Inpgi: il cumulo gratuito dei contributi è legge. Storia di una vittoria
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Inpgi: il cumulo gratuito dei contributi è legge. Storia di una vittoria

Abolita l'estorsione di Stato introdotta dal ministro Sacconi e dal governo Berlusconi

Buona notizia per i giornalisti
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Claudio Visani Modifica articolo

8 Dicembre 2016 - 11.15


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Evviva! Doppio Evviva! Dopo quello della Camera è arrivato il sì del Senato. Il cumulo gratuito dei contributi previdenziali per i giornalisti iscritti all’Inpgi e per i professionisti delle altre Casse privatizzate, è legge. L’assemblea di Palazzo Madama ha approvato con la fiducia, senza modifiche, il testo della Legge di Stabilità già approvato a Monte Citorio che contiene anche la norma sul cumulo pensionistico.
Un cumulo dei contributi senza oneri che inizialmente era previsto soltanto per le gestioni previdenziali che fanno capo all’Inps, e che ora vale per tutti. L’allargamento della norma alle Casse autonome è merito, prima di tutto, dell’azione condotta con tenacia e intelligenza dall’onorevole Marialuisa Gnecchi (Pd) e dell’iniziativa di un gruppo trasversale di parlamentari che ha firmato e sostenuto il suo emendamento,tra i quali Giovanni Mottola (FI), Gian Luigi Gigli (Democrazia Solidale – Centro Democratico) e Rocco Palese (Gruppo misto – Conservatori e Riformisti).
Ma un po’ di merito ce l’abbiamo anche il sottoscritto e Daniela Binello, due semplici giornalisti, romagnol-bolognese io, romana lei, che ci siamo impegnati in una battaglia quasi solitaria (nella categoria e nel sindacato dei giornalisti) per tentare di cancellare la vergogna del ricongiungimento oneroso: quella sorta di “estorsione di Stato” introdotta dal ministro Sacconi e dal governo Berlusconi nel 2010 che da 6 anni costringe i professionisti e molti colleghi che hanno carriere previdenziali spezzettate a doversi pagare i contributi due volte, e a peso d’oro, per poter raggiungere la pensione.
Quando partimmo, il 1 marzo, con una conferenza stampa organizzata alla Camera
dei Deputati, non ci credeva nessuno: né la Fnsi e le due Associazioni stampa regionali che pure inizialmente aderirono all’iniziativa e parteciparono alla conferenza stampa (con il presidente nazionale Giuseppe Giulietti, il segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo, e Giovanni Rossi dell’Associazione stampa Emilia-Romagna) senza poi fare concretamente nulla per sostenerla; né, probabilmente, gli stessi parlamentari che eravamo riusciti a coinvolgere: le onorevoli Gnecchi e Sandra Zampa e il senatore Giorgio Pagliari (tutti e tre del Pd). Eppure ce l’abbiamo fatta. L’emendamento per
l’allargamento del cumulo alle Casse privatizzate è stato prima approvato dalla
Commissione Lavoro poi dalla Commissione Bilancio della Camera, e ora il Senato
ne ha sancito la trasformazione in legge.
Con la nuova normativa chi maturerà i requisiti contributivi e anagrafici per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi dal 2020 per i giornalisti, dopo la riforma lacrime e sangue dell’Inpgi) o di anzianità (40 anni di contributi e 62 di età dal 2020), potrà andare in quiescenza anche se nella sua vita lavorativa i contributi li ha versati in gestione diverse, comprese quelle separate (ad esempio in Inpgi 1 e Inpgi 2 per i giornalisti), senza più doverli riunire nella gestione principale come accade oggi con il meccanismo della
ricongiunzione onerosa. Significa, tanto per fare un esempio, che se un giornalista nel 2020 avrà 62 anni, 30 anni di contributi Inpgi1 e 10 di Inpgi2 (o di Inps, Enpals, Inpdap e altri) potrà andare in pensione senza dover pagare oneri, con l’assegno che verrà pagato pro-quota da ciascuna gestione.
Oggi invece, come è accaduto a me, per dover ricongiungere 10 anni di contributi Inpgi2 in Inpgi1 bisogna pagare cifre astronomiche, anche nell’ordine di diverse centinaia di migliaia di euro. L’unica alternativa, fino a oggi, era quella di aderire al meccanismo della totalizzazione dei contributi, che però calcola la pensione solo con il metodo contributivo, eroga perciò assegni molto più bassi e comincia a pagarli soltanto 21 mesi dopo la maturazione del requisito (finestra di uscita). Ora ce n’è una molto più
vantaggiosa: il cumulo gratuito, con calcolo retributivo della pensione per chi ne ha diritto e senza lunghe finestre d’uscita.
Si stima che la nuova legge possa interessare nei prossimi tre anni circa 35mila professionisti (giornalisti compresi) mentre dal 2020 potrebbero uscire tra le 13 e le 15mila persone l’anno. Il cumulo, peraltro, non sarà oneroso per le Casse privatizzate. La legge prevede infatti come copertura un “definanziamento” per 210 milioni nei primi tre anni di applicazione del fondo per gli interventi strutturali e del fondo per le
esigenze indifferibili; “definanziamento” che diverrà poi strutturale per 100 milioni a decorrere dal 2019.
Si tratta di una rilevante conquista di giustizia ed equità che interessa una platea complessiva di oltre 1,7 milioni di persone tra giornalisti, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, psicologi, chimici, geologi, biologi, medici, veterinari, infermieri, odontoiatri, agenti di commercio, agronomi, periti industriali, geometri, ragionieri, che con questa norma potranno raggiungere prima la pensione e senza oneri. Nella nostra categoria questa conquista rappresenta per molti colleghi un grande sospiro di sollievo. Nel mondo del giornalismo e dell’editoria le assunzioni a tempo indeterminato
(Inpgi1) sono ormai una rarità, mentre proliferano partite Iva, frelance e contratti di collaborazione (Inpgi2), quindi carriere previdenziali spezzettate. Con la riforma dell’Inpgi che entrerà in vigore dal 2017, solo un a piccolissima minoranza di colleghi poteva ancora sperare di andare in pensione con 40 anni di Inpgi1. Ora anche per i precari si riapre la prospettiva di poter avere un giorno una pensione decente, e non a 70 anni e più.

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