ATF
Un’inchiesta – peraltro avviata da alcuni anni – sta scuotendo il Ministero dell’Economia, che, per anni, ha avuto all’interno dei suoi vertici una ”talpa” che vendeva il contenuto di riunioni e di provvedimenti in itinere ad una delle più importanti agenzie di consulenza di cui era stata dipendente. I protagonisti di questa vicenda, che ha dell’incredibile per le modalità, il profilo dei personaggi e le conseguenze, sono, secondo quanto ha accertato la magistratura milanese che indaga, il consigliere ministeriale Susanna Masi (accusata di rivelazione di segreto d’ufficio e di false attestazioni sulle qualità personali, addebito, quest’ultimo, per non avere dichiarato l’incompatibilità tra la sua funzione e l’accordo raggiunto con la sua ”controparete” privata); la Ernst & Young Italia ed il suo rappresentante Marco Ragusa, accusati di aver corrotto l’esperta ministeriale, entrata nel Ministero a fine del 2012 per restarci sino ad oggi con incarichi di sempre maggiore responsabilità ed importanza e, quindi, ”premiata’ con la nomina, nel giugno 2015, nel gruppo dei 5 consiglieri di amministrazione di Equitalia spa. Il tutto per un compenso complessivo di duecentoventimila euro.
Secondo i pm milanese, Susanna Masi avrebbe ”fornito a Ernst & Young notizie riservate possedute grazie al suo ruolo istituzionale di membro della segreteria tecnica» o «consigliere del ministro», dando così alla E&Y la possibilità di garantire ai clienti (soprattutto del settore bancario) dei servizi che tenevano conto di provvedimenti che ancora dovevano essere ufficializzati. Ma Masi, sempre secondo l’accusa, avrebbe anche garantito il suo intervento per ”proporre modifiche, a vantaggio di Ernst & Young e dei suoi clienti, alla normativa fiscale interna in corso di predisposizione, nella materia di transazioni finanziarie nella quale era direttamente coinvolta quale membro della segreteria tecnica del ministero”.
Alla Masi, poi, viene mossa l’accusa di avere ”comunicato a Ernst & Young notizie riservate, ottenute per ragioni d’ufficio e che dovevano restare segrete, relative alla proposta di introduzione di una tassa europea sulle transazioni finanziarie”, e ”discusse tra i rappresentanti degli 11 Stati partecipanti ai lavori della cooperazione internazionale”.
Un sistema collaudato che avrebbe consentito alla Ernst & Young di essere costantemente infrmata su quelle che erano le linee che il ministero dell’Economia stava per adottare, con le immaginabili conseguenze.
Secondo i pm milanese, Susanna Masi avrebbe ”fornito a Ernst & Young notizie riservate possedute grazie al suo ruolo istituzionale di membro della segreteria tecnica» o «consigliere del ministro», dando così alla E&Y la possibilità di garantire ai clienti (soprattutto del settore bancario) dei servizi che tenevano conto di provvedimenti che ancora dovevano essere ufficializzati. Ma Masi, sempre secondo l’accusa, avrebbe anche garantito il suo intervento per ”proporre modifiche, a vantaggio di Ernst & Young e dei suoi clienti, alla normativa fiscale interna in corso di predisposizione, nella materia di transazioni finanziarie nella quale era direttamente coinvolta quale membro della segreteria tecnica del ministero”.
Alla Masi, poi, viene mossa l’accusa di avere ”comunicato a Ernst & Young notizie riservate, ottenute per ragioni d’ufficio e che dovevano restare segrete, relative alla proposta di introduzione di una tassa europea sulle transazioni finanziarie”, e ”discusse tra i rappresentanti degli 11 Stati partecipanti ai lavori della cooperazione internazionale”.
Un sistema collaudato che avrebbe consentito alla Ernst & Young di essere costantemente infrmata su quelle che erano le linee che il ministero dell’Economia stava per adottare, con le immaginabili conseguenze.