Sono in arrivo i primi ricorsi contro la legge sul reddito di cittadinanza nella parte che prevede i due requisiti del «permesso di lungo periodo» e dei «10 anni di residenza» per gli stranieri. Lo spiega bene nel pezzo che riportiamo del Sole24ore Andrea Gagliardi.
In un paio di mesi «credo che già riusciremo a depositare i primi ricorsi», probabilmente con una prima «causa pilota al Tribunale di Milano», per sollevare l’eccezione di incostituzionalità. Lo ha spiegato l’avvocato Alberto Guariso dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) che negli ultimi anni ha visto accogliere molti ricorsi in materia di discriminazione.
Legale: in arrivo primi ricorsi da stranieri
L’avvocato Guariso ha chiarito che, in particolare per quanto riguarda il requisito richiesto dei dieci anni di residenza, nei ricorsi si potrà fare leva sulla
sentenza numero 166 della Corte Costituzionale dello scorso luglio, che ha già dichiarato incostituzionale il requisito della residenza quinquennale sul territorio regionale o decennale sul territorio nazionale che veniva richiesto ai soli cittadini extra-comunitari per l’accesso al contributo per il pagamento del canone di locazione concesso agli indigenti, il cosiddetto “bonus affitti”.
I precedenti della Consulta
La Consulta, va ricordato, decide caso per caso, ma almeno in una quindicina di sentenze negli ultimi dieci anni ha ritenuto «arbitrario» e «irragionevole» se non addirittura in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo l’individuazione di requisiti di residenza protratta o legata a un numero di anni per i cittadini extracomunitari residenti in Italia che vogliono accedere a benefici economici legati al reddito. Proprio sulla base della sentenza numero 166, che richiama l’articolo 3 della Costituzione su pari dignità sociale e uguaglianza, la Corte d’Appello milanese a dicembre ha dichiarato il «carattere discriminatorio» di una delibera della Regione Lombardia del 2015 che aveva previsto per l’accesso al ‘Fondo sostegno affitti’ per i cittadini extra Ue i requisiti «dell’esercizio di una regolare attività» di lavoro e della residenza da almeno 10 anni in Italia e da almeno 5 nella regione.
Il requisito del permesso di lungo soggiorno
Per quanto riguarda l’altro requisito necessario per gli stranieri, ossia quello di avere un «permesso di lungo periodo», il legale ha ricordato che quest’ultimo è un permesso a tempo indeterminato che si ottiene dopo 5 anni di residenza, con un reddito minimo e con alloggio idoneo. Il cortocircuito, secondo Guariso, nasce dal fatto che, richiedendo un titolo di soggiorno che a sua volta prevede requisiti reddituali, si escludono di fatto i più poveri da quella che vuole essere una misura di contrasto alla povertà». Il legale ha aggiunto che anche su questo punto esiste una giurisprudenza della Corte Costituzionale, a partire dal 2013, soprattutto sulle «prestazioni per l’invalidità e la disabilità». E ha spiegato che la Consulta dal 4 dicembre deve decidere sulla costituzionalità del requisito del permesso di lungo periodo per l’erogazione dell’assegno sociale: «Se lo giudicasse incostituzionale in quel caso, non potrebbe che fare altrettanto anche per il reddito di cittadinanza».
Quando le prime domande (oggi è il primo giorno in cui si può richiedere il reddito di cittadinanza) degli stranieri, che non hanno quei due requisiti, saranno rigettate, Asgi inizierà a depositare i primi ricorsi, assistendo quei migranti e partendo probabilmente da una «causa pilota al Tribunale del Lavoro di Milano, il più veloce». Nel ricorso verrà sollevata l’eccezione di legittimità costituzionale delle norme e, dunque, la causa si interromperà in attesa che la Consulta si pronunci.