Il grido dei sindacati: patto sociale per ripartire, nessuno resti solo
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Il grido dei sindacati: patto sociale per ripartire, nessuno resti solo

Landini: "Dopo il coronavirus serve un nuovo modello di sviluppo". Furlan: "Ora unità e coesione". Barbagallo: "Impegno sulla sicurezza".

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1 Maggio 2020 - 12.50


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I sindacati chiedono la nascita di un nuovo patto sociale, una strategia condivisa per rilanciare il Paese dopo la crisi sanitaria e che accompagni quella economica causata dall’epidemia da coronavirus. 

Dobbiamo costruire “un nuovo modello di sviluppo” e il cambiamento vero che deve avvenire “è che al centro deve tornare la persona e la giustizia sociale non il mercato e il profitto fine a se stesso”, ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini su Rai 1. “Penso che dire che ‘si lavori in sicurezza per costruire il nostro futuro’ che è lo slogan del nostro 1 maggio, non sia slogan di parte ma uno slogan che vuole offrire un nuovo modello sviluppo”, spiega.
Landini sottolinea che “la scommessa è investire sullo stato sociale, sulla sanità, istruzione, scuola, formazione. Sulle nuove tecnologie, che stiamo usando ora, abbiamo visto che c’è un ritardo sia di investimenti, perché la banda larga non c’è in tutto il Paese, sia di formazione. Vuol dire un nuovo ruolo del pubblico. Il lavoro cambierà, sta cambiando. Accanto all’emergenza sanitari abbiamo un emergenza climatica che vuol dire un nuovo modello di sviluppo e delle produzioni che sono ambientalmente sostenibili”. Dobbiamo, conclude, “riprogettare tutto, la mobilità e il modo con cui abbiamo costruito le case e dall’altra parte la rivoluzione digitale che pone il problema di investire sulla conoscenza e sulla scuola come diritto permanente delle persone”.

Proposta rilanciata da Annamaria Furlan: “Già dalla prossima finanziaria dobbiamo dare segnali precisi – afferma su Rai 1 la leader della Cisl – mettere in sicurezza sanitaria il Paese ma anche in sicurezza l’economia con la centralità del lavoro: un grande patto sociale che dia obiettivi chiari al Paese e strumenti chiari”. è necessario, prosegue, “ripensare il lavoro ma anche un modello di crescita e sviluppo che va rivisto ripensato e organizzato. Il lavoro è centrale, la centralità della persona è il vero segno con cui cambiamo il nostro modello di società”.

“Mettere al centro la persona – dice ancora Furlan – significa non dimenticare gli invisibili nel mondo del lavoro, non tutelati e lasciati soli, un’organizzazione del lavoro che veda attraverso l’applicazione delle nuove tecnologie un modo di lavorare più sano e più partecipativo e una coesione indissolubile tra lavoro e ambiente, perché vogliamo consegnare alle nuove generazioni un mondo piu sano grande ci vuole un grande senso di responsabilità”.

“Dobbiamo far ripartire il Paese. Significa sbloccare subito i 130 miliardi fermi per i cantieri, favorire una grande modernizzazione del Paese nel settore delle infrastrutture materiali ed immateriali, nella ricerca, nella formazione, nella istruzione, nel digitale, nella tutela dell’ambiente e dei beni culturali. Bisogna uscirne tutti insieme con una risposta collettiva per ripensare il lavoro, rimettere al centro la persona, la partecipazione, costruire una società più inclusiva e senza barriere, a partire dal regolarizzare il lavoro degli invisibili, tanti migranti, sfruttati dal capolarato e dalle mafie”, sottolinea Furlan. “Abbiamo lavorato a lungo in queste settimane per mettere in sicurezza i lavoratori. Il paese in questo periodo ha riscoperto valori importanti come il valore sociale del lavoro, la solidarietà, il bisogno di stare e di fare insieme. Nessuno ce la puo’ fare da solo”, conclude.

“Più che essere una festa oggi è un primo maggio di impegno per il lavoro in sicurezza e per ricostruire il nostro futuro”. Lo afferma il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo su Rai 1. “Penso che anche l’Europa comincia a capire che l’austerità, il fiscal compact, il Mes vecchia maniera non servono a niente. Bisogna fare investimenti in sicurezza, in infrastrutture, in innovazione e ricerca e digitalizzazione. Abbiamo scoperto di essere in ritardo su tutto”, aggiunge.
Il leader della Uil auspica “un patto per il Paese e un patto per l’Europa, un patto tra imprese e lavoratori che ci permetta di riprendere l’economia”. “Dobbiamo metterci tutti assieme e rilanciare la nostra economia nella sicurezza”, conclude. 

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