“Hanno deciso che dobbiamo morire come categoria e come rappresentanti della qualità italiana, bisogna togliere di mezzo queste regole assurde e mettere soldi a fondo perduto”. Lo dice in un’intervista al quotidiano la Verità, Gianfranco Vissani, parlando a nome dei ristoratori italiani, che dopo due mesi di chiusura sono a terra e ora, che dovranno attendere fino al primo giugno per la riapertura, sono senza speranze. 86 miliardi di fatturato in fumo per 830mila dipendenti e 300mila titolari: questi i numeri del settore colpito dalla crisi per il coronavirus.
“Andando avanti così – dice Vissani -, i due terzi dei ristoranti non riapriranno più e anche per me è impossibile continuare a cucinare in queste condizioni. Anche per gli stellati, dietro ai quali ci sono spesso fondi di investimento, la situazione è difficile: se questi ultimi decidono di non immettere più soldi anche questi ristoranti devono chiudere”.
C’è poi la questione del distanziamento a tavola, le barriere in plexiglas, le mascherine, il metro di distanza del cameriere al cliente: “La nostra cucina ha bisogno di cura, come lo spiego un piatto?”, chiede Vissani, aggiungendo che “ci vuole rispetto per la cucina e anche per i dipendenti ai quali non è ancora arrivato un soldo dalla cassa integrazione. La soluzione per far ripartire le imprese – conclude lo chef – è togliere di mezzo queste regole assurde e mettere soldi a fondo perduto”.