Primo Maggio con la pandemia: una festa contro i populsmi e per la solidarietà tra i popoli
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Primo Maggio con la pandemia: una festa contro i populsmi e per la solidarietà tra i popoli

La pandemia planetaria ha mandato in frantumi le vecchie frontiere. Si potrà vedere sorgere l’alba del risorgere dei valori irrinunciabili dell’umanità

Un comizio del segretario della Cgil Giuseppe Di Vittorio
Un comizio del segretario della Cgil Giuseppe Di Vittorio
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1 Maggio 2020 - 08.21


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di Achille Occhetto
Il primo maggio è una festa. La festa dei lavoratori. Ma non dimentichiamoci che è nata come una giornata di lotta per i diritti del lavoro. Che significa dignità per tutti gli esseri umani. Ce lo dobbiamo ricordare particolarmente quest’anno, nel momento in cui il virus ha disvelato tutte le ingiustizie del mondo. Guardiamo in faccia alla sua formidabile funzione di svelamento. La sua capacità di sollevare quel velo sulla realtà che copriva ai nostri occhi i grandi drammi planetari che per molto tempo ci siamo ostinati a nascondere. Prima tra tutti il dramma della diseguaglianza. Ha fatto vedere, anche a chi non voleva, che di fronte al male non siamo tutti uguali. Ha scoperchiato le colpe di fondo delle società neoliberiste. Che consistono nell’aver subordinato tutti i valori umani alla priorità del profitto. Per questo è giusto che in questo primo maggio i lavoratori chiedano che venga riconosciuto il valore umano e sociale del lavoro: occorre aprire solo dentro un nuovo modello di lavorare. Non si può riaprire come prima, come se non fosse successo nulla. Bisogna aprire, ricostruire dentro un nuovo modello di sviluppo.
In quel nuovo modello di sviluppo non possiamo nasconderci che la pandemia ha fatto emergere, davanti agli occhi di tutti, un prezioso patrimonio di eccellenze femminili tra le infermiere, le dottoresse, le ricercatrici, le psicologhe che rappresentano una inestimabile risorsa di cui non ci dovremmo dimenticare quando si dovrà costruire un paese nuovo a misura della diversità femminili.
Occorre anche ricordare che questa è una festa internazionale. È la madre dell’internazionalismo. Quindi è una festa di lotta contro i populismi nazionalisti. La pandemia ha risvegliato una commovente capacità di solidarietà dei popoli. La pandemia planetaria ha mandato in frantumi le vecchie frontiere. Si potrà vedere sorgere l’alba del risorgere dei valori irrinunciabili dell’umanità. Del suo comune destino. Ancora una volta sarà compito di tutti i lavoratori, nelle fabbriche, negli uffici, nei teatri, nei centri di ricerca di far rivivere la solidarietà e la cooperazione dentro l’orizzonte di una rinnovata coscienza mondialista.

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