La povertà non è stata abolita e dalla Whirlpool allʼex Ilva, 31mila lavoratori appesi a un filo
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La povertà non è stata abolita e dalla Whirlpool allʼex Ilva, 31mila lavoratori appesi a un filo

Il ministro del Lavoro uscente, Luigi Di Maio, in Campania ha raccolto molti voti e gode ancora della fiducia di buona parte degli operai della fabbrica di via Argine, ma il suo intervento potrebbe essere stato tardivo.

Lavoratori in sciopero
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21 Agosto 2019 - 09.08


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“Basta, ci appelliamo al presidente Mattarella. La politica si occupi dei veri problemi della gente”. E’ l’accorato appello che arriva dal presidio dei lavoratori della Whirlpool, appostati da oltre 80 giorni davanti al cancello dello stabilimento di Napoli. Il governo aveva infatti approvato un decreto per garantire la continuità produttiva in alcune fabbriche ma il provvedimento non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e, con la crisi in atto, rischia di non vedere la luce. Appesi a quel decreto sono oltre 31mila i posti di lavoro, anche di operai ex Ilva.
Come riporta Repubblica, il ministro del Lavoro uscente, Luigi Di Maio, in Campania ha raccolto molti voti e gode ancora della fiducia di buona parte degli operai della fabbrica di via Argine, ma il suo intervento potrebbe essere stato tardivo. La Whirpool, infatti, già due mesi prima della formalizzazione, aveva informato i tecnici del Mise della volontà di chiudere lo stabilimento.
Oltre 31mila posti di lavoro appesi al decreto – Inoltre il decreto che prevede 17 milioni di euro per finanziare i contratti di solidarietà, è rimasto bloccato nella crisi di governo e a questo punto non è dato sapere che fine farà. Ed appesi a quel decreto sono oltre 31mila posti di lavoro: oltre ai 412 della Whirlpool di Napoli, i 14mila della ex-Ilva, gli 800 della ex-Alcoa, i 700 della Blutec, i 650 precari della Anpal e i circa 15 mila lavoratori socialmente utili. “Questo succede quando si interviene sulle emergenze all’ultimo minuto – spiega Barbara Tebaldi della segreteria nazionale Fiom-Cgil -. Le crisi vanno governate nel tempo, facendo leva sul confronto con le parti sociali”.
La rabbia degli operai Whirlpool – “Ci hanno tradito tutti – dice Donato Aiello, assunto quasi trent’anni fa in Whirlpool e con lo stipendio rimaneggiato dalla solidarietà con 9 giorni in meno di lavoro e di paga al mese -. L’azienda prima ha presentato il piano industriale e firmato un accordo al ministero poi, all’ improvviso, ha detto che se ne va. Il governo ci ha promesso una soluzione ma non è riuscito nemmeno ad approvare il decreto; l’opposizione ha pensato soltanto a far cadere il governo. Siamo soli come sempre e da soli ci faremo sentire. Non ci resta che reagire con forza”.
La risposta della Whirlpool – La Whirlpool continua a tenere il punto fermo: “Le risorse che sarebbero nel decreto imprese – sottolinea la multinazionale americana – sono misure palliative che non possono incidere né sulla profittabilità dello stabilimento di Napoli nel lungo periodo, né sulla competitività di Whirlpool in Europa, Medio Oriente e Africa. Dunque, l’unica soluzione percorribile per mantenere i massimi livelli occupazionali e garantire al sito un futuro nel lungo periodo, è quella di dargli una nuova missione”.

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