se la persona di riferimento è almeno diplomata – spiega l’Istat -, l’incidenza (3,2 per cento) è quasi un terzo di quella rilevata per chi ha la licenza elementare (8,4 per cento)”. Inoltre, la povertà assoluta riguarda in misura marginale le famiglie con a capo imprenditori, liberi professionisti o dirigenti, spiega il rapporto: tra queste figure l’incidenza è inferiore al 2 per cento. Ben al di sotto della media tra le famiglie di ritirati dal lavoro (4,4 per cento), sale al 9,7 per cento tra le famiglie di operai per raggiungere il valore massimo tra quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (16,2 per cento).

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Famiglie con stranieri più colpite. Povertà diffusa maggiormente tra le famiglie con stranieri rispetto a quelle famiglie composte solamente da italiani. Secondo i dati diffusi oggi si passa dal 4,3 per cento tra quelle con soli italiani (in leggero miglioramento rispetto al 5,1 per cento del 2013) al 12,9 per cento per le famiglie miste fino al 23,4 per cento per quelle composte da soli stranieri. “Al Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di stranieri è di oltre 6 volte superiore a quella delle famiglie di soli italiani – spiega il report -, nel Mezzogiorno è circa tripla”. Nonostante secondo il rapporto la povertà assoluta sia stabile su tutto il territorio italiano, rimane quasi doppia nei piccoli comuni del Mezzogiorno rispetto a quella rilevata nelle aree metropolitane della stessa ripartizione, nonostante il calo dal 12,1 al 9,2 per cento. Al contrario, al Nord la povertà assoluta è più elevata nelle aree metropolitane (7,4 per cento) rispetto ai restanti comuni (3,2 per cento tra i grandi, 3,9 per cento tra i piccoli).

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Stabile anche la povertà relativa. Secondo l’Istat, nel 2014 coinvolte il 10,3 per cento delle famiglie e il 12,9 per cento delle persone residenti, per un totale di 2 milioni 654 mila famiglie e 7 milioni 815 mila persone.
“Anche per la povertà relativa si conferma la stabilità – spiega il report -, rispetto all’anno precedente, rilevata per la povertà assoluta nelle ripartizioni geografiche e il miglioramento della condizione delle famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (l’incidenza della povertà relativa passa dal 32,3 per cento al 23,9) o residenti nei piccoli comuni del Mezzogiorno (dal 25,8 al 23,7 per cento); in quest’ultimo caso il miglioramento si contrappone al leggero peggioramento registrato nei grandi comuni rispetto all’anno precedente (dal 16,3 al 19,8 per cento)”.

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