Processo decisionale, ecco quattro settori in cui è fondamentale
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Processo decisionale, ecco quattro settori in cui è fondamentale

Scelta di intraprendere un'azione, tra più alternative considerate, chiamate opzioni, da parte di un individuo o di un gruppo. Questa è la definizione più semplice e condivisa di decisione.

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globalist Modifica articolo

16 Marzo 2017 - 19.38


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Il processo che porta alla sua formazione viene chiamato processo decisionale. Ma in cosa consiste? Esso può essere suddiviso in una serie di fasi, più precisamente otto. Proviamo a elencarle: identificare il problema, definire gli obiettivi, raccogliere i dati pertinenti, identificare le alternative praticabili, selezionare il criterio per valutare l’alternativa migliore, costruire il modello (stabilire le relazioni tra l’obiettivo, le alternative, i dati raccolti, e il criterio di valutazione), stimare i risultati previsti di ciascuna alternativa e scegliere l’alternativa migliore con riferimento all’obiettivo dato. Ma in quali settori può essere applicato?

Il primo che viene in mente è il gioco d’azzardo, più precisamente il blackjack. Per vincere in questo gioco occorre fare 21 ogni volta. Quindi è importante e fondamentale adottare una serie di strategie.

La gestione aziendale necessità sicuramente di un processo decisionale. È attraverso quest’ultimo infatti che i responsabili delle aree funzionali possono determinare contenuti e modalità delle operazioni. È qui, detto in parole povere, che si decidono e stabiliscono i risultati. È qui che si individuano e si studiano i problemi. È qui che si cercano le soluzioni per risolvere le problematiche. Si devono però fare i conti con i processi decisionali di gruppo, che comportano una serie di rischi. Il pericolo maggiore è quello che non tutte le opinioni vengano ascoltate, creando così pregiudizi e l’impossibilità di valutare soluzioni alternative. E come si può non pensare alla politica e alla pubblica amministrazione? D’altronde, per essere efficaci ed efficienti, le P.A. devono esercitare un potere decisionale. Parliamo di un processo sì razionale, ma anche finemente e puramente politico. Perché, in fondo, cos’è governare se non decidere? Tutto diventa strettamente connesso e collegato. Non si può dimenticare che, tra l’altro, non si può non suddividere in fasi. Altrimenti il rischio è quello di un caos, di un disordine e di una disorganizzazione. E verrebbe meno un tassello fondamentale ed essenziale.

Sembra assurdo, ma questi meccanismi possono essere adottati anche nello sport più bello del mondo, ossia il calcio. Per esempio, un difensore che sta per effettuare un’azione di salvataggio, non avrà affatto tanto tempo per ragionare. Egli dovrà analizzare mentalmente solo alcune tra le tante soluzioni possibili e sarà costretto a decidere in maniera repentina qual è quella che ritiene la migliore. Il vedere e il sentire, l’intuito, un’accurata conoscenza dell’azione da compiere, la memoria puntuale del proprio vissuto motorio e la coscienza delle proprie capacità, veicoleranno il giocatore verso la scelta più appropriata, quella vincente. O, quantomeno, si spera. Anche questo è, a suo modo, un processo decisionale. E chissà quanti nella quotidianità mettono in atto un qualcosa del genere. Pur senza accorgersene.

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