Dal 1 novembre 2019 la Whirlpool è costretta alla cessazione dell’attività produttiva nello stabilimento di Napoli. Lo ha comunicato la stessa azienda, in merito alla cessione dello stabilimento campano alla società svizzera Prs che produce container refrigeranti e non lavatrici: “L’azienda prende atto con grande rammarico della mancata disponibilità del governo a discutere il progetto di riconversione del sito”.
Le iniziative incluse dall’esecutivo nel decreto per la risoluzione delle crisi aziendali “sono misure non risolutive e che non possono incidere né sulla profittabilità del sito di Napoli nel lungo periodo, né sulla competitività di Whirlpool nella regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa)”, ha fatto sapere l’azienda. “Nonostante ingenti investimenti realizzati negli ultimi anni, lo stabilimento di Napoli non è più sostenibile per via di una crisi strutturale”.
Il sito Whirlpool di Napoli “opera infatti al di sotto del 30% della capacità di produzione installata a causa del drastico declino della domanda di lavatrici di alta gamma a livello internazionale e di congiunture macroeconomiche sfavorevoli”, si legge ancora in una nota diffusa dopo l’incontro a Palazzo Chigi.
L’azienda ha poi ribadito “la strategicità dell’Italia, dove sono impiegate circa 5.500 persone” e dove sono stati realizzati “investimenti significativi nel corso degli anni, arrivando a costruire la più forte presenza produttiva del settore”. In questo contesto, Whirlpool Emea “confida nella continua collaborazione con il governo italiano per supportare la propria forte presenza nel Paese e per garantire che gli investimenti rendano i propri impianti competitivi per il mercato globale”.