Iran, accordo storico (e storico caos)
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Iran, accordo storico (e storico caos)

La fine delle sanzioni all’Iran scaricherà su mercato (non prima di 5 anni) grandi quantità di gas e di greggio, e in Medio Oriente tensione alle stelle

Iran, accordo storico (e storico caos)
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20 Luglio 2015 - 21.05


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di Marina Ragus

Dopo 18 giorni di colloqui maratona in Austria capitali, le potenze mondiali hanno raggiunto un a ccordo ‘storico’ con l’Iran, e dopo molti timori sull’Iran ed il rischio che produca armi per diventare una potenza nucleare, adesso rappresenta quasi un terremoto nel Golfo. Israele e Arabia Saudita, forti oppositori dell’ accordo sul nucleare iraniano, sicuramente faranno di tutto per farlo strappare, dato che non nutrono alcuna fiducia nella volontà iraniana di abbandonare l’idea di produrre la bomba.

“Qualsiasi percorso in direzione di un’arma nucleare è escluso – ha detto il presidente Usa, Barack Obama – questo accordo offre l’opportunità di muoversi in una nuova direzione, e noi la dovremo cogliere “, dopodiché la ripetuto ancora una volta che l’accordo “non è costruito sulla fiducia ma sulla verifica. Vladimir Putin, presidente della Russia, ha aggiunto che questo è “un sospiro di sollievo globale “, ma Israele ha critica l’accordo come un” errore storico per il mondo’. Chi ha ragione, dunque: gli oppositori o le potenze mondiali che hanno negoziato l’affare?

Nessuno lo sa per certo. Numerosi esperti hanno fatto osservazioni sul futuro e le conseguenze dell’affare, ma nessuno può prevedere seriamente conseguenze che verranno da sole come gli tsunami. E se si tiene conto del nervosismo che nasce dalla trattativa e pervade la regione, quel che potrebbe accadere non è ancora del tutto chiaro. I cosiddetti “P 5 più uno” (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Germania e Francia) speravano di impedire che l’Iran si dotasse armi nucleari, o meglio che potesse farlo in maniera clandestina. Hanno cercato, come “The Economist” ha scritto all’inizio di quest’anno, di imporre severi limiti sul programma di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran, la riprogettazione di un reattore ad acqua pesante per produzione di plutonio in costruzione imponendo infine un regime di ispezioni altamente intrusivo per evitare imbrogli.

Il loro scopo è stato quello di estendere la “capacità di breakout” dell’Iran – criterio fondamentale del tempo necessario per produrre abbastanza materiale fissile per un’arma – che nelle stime correnti va da un paio di mesi ad almeno un anno, e di mantenere questo regime di controlli per un decennio o più. In cambio, l’Iran otterrà che le sanzioni economiche imposte da UE e Stati Uniti siano revocate; che i miliardi di dollari di beni iraniani congelati siano liberati; che le sanzioni contro la banca centrale, la National Iranian Oil Company, le compagnie di navigazione, la Iran Air e molte altre istituzioni e persone saranno pure abolite.

In sostanza, Teheran ha accettato di frenare il programma nucleare in cambio di un vasto sollievo dalle sanzioni, ma questo e potrebbe rendere ancora più precari gli equilibri regionali del potere, cosa che potebbe ritorcersi non soltanto sull’accordo ma anche sulla più ampia geopolitica della regione.

L’Iran, essendo Paese sciita, è alleato di Bashar el Assad e della Siria, così come potente sostenitore di forze sparse in tutta la regione, il che non significa solo gli “Hezbollah” libanesi, ma anche le milizie sciite pesantemente armate e ben addestrate che combattono nel vicino Iraq. Sull’altro lato del campo minato, ossia sullo sponde del Golfo, ci sono Stati sunniti, forti alleati degli Stati Uniti, che hanno usato l’artiglieria pesante – finora verbale – per fare una campagna contro il “reset” delle relazioni Usa-Iran . L’Arabia Saudita ha sollecitato i Paesi del Golfo a contrastare l’accordo-

“Qualsiasi intesa nucleare con l’Iran spingerà i sauditi in una situazione difficile, dato anche che singoli Stati , come il Qatar e l’Oman,risponderanno alla graduale normalizzazione delle relazioni con Teheran ed espanderanno i propri legami economici e commerciali con Teheran. I sauditi avranno probabilmente più difficoltà a raccogliere i vicini attorno a una posizione comune sull’Iran ,e come risultato potrebbero in dovere di perseguire politiche più unilaterali – prevede Gary Sick, di “Middle East Eye “- ma detto questo, l’aspetto pragmatico della politica estera saudita farà in modo che il divario politico con gli Stati Uniti non si ampli troppo , e intanto aspetterà che termini l’amministrazione Obama ,nella speranza che una nuova amministrazione presidenziale avrà un approccio diverso”.

In altri Stati, come Israele, si ritiene che la più importante battaglia di Benjamin Netanyahusi svolgerà a Washington DC, non a Tel Aviv. Per la Siria, a sua volta sotto pressione da anni a causa del sostegno dell’Iran, questo accordo rappresenta una vittoria. Anche la Turchia, grande vicino ovest dell’Iran ha tradizionalmente rapporti di cooperazione con Teheran, ma adesso considera anche l’Iran come grande occasione per risolvere i problemi energetici e diventare una sorta di gigantesco “hub”.

L’Egitto, sostenuto dai sauditi, così come il Bahrain, sposerano “linee singole” come l’Arabia Saudita. Per così dire, la geopolitica del Medio Oriente sta cambiando davanti ai nostri occhi con una prospettiva futura ancora poco chiara, in particolare, se all’ energia viene assegnato il ruolo principale. Secondo” Bloomberg”, reintrodurre il petrolio iraniano sul mercato dopo che saranno state abolite le sanzioni contro l’Iran, avrà un altro effetto importante: questo fatto potrebbe spingere i prezzi del petrolio ancora verso il basso, fino a toccare i 15 dollari al barile l’anno prossimo, con un forte impatto sui produttori e gli esportatori di petrolio. altamente. Addirittura, questo fatto ha spinto gli analisti ad affinare le loro penne e iniziare i calcoli.

Un’interpretazione interessante è venuta da alcuni istituti di Washington e può darci alcune risposte su domande come: è proprio vero che l’Iran avrebbe potuto presto produrre la bomba? Ricordiamoci che l’invasione dell’Iraq avvenne proprio sul falso presupposto che Baghdad stesse lavorando alla produzione di ADM (armi di distruzione di massa). In secondo luogo, perché un accordo proprio adesso, in un periodo di turbolenze nel Medio Oriente, e dopo 12 anni di inutili tentativi di negoziato? Soprattutto, a causa del fatto che questa operazione potrebbe innescare alcuni gravi conseguenze nella regione tra sciiti e stati vicini, la nuova “Guerra Fredda” potrebbe presto trasformarsi in una versione più morbida dell’impatto dell’affare iraniano.

A metà del 2012, ricorda il “Washington Institute”, sono state imposte sanzioni contro le esportazioni iraniane di petrolio facendole precipitare da 2,5 milioni di barili al giorno a circa 1,4 milioni, ed anche se le sanzioni venissero revocate oggi, all’Iran potrebbe essere necessario un anno intero per riportare la sua produzione ai livelli pre-sanzioni. Inoltre, date le attuali condizioni di mercato, soltanto limitati investimenti internazionali saranno probabilmente disponibili per aiutare a riavviare la produzione. Per prima cosa, l’Iran non offre condizioni particolarmente interessanti agli investitori, e ai prezzi del petrolio oggi si stanno riducendo ovunque. Tali realtà gettano forti dubbi sulla recente affermazione del ministro del petrolio iraniano,[Bijan Zanganeh, in base alle quali se le sanzioni fossero alla fine, “l’Iran raddoppierebbe sue esportazioni di petrolio entro due mesi.”

Il solo annuncio di un accordo con l’Iran che rimuoverà le sanzioni internazionali, accelera comunque la costante tendenza mondiale al calo del prezzo del petrolio. Dopo questa mossa, le quotazioni potrebbero modificarsi già a partire da martedì prossimo, prima ancora che la crescita delle forniture fisiche di greggio iraniano raggiungano il mercato. E poi i maggiori affussi che gradualmente tornerebbero aiuterebbero a mantenere i prezzi del petrolio bassi , forse persino depressi. Come risposta alle sanzioni, Teheran aveva già offerto sconti ad acquirenti regolari come Cina, India, Giappone, Corea del Sud e Turchia. La fine delle sanzioni molto probabilmente significa adesso tali consumatori pagheranno un prezzo più in linea con le quotazioni a livello mondiale.

Il secondo fatto che questo Istituto sta prendendo in considerazione è che l’Iran potrebbe sostituire la Russia come principale fornitore di gas naturale all’ Europa: da quando lo scorso anno è scoppiata la crisi russo-ucraina , Teheran ha cercato di posizionarsi come una valida alternativa a Mosca. Il presidente iraniano Hassan Rouhani anche mercoledì ha dichiarato che “l’Iran può essere un centro di energia sicura per l’Europa”, ed il vice ministro del petrolio , Ali Majed, si è vantato sui media ufficiali per il fatto che “il gas naturale iraniano è l’unico concorrente alla Russia per quel che riguarda l’Europa”, aggiungendo che i Paesi europei potrebbero importare gas iraniano attraverso tre percorsi distinti: Turchia, Iraq, o un oleodotto che attraversi Armenia e Georgia per poi passare sotto il Mar Nero.

E questo è il motivo di solidi argomenti che hanno dato un angolo diverso all’accordo sul nucleare iraniano: geopolitica del petrolio e del gas. L’idea di Iran come un futuro fornitore di gas alternativa per l’Europa è stata riconosciuta anche dai funzionari europei come parte della loro recente scelta di ridurre la dipendenza dalle importazioni russe Nell’ aprile scorso, il braccio per la politica estera dell’Unione europea -. la Direzione generale per le politiche esterne – ha pubblicato uno studio sulle opzioni di importazione di gas naturale nella UE alla luce della crisi Ucraina e ha concluso che “l’Iran è un’alternativa credibile alla Russia”.

Ma, per entrare in Europa, come il “Washington Institute” (WI) indica, l’Iran ha bisogno di più tempo per produrre abbastanza gas e per la costruzione delle infrastrutture necessarie, dopo tanti anni di sanzioni. L’Iran è un importante produttore di gas, generando 160 miliardi di metri cubi all’anno, un terzo a livello mondiale dietro gli Stati Uniti e la Russia. Le sue possiibili esportazioni equivalgono a circa il 35 per cento del consumo annuale di gas della UE.

In Turchia, fonti del settore energia hanno riferito che Ankara sta preparando la sua infrastruttura di gasdotti per consentire il transito di gas iraniano verso l’Europa una volta che le sanzioni verranno rimosse. tuttavia la produzione di gas naturale richiede investimenti molto più grandi della produzione di petrolio, e la conclusione di un contratto di fornitura ha generalmente bisogno di un certo numero di anni. Inoltre, i gasdotti di lunga distanza o per gas naturale liquefatto (GNL) costano miliardi di dollari, e con questi costi si possono recuperare solo in molti anni.

Simili investimenti non possono essere decisi con leggerezza e di conseguenza, dopo che le sanzioni verranno rimosse, ci vorranno probabilmente almeno cinque anni e forse molto di più fino a quando volumi significativi di gas iraniano raggiungeranno i mercati europei. L’ Europa deve anche competere con l’Asia per le esportazioni di gas dell’Iran, dal momento che le esportazioni di GNL nei lucrativi mercati asiatici possono essere più attraenti per Teheran di quelli europei. Anzi, se poi l’Iran cercherà di vendere GNL in Asia, le esportazioni degli Stati Uniti nella regione potrebbero trovarsi sfidate da un nuovo concorrente, ma anche questo scenario richiederebbe quasi un decennio.

Nel complesso, conclude “WI” la cooperazione tra Russia ed Iran continua dunque a poggiare su una base solida, anche se una volta che Teheran sarà stato liberato dalle sanzioni e dal conflitto con l’Occidente, molte questioni di competizione strategica tra Teheran e Mosca si riproporranno nei mercati del gas.

Questa osservazione può significare che dietro l’accordo nucleare sta una visione geopolitica dell’energia che punta a rimodellare le assieme le sfere di influenza in Medio Oriente e in Europa . Naturalmente, questa è solo una parte della prospettiva che deve alimentata dalla diplomazia energetica russa, come il fatto che all’inizio di aprile la Mosca ha firmato un decreto che pone fine al divieto auto-imposto sulla fornitura all’Iran del sistema antimissile “S-300”, cosa che aveva creato grande irritazione tra i due Paesi dopo l’annullamento del contratto da parte di Mosca nel 2010 sotto la pressione dell’Occidente. Inoltre, la Russia ha iniziato a fornire grano, attrezzature e materiali da costruzione all’Iran sotto forma di baratto.

Allora le agenzie si stampa riferirono le seguenti parole del vice ministro degli Esteri, Sergei Ryabkov: “Vorrei attirare la vostra attenzione sull’accordo riguardante il petrolio in cambio di merci, per le forniture di petrolio greggio iraniano stiamo offrendo alcuni prodotti, e questo scambio non è vietato o limitato in virtù del regime delle sanzioni in corso”. Naturalmente, ogni potenza mondiale fa le proprie mappe e calcola i propri interessi, così in un Medio Oriente diviso tra questione teologica musulmana e scontri sanguinosi. Fanno sia Est che Ovest.

Questo accordo, infine, provocherà cambiamenti nella regione nel male o nel bene: potrebbe riequilibrare i campi geomagnetici fra Arabia Saudita ed Iran bilanciando il potere, o potrebbe alimentare al contrario un pericoloso braccio di ferro sul nucleare. Se qualcuno pensasse che questo accordo significhi pace nella regione, allora il mondo è più folle di quanto si pensasse: semplicemente, nell’area adesso si ripropone un grande “game-changer”che gode dell’approvazione e di relazioni in via di ripristino con l’Occidente.
Da questo punto di vista,il Medio Oriente non sarà più lo stesso, le modifiche nel Golfo hanno sempre portato a terremoti sulla scena internazionale, ed è facile prevedere che questo accadrà anche adesso. La sola cosa poco chiara è la grandezza dei tremiti sismografici che seguiranno a questo gioco.

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