Progetto per l'Italia: il piano di rilancio per il Paese - 5
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Progetto per l'Italia: il piano di rilancio per il Paese - 5

Una proposta che nasce sulla base di analisi, di studi e di esperienze elaborate per offrire un contributo per uscire da una situazione molto critica.

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Giuseppe M. Pignataro Modifica articolo

19 Giugno 2020 - 21.03


ATF

 

II CAPITOLO

LE FONTI DI FINANZIAMENTO: OTTO LINEE D’AZIONE

 

1) I FONDI STRATEGICI SETTORIALI SOLIDALI (60 mld una tantum) 

  1. 2) I CERTIFICATI FISCALI DI SPESA (60 mld una tantum)
  2. 3) NUOVE FORME DI LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE (20 mld)
  3. 4) IL CONTRIBUTO DI RILANCIO (10mld- per un periodo di tre anni)
  4. 5) IL FONDO DI SOLIDARIETA’ (10 mld per un periodo di tre anni)
  5. 6) OTTIMIZZAZIONE DELLA SPESA PUBBLICA (10 mld)
  6. 7) AZIONI STRAORDINARIE DI RECUPERO FISCALE (20mld- una tantum)
  7. 8) RECOVERY FUND (24 mld – quota annuale per un periodo di sette anni, si tratta al momento di una proposta che dovrà essere approvata da tutti gli stati della UE)

 

 

Queste fonti di finanziamento saranno fatte confluire tutte nel fondo per il rilancio e lo sviluppo per l’Italia e contemplano una mobilitazione effettiva di risorse per dare impulso alla crescita su un arco temporale di cinque anni per circa 500 miliardi di euro complessivi, con un ricorso a un nuovo indebitamento per lo stato  contenuto. 

 

I LINEA D’AZIONE: I FONDI STRATEGICI SETTORIALI SOLIDALI

 

Sul funzionamento di questo strumento di raccolta fondi abbiamo già descritto nel primo capitolo come possono essere attuati e come possono essere impiegate le risorse rese disponibili; sono uno strumento indispensabile in questa crisi devastante per il futuro di molte imprese per riuscire a raccogliere risorse consistenti da investire in tutte le imprese di piccola e media dimensione per traghettarle verso un pieno recupero del loro equilibrio economico- patrimoniale.

 

Risorse generabili: 60 miliardi

 

Tempi di realizzazione: tre mesi

 

Grado di certezza delle risorse: elevato

 

Grado di rilevanza: irrinunciabile

 

II LINEA D’AZIONE: I CERTIFICATI FISCALI DI SPESA

 

Si tratta di uno strumento, già proposto in una forma leggermente diversa dal Prof. Marco Cattaneo nel 2015, ed ha lo scopo di dare un fortissimo impulso alla domanda interna in un momento in cui tutte le correnti di domanda risultano particolarmente depresse. Si tratta di fatto di una modalità per generare consumi basata su risparmi d’imposta incorporati in titoli di credito che per preciso vincolo di destinazione dovranno in breve tempo generare una domanda di prodotti e di servizi che si è inaridita sia per mancanza di fonti di reddito per alcune fasce di consumatori, sia per mutamenti contingenti e piuttosto generalizzati di approccio ai consumi da parte di molti altri consumatori. Intervenire su questo punto nevralgico è al momento indifferibile per salvaguardare l’economia nel suo insieme e qualora dovessero sussistere elementi ostativi alla applicazione pratica di questa soluzione, da noi non conosciuti, vanno comunque individuate modalità di intervento alternative altrettanto efficaci sul versante della ripresa robusta dei consumi.

 

Risorse attivabili: 60 miliardi

 

Tempi di realizzazione: due mesi

 

Grado di certezza delle risorse: elevato

 

Grado di rilevanza: irrinunciabile

 

 

III LINEA D’AZIONE
NUOVE FORME DI LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE

 

 

 

Obiettivi:
Combattere l’evasione fiscale cambiando strategia; da una strategia incentrata prevalentemente su verifiche, controlli generici e sanzioni ad una incentrata:
• prevalentemente sulla “non convenienza” dell’evasione;
• sulla certezza della severità e della ineluttabilità della pena per i reati fiscali;
• su sistemi di controllo preventivo a maglie strette sulle attività economiche con maggiore rischio di evasione, soprattutto quelle organizzate su vasta scala;
• su meccanismi di incentivazione idonei a rendere non favorevole l’evasione di reciproca convenienza tra venditori e acquirenti di beni e servizi;
• sull’introduzione di meccanismi di incentivazione progressiva in modo tale da rendere molto conveniente lo scarico fiscale degli acquisti di prodotti e servizi;
• sull’eliminazione di tutte le verifiche troppo invasive della sfera personale e privata (redditometro – spesometro) in quanto limitative dei consumi e dello sviluppo anche da parte di coloro che non evadono;
• sulla semplificazione profonda della normativa tributaria, da riscrivere ex novo prendendo a modello i sistemi previsti nei paesi più virtuosi;

 

• sulla progressiva riduzione delle aliquote fiscali.

 

 

 

Modalità d’intervento:
• costituire un gruppo di lavoro formato da esperti nominati dal governo ed esperti provenienti del settore privato anche di esperienza estera, per elaborare un piano di intervento che sia in grado di realizzare gli obiettivi prefissati; successivamente costituire un authority che intervenga sistematicamente con nuove soluzioni per migliorare progressivamente i risultati.

 

 

 

Interventi specifici:
(prime proposte)
• abbassare gradualmente le aliquote fiscali per tutte le attività economiche ad alta concentrazione di evasione; dopo aver raggiunto accordi di collaborazione tra fisco e singole categorie imprenditoriali che favoriscano l’emersione dei redditi reali;
• rendere i documenti fiscali detraibili dalla dichiarazione dei redditi oltre un determinato livello di spesa;
• per minare la complicità tra fornitori di beni e servizi e consumatori finali che si instaura per evadere le imposte nell’interesse reciproco, consentire a chi riceve una prestazione senza fattura o altro documento fiscale di denunciare il fatto, assicurandone ove richiesto la totale riservatezza e prevedere la restituzione delle somme da parte del fornitore al consumatore qualora venga accertata che la prestazione è avvenuta “in nero”;
• dopo tre denunce di mancata fatturazione far scattare un controllo automatico ad ampio spettro anche con tecniche di adescamento diretto e prevedere come sanzione anche la chiusura definitiva dell’attività commerciale o professionale;

 

• per tutti coloro (individui, famiglie) che raggiungono un livello di spese documentate superiore a target predefiniti, in un arco temporale di tre anni, prevedere bonus fiscali adeguatamente incentivanti e altre forme di incentivazione per nuovi acquisti di beni e servizi;
• individuare ed eliminare anche con tecniche di adescamento preventivo tutte le imprese che operano in regime di evasione sistematica tributaria e contributiva, inibendo a vita l’esercizio di attività economiche sotto qualsiasi forma e prevedendo sanzioni penali effettivamente dissuasive;
• per tutte le attività commerciali, produttive e professionali che a seguito di controlli e verifiche (anche su richiesta specifica dei singoli operatori) presentano situazioni regolari prevedere bonus fiscali pari al 10% delle tasse pagate negli ultimi tre anni, da utilizzare per sostenere nuovi investimenti;
• nelle situazioni di evasione di necessità, consentire la negoziazione individuale delle singole posizioni da far emergere sulla base di autodenunce, concordando con il fisco piani di rientro nella legalità mediante agevolazioni specifiche affidate a giudici all’uopo incaricati;
• per tutte le persone e le imprese in grave difficoltà finanziarie consentire la negoziazione individuale per ripianare i debiti fiscali consentendo un adeguato grado di elasticità su base soggettiva;
• creare strutture di controllo dotate di mezzi e di uomini molto ben attrezzate ma ripudiando le forme di intervento che inibiscono o scoraggiano le attività produttive e gli acquisti di beni e servizi anche da parte di coloro che operano in regime di piena legalità;
• obbligare tutti i media e tutti i maggiori siti della rete internet a pubblicare a titolo gratuito messaggi pubblicitari che evidenziano l’importanza della lotta all’evasione e delle nuove iniziative adottate per combatterla;
• esporre in modo visibile nell’ambito della propria struttura operativa e in un riquadro delle fatture il codice etico fiscale a cui ogni operatore economico deve ed intende ispirarsi; inibire l’esposizione a chi ha ricevuto condanne per reati fiscali o un numero di denunce superiori a tre per mancato rispetto degli obblighi fiscali; tale forma di sanzione potrebbe produrre svantaggi consistenti nelle relazioni con la clientela;

 

• istituire un bonus per i contribuenti persone fisiche che evidenziano comportamenti fiscali virtuosi; il bonus da utilizzare per l’acquisto di beni e servizi in esenzione fiscale potrebbe essere pari al 5% del reddito familiare o del reddito d’impresa da corrispondere se a seguito di opportune verifiche richieste direttamente dagli stessi interessati, si accerti la regolarità sostanziale della posizione fiscale.

 


Fonti di finanziamento dell’attività: autofinanziamento

 

 

 

Risorse generate (stima): il gettito aggiuntivo realizzabile in forma ricorrente a regime potrebbe attestarsi tra un valore minimo di 20 miliardi ed uno massimo di 60 miliardi ( tra un 1/6 ed un 1/2 circa del mancato gettito dell’evasione attuale); una parte di queste somme deve essere destinata all’autofinanziamento dell’authority per renderla sempre più dotata ed efficace. Ove realizzato tale gettito contribuirebbe a consentire di ridurre significativamente il carico fiscale su famiglie ed imprese.

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 Tempi di realizzazione: sei mesi

 

Grado di certezza delle risorse: medio alto

 


Grado di rilevanza: irrinunciabile

 

 


IV LINEA D’AZIONE –  CONTRIBUTO DI RILANCIO

 

• Il criterio guida di questo contributo è quello di un intervento fiscale che non deve avvenire sotto forma di una patrimoniale secca di natura espropriativa ma attraverso un contributo commisurato alle possibilità reddituali e patrimoniali di ogni soggetto coinvolto in misura sostanzialmente contenuta, a fronte del quale deve sussistere un preciso impegno di restituzione, un vero e proprio credito pienamente esigibile, da realizzare con varie alternative possibili: ricavi derivanti dalla vendita del patrimonio pubblico, bonus fiscali di importo corrispondente ai contributi versati da poter utilizzare con tempi e modalità da definire, somme derivanti dalla lotta all’evasione, diritti di acquisto diretti del patrimonio messo progressivamente sul mercato, rilascio di concessioni edilizie e cambi di destinazione d’uso di immobili di proprietà privata, sconti sui contributi per l’assunzione di nuovo personale, minori sanzioni per l’emersione del sommerso da negoziare su base individuale e secondo criteri guida definiti; ed in ultima istanza, se tutte le altre modalità non soddisfano il rimborso, entro un periodo di tempo prestabilito, potranno essere rilasciati diritti ad acquistare titoli di Stato decennali a sconto, da esercitare anno per anno fino a raggiungere il rimborso in linea capitale del contributo versato. In altri termini deve trattarsi in concreto di una anticipazione finanziaria allo Stato a cui deve corrispondere un impegno di restituzione multiforme, non revocabile, da realizzare in tempi certi, e con meccanismi che non vanno ad alterare gli equilibri di bilancio dello Stato.
• Devono partecipare al contributo di rilancio in forma equa e proporzionale tutti coloro che hanno patrimoni immobiliari e finanziari superiori a determinate soglie (da definire) e tutti coloro che hanno redditi superiori a determinati livelli (da definire); l’operazione deve essere impostata in modo tale da far percepire l’utilità del progetto sia per la collettività che per i singoli soggetti coinvolti.
• Le categorie coinvolte nella erogazione del contributo devono essere: persone fisiche abbienti e/o con redditi elevati, imprese di elevata solidità, istituzioni finanziarie, fondazioni.
• Il contributo deve essere commisurato in forma proporzionale ai patrimoni e ai redditi e non deve mai superare determinate soglie di incidenza (da definire), al fine di risultare marginale rispetto allo status di ricchezza acquisito da ciascun soggetto coinvolto.
• La restituzione delle singole quote di contributo versate deve avvenire nel termine massimo di cinque anni, senza corresponsione di alcun interesse, con le varie modalità individuate (entrate derivanti dalla vendita del patrimonio, recupero evasione fiscale, bonus fiscali, utilizzo dei diritti all’acquisto dei beni pubblici oggetto di dismissione, sgravi contributivi per l’assunzione di nuovo personale, riduzioni di salari per l’emersione del sommerso, opzioni all’acquisto di titoli di Stato a sconto); a tal fine il programma delle vendite del patrimonio, deve essere chiaramente predefinito e rispettato fedelmente così come le forme alternative di restituzione.

Questo intervento deve essere implementato con le seguenti modalità:

 

A) Introdurre un contributo di rilancio a rimborso garantito a carico dei contribuenti più solidi e più abbienti;
B) Elaborare un piano di vendita del patrimonio pubblico da destinare al rimborso dei contributi che preveda la dismissione integrale entro il termine massimo di 15 anni;

 

C) Individuare una quota di risorse rivenienti dalla lotta all’evasione fiscale condotta con nuove formule di contrasto da destinare al rimborso del contributo;
D) A tutti coloro che parteciperanno all’erogazione del contributo saranno riconosciuti contestualmente dei “certificati di credito fiscali” cedibili a terzi che diano diritto a:
– bonus fiscali sugli acquisti di beni e servizi;
– esenzioni fiscali su compravendite e ristrutturazioni immobiliari;
– riduzioni degli oneri contributivi sull’assunzione di nuovo personale;
– esenzioni fiscali su acquisti di macchinari ed investimenti in genere;

 

In pratica solo agevolazioni che si autofinanziano e/o che non creano nell’ immediato nuovo debito per lo Stato;
E) Prevedere l’attribuzione di bonus fiscali ai soggetti che hanno erogato i contributi di riequilibrio di cui potranno avvalersi per l’acquisto di beni e servizi, secondo modalità da definire in forma alternativa o integrativa dei rimborsi derivanti dalla vendita di patrimonio; tali bonus potranno essere ceduti a terzi;
F) Prevedere la possibilità di effettuare il pagamento del contributo in un’unica soluzione, anche mediante il conferimento allo Stato di immobili vendibili; stabilendo in tal caso agevolazioni fiscali particolari concordate;
G) Prevedere l’attribuzione di un diritto di acquisto (cedibile a terzi e dotati di specifiche agevolazioni) a coloro che hanno corrisposto il contributo di riequilibrio, da poter utilizzare, in alternativa ai bonus fiscali e al rimborso, per acquisire i beni del patrimonio pubblico venduto attraverso aste pubbliche; in caso di esercizio effettivo del diritto gli acquirenti godranno di una esenzione fiscale totale sulle transazioni relative al bene acquistato per un periodo di quindici anni, anche per operazioni di successioni e donazioni; tali diritti potranno essere riconosciuti anche a tutti coloro che verseranno contributi volontari per l’abbattimento del debito;

 

H) A coloro che ne faranno richiesta il rimborso del contributo potrà avvenire mediante il rilascio di concessioni e autorizzazioni amministrative o cambi di destinazione d’uso;
I) Alle imprese che ne fanno richiesta potrà essere concessa da parte dello Stato la possibilità di godere di sgravi contributivi sull’assunzione di nuovo personale fino al raggiungimento dell’importo del contributo di riequilibrio versato; 
L) Qualora trascorsi cinque anni dal versamento delle quote di contributo, alcuni contribuenti non hanno potuto o voluto ottenere per varie ragioni il rimborso con una delle modalità precedenti, potranno richiedere ed ottenere che la restituzione avvenga mediante un diritto ad acquistare titoli di Stato decennali con uno sconto, in modo tale da realizzare attraverso questo strumento il rimborso del contributo.

 

Tempi di realizzazione: tre mesi

 

Risorse attivabili: 10 miliardi per tre anni a partire dal 2021

 

 Grado di rilevanza: molto alto

 

V LINEA D’AZIONE: IL FONDO DI SOLIDARIETA’

 

Obiettivi: generare risorse per contribuire ad alimentare il Fondo per il rilancio dell’Italia in misura congrua attraverso l’introduzione di una commissione di modesta entità in termini percentuali su tutte le transazioni finanziarie (escludendo solo quelle riconducibili alle fasce più deboli) in modo tale da generare comunque un importo annuo non inferiore a 10 miliardi di euro per un periodo di tre anni.

 

Modalità d’intervento: creazione di un gruppo di lavoro che elabori le modalità di applicazione nelle forme più eque possibili.

 

Il dramma sanitario e la crisi economica tra le più sconvolgenti della nostra storia, certamente la peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale presenta una caratteristica molto peculiare rispetto a tutte le altre crisi: la società si è spaccata in due macrocategorie, quella di coloro che non subiscono alcun danno diretto perché continuano a percepire lo stesso reddito e quella di coloro che si trovano in uno stato di interruzione totale della propria fonte di reddito.

In tale contesto, il nostro paese ha, rispetto a tutti gli altri grandi stati del mondo avanzato, un problema in più. Siamo uno stato che avendo accumulato un debito pubblico di dimensioni davvero esorbitanti e non avendo voluto affrontare questo problema nei tempi e nei modi più appropriati, si ritrova con una capacità di utilizzo di risorse pubbliche molto limitate rispetto alle necessità di intervento che la situazione contingente richiede.
A seguito delle inevitabili misure di contenimento del contagio tantissime attività economiche, commerciali ed industriali, tantissimi lavoratori, professionisti ed operatori economici in genere sono rimasti all’improvviso senza alcuna fonte di reddito. Una situazione del tutto inedita ed inimmaginabile. Tutti per questo si aspettano che lo stato  faccia tutto il necessario per alleviare adeguatamente le grandissime tragedie che stanno emergendo di giorno in giorno e che l’Europa a sua volta attivi tutti i meccanismi di sostegno per far sì che il governo sia in grado di assolvere a questo compito.

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Tuttavia, pur ribadendo che la solidarietà esterna è assolutamente necessaria e va giustamente richiesta, non va dimenticato che in una economia di guerra qual è certamente quella attuale si devono attivare le migliori risorse del paese per promuovere una solidarietà interna efficace e rapportata alle effettive capacità delle forze in campo.
Lo stato siamo anche noi e ognuno dovrebbe fare, nei limiti delle proprie possibilità, qualcosa di straordinario per aiutare il paese a risollevarsi partendo da chi è stato più duramente colpito dagli effetti di questa immane paralisi economica.

La solidarietà in questo momento non può essere solo uno slogan che tutti più o meno pronunciano affinchè siano solo gli altri o alcuni a farsene carico in forma prevalente. Occorre una quantità enorme di risorse per fronteggiare le difficoltà più acute ed il problema quindi non può essere demandato alla iniziativa dei singoli, né può esser posto tutto sulle spalle delle finanze pubbliche, perché così facendo limiteremo sempre le nostre stesse capacità di difesa da qualsivoglia altro evento nefasto futuro.

Attivare quindi una vera economia della solidarietà è un bisogno ineludibile.
 

Obiettivi quantitativi: generare un gettito per alimentare il fondo per il rilancio e sviluppo per l’Italia di 10 miliardi di euro

 

Tempi di realizzazione: tre mesi

 

Grado di certezza delle risorse: medio-alto

 

Grado di rilevanza: alto

 

VI LINEA D’AZIONE
OTTIMIZZAZIONE DELLA SPESA PUBBLICA

 

 

Obiettivi:
Classificare tutte le voci di spesa pubblica in funzione:
• del livello di produttività e di benessere generato per la collettività;
• dell’adeguatezza quantitativa verificata sulla base di benchmark di efficienza;
• dell’adeguatezza qualitativa verificata sulla base di analisi di rispondenza agli obiettivi;
• stabilire tassi di crescita asimmetrici tra le varie categorie di spesa: più elevata per le spese produttive, minori per quelle non produttive.

 

 

 

Modalità d’intervento:
• Creazione di una authority di esperti indipendenti che elabori analisi sistematiche di efficienza/efficacia sulla spesa pubblica, sulla sua capacità di promuovere e favorire lo sviluppo economico e a cui deve essere affidato il compito di portare l’Italia nell’arco di tre anni tra i primi cinque paesi al mondo per qualità della spesa e che deve essere dotata di poteri delegati per emanare provvedimenti generali e particolari per raggiungere l’obiettivo.

 

 

 

Interventi specifici:
(prime proposte)
• individuare le best-practice e le worst-practice su tutto il territorio nazionale per mutuare le prime ad altre realtà ed intervenire sulle seconde per rimuovere prontamente le cause;
• incentivare i politici e il personale della P.A. performante e penalizzare quello non performante coinvolto nei processi di spesa;
• introdurre meccanismi di incremento/decremento dei budget di spesa sui territori da parte degli enti pubblici, legati alle perfomance realizzate nello sviluppo del PIL;
• individuare metodologie di misurazione dell’efficienza nella realizzazione di opere pubbliche e adottare sistemi di incentivazione/penalizzazione efficaci;
• eliminare tutte le attività pubbliche e le relative strutture non strettamente rispondenti alle necessità della collettività destinando le risorse nuove liberate ad altre funzioni di pubblica utilità;
• individuare ed eliminare tutte le spese correnti superflue e riconvertirle in spese necessarie o di investimento anche agendo sulla riconversione di specifiche funzioni degli apparati pubblici;
• introdurre sistemi penalizzanti per tutte le amministrazioni che non si attivano per favorire l’incremento della spesa utile alla crescita del PIL del territorio;
• dotare l’authority anche di poteri di intervento per indurre gli amministratori a modificare o interrompere le iniziative e le attività inefficienti;
• pubblicare in forma accessibile a tutti le analisi di merito effettuate dall’authority;
• consentire l’emissione di “obbligazioni di sviluppo territoriale” (OST) con maturity (scadenze) molto lunghe (fino a 50 anni), non rimborsabili in linea capitale (per evitare che siano considerate debito per gli enti territoriali) e finalizzate a finanziare nuove infrastrutture ed investimenti di pubblica utilità, attraverso società di progetto pubbliche, sottoposte al controllo dell’authority; il rendimento deve essere stabilito, in parte in forma fissa (a condizioni di mercato) e in parte con una indicizzazione alla crescita del PIL sul territorio di riferimento e devono essere totalmente esenti da imposizioni fiscali; tali titoli devono prospettare in caso di crescita elevata, rendimenti altrettanto elevati e devono essere riservati ad istituzioni, imprese e privati che vogliono destinare una parte delle loro ricchezze allo sviluppo economico di uno specifico territorio; per incentivare gli acquirenti, potrebbe essere riconosciuto un punteggio aggiuntivo nelle gare degli enti pubblici nazionali e dei benefici fiscali da utilizzare nella realizzazione di nuovi investimenti, per le imprese; benefici fiscali per l’acquisto di beni durevoli, per le persone fisiche; benefici fiscali sul reddito delle istituzioni finanziarie; sgravi contributivi per l’assunzione di nuovo personale.

 


Obiettivi quantitativi: Generare almeno dieci miliardi all’anno di spese correnti riconvertibili in spesa d’investimento o in spese di maggiore utilità sociale ed economica.

 

 

 

Risorse da investire (stima): cento milioni per anno per i costi di struttura; in seguito autofinanziamento dai risparmi di spese generati.

 

 

 

Fonti di finanziamento dell’attività: autofinanziamento

 

 Risorse generate (stima): dieci miliardi

 

 Tempi di realizzazione: sei mesi

 

 Grado di certezza delle risorse: medio alto

 

Grado di rilevanza: irrinunciabile

 

VII LINEA D’AZIONE
AZIONI STRAORDINARIE DI RECUPERO FISCALE PER IL RILANCIO DELL’ECONOMIA

 

Obiettivi:
• Introdurre nuove leggi incentivanti per fare emergere una buona parte di tutte le “ricchezze sommerse”, sia quelle trasferite fuori dei confini nazionali che presenti nel nostro paese con lo scopo di massimizzare il gettito realizzabile e per farlo confluire in un Fondo le cui risorse siano interamente destinate al rilancio dell’economia. L’entità stimata di queste ricchezze è compresa tra 150 e i 200 miliardi per le somme detenute da residenti italiani in territorio estero e di un’altra entità molto rilevante sussistente nel territorio nazionale, non depositate né nelle banche né in altre istituzioni finanziarie.

 

 Modalità d’intervento:
• costituire un gruppo di lavoro formato da esperti del governo ed esperti del mondo imprenditoriale per elaborare un piano d’azione organico, equo ed incisivo sul tema specifico.

Interventi specifici:
(prime proposte)
• Incentivare con iniziative eque, efficaci e di carattere tombale la regolarizzazione verso il fisco delle ricchezze in argomento; richiedere un importo di regolarizzazione compreso tra il 30% ed il 40% da corrispondere anche in forma dilazionata fino al termine massimo di cinque anni;
• consentire il recupero fino al 50% dell’importo di regolarizzazione corrisposto, con bonus fiscali da “spendere” (in un tempo da definire) prevalentemente attraverso l’acquisto di beni d’investimento o di beni durevoli in genere;
• inasprire le pene e le sanzioni per chi evade o ha evaso e che non procede con la regolarizzazione della posizione;
• portare la prescrizione per i reati fiscali più gravi su termini molto lunghi (15 – 20 anni);
• assicurare a tutti coloro che aderiscono alla “voluntary disclosure” l’anonimato e il divieto di pubblicazione sui media delle informazioni che li riguardano;
• consentire l’intestazione immediata dei fondi ai figli o ai familiari fino al 2° grado di parentela, corrispondendo l’importo di regolarizzazione; in tal caso non si potrà usufruire di alcun bonus fiscale;
• consentire a tutti coloro che comprano beni immobiliari pubblici oggetto di dismissione, un risparmio dell’imposta di regolarizzazione del 10% sull’importo utilizzato per l’acquisto.

 

Risorse attivabili (stima): da 10 a 20 miliardi

 

 

Tempi di realizzazione: sei mesi

 

Grado di certezza delle risorse: medio alto

Grado di rilevanza: medio alto

 

VIII LINEA D’AZIONE: IL RECOVERY FUND       

Il Recovery Fund è allo stato attuale ancora una semplice proposta della Commissione europea.

Si tratterà di un fondo con un volume di risorse di 750 miliardi di euro di cui 500 da distribuire sotto forma di sussidi e 250 sotto forma di prestiti. Sarà alimentato tramite la emissione di obbligazioni a lunga scadenza che saranno emesse da un organismo giuridico istituito dalla Commissione Europea e garantite dal suo bilancio; per questo godranno di un elevato merito di credito, riuscendo quindi ad ottenere anche bassi tassi interesse.

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Tali bonds serviranno a potenziare la capacità della Commissione Europea di erogare facilitazioni agli stati membri della UE e per poter essere materialmente emessi, dovranno essere garantiti in forma solidale da tutti gli stati attraverso un aumento della quota di dotazione da conferire al bilancio della Comunità Europea, con modalità da stabilire.

Quest’ ultimo passaggio è uno dei più controversi perché implica che alcuni paesi diventeranno contributori netti, per importi più o meno elevati, in funzione della decisione della quota di trasferimenti a fondo perduto sul totale della dotazione del fondo che verrà fissata ed accettata da tutti i 27 paesi della UE, ed altri paesi prenditori netti; quest’ultimi, essendo già molto indebitati, sono molto determinati ad ottenere un livello elevato di risorse a titolo di trasferimento per cercare di rendere meno complessa la gestione della crisi, mentre i primi per evidenti ragioni contrapposte vogliono minimizzare questa modalità di utilizzo delle risorse del Fondo di Ripresa.

In ogni caso affinchè questi passaggi possano diventare operativi è necessario che tutti i parlamenti dei 27 stati dell’Unione Europea approvino l’impostazione proposta dalla Commissione Europea

Di conseguenza i tempi di avvio effettivo dell’operatività del Fondo di Ripresa Europeo potrà concretizzarsi solo nei primi mesi del 2021.

Il fondo sarà gestito dalla Commissione Europea, l’organismo esecutivo della Comunità Europea. Ciò implica un potenziamento di fatto del ruolo di questa istituzione nei prossimi anni.

La proposta formulata dal presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen il 27.5 denominata “Next Generation UE”  sarà sottoposta alla approvazione di tutti i paesi della UE a partire dal prossimo Consiglio Europeo del 19.6.

Se sarà accettata da tutti i paesi della UE in questi termini l’Italia risulterà il paese con i maggiori benefici pari a 81 miliardi in contributi e 91 miliardi di prestiti con rimborsi a lunghissima scadenza (2058).

Così come è stata presentata la proposta della Commissione Europea appare senza dubbio molto importante, coraggiosa, innovativa e ad alto effetto impattante.

La commissione reperirà i 750 miliardi prevalentemente ricorrendo alla emissione di obbligazioni da collocare sul mercato dei capitali, e questo è un dato sufficientemente certo.

Tutti i paesi riceveranno contributi a fondo perduto e solo chi ne fa richiesta otterrà dei prestiti. La ripartizione avverrà secondo una scala di gravità della crisi sanitaria ed economica subita e della dimensione del paese richiedente ed i fondi verranno erogati solo a seguito della presentazione di un piano di sviluppo e di riforme approvato dalla Commissione Europea.

 

Non è ancora chiaro come la Commissione provvederà a reperire le risorse per rimborsare le obbligazioni emesse; sono state ipotizzate delle imposte da porre a carico delle industrie del web e di altre per la tutela dell’ambiente ma poiché anche per queste imposizioni fiscali centralizzate a livello europeo occorrerà l’unanimità dei paesi partecipanti all’Unione, l’ipotesi più probabile è che sarà aumentata l’entità dei versamenti che i vari paesi fanno al bilancio comunitario su base annuale; per l’Italia l’onere potrebbe attestarsi sui 60 miliardi (12% della componente trasferimenti di 500 miliardi, pari alla sua quota di pil nella UE) da corrispondere su un arco di tempo di 37 anni (dal 2021 al 2058); di conseguenza, in tal caso, il beneficio effettivo netto sui contributi a fondo perduto sarebbe per il nostro paese di circa 20 miliardi di euro.

I fondi erogati potranno essere utilizzati solo per specifiche finalità quali: investimenti in nuove tecnologie informatiche, transizione ambientale, modernizzazioni infrastrutturali, sulla base di piani di sviluppo presentati dai singoli paesi; i dettagli forniti su questo punto sono molto generici ma appare chiaro che non potranno in nessun caso, come qualcuno paventa, essere utilizzati per ridurre il carico fiscale.

Le condizioni previste per l’erogazione dei fondi saranno legate alle riforme strutturali che i vari stati si impegneranno a realizzare e prevederanno precisi tempi di attuazione che qualora non rispettati bloccheranno l’erogazione delle tranches dei fondi; c’è da mettere in evidenza che non sono state esplicitate quali saranno le riforme richieste ma si tratterà di riforme che tenderanno sia a migliorare il funzionamento dell’apparato pubblico sia a riequilibrare i conti pubblici; è evidente infatti che gli stati del nord che saranno i contributori netti al fondo pretenderanno che gli stati prenditori netti adottino anche politiche rigorose di bilancio  per risanare le loro finanze pubbliche.

I fondi verranno erogati a tranche su un arco di tempo di sette anni (dal 2021 al 20027), per l’Italia circa 24,5 miliardi di euro per anno; si tratta comunque anche questa al momento di una ipotesi.

Il piano così come proposto, è osteggiato da alcuni paesi (Austria, Olanda; Danimarca e Svezia), di conseguenza potrebbe subire delle modifiche, anche se avendo avuto l’appoggio preventivo di Germania e Francia è probabile che gli aggiustamenti non siano alla fine delle trattative rilevanti.

Si tratta comunque di un risultato molto positivo per l’Italia in quanto trasmette la chiara volontà dell’establishment europeo di voler salvaguardare l’impianto comunitario e di volersi impegnare concretamente, diversamente dal passato, ad aiutare tutti i paesi più in difficoltà a rimettersi su un sentiero di sviluppo economico apprezzabile.

Si tratta inoltre di un messaggio incisivo di programmazione della ripresa economica europea che aiuta molto i paesi più indebitati anche sul piano finanziario nell’iniettare fiducia negli investitori di titoli di stato.

 

Il Recovery Fund non sarà comunque uno strumento sufficiente per risanare il nostro paese. Abbiamo un disperato bisogno di salvare con tempestività il nostro sistema produttivo, al fine di salvaguardare il più possibile i livelli di produzione, di occupazione e di benessere sociale. Il Recovery Fund per motivi di tempistica di attuazione e di vincoli prestabiliti sulla allocazione delle risorse risponde ad una logica diversa. Interviene infatti in una fase in cui la nostra economia avrà già cancellato dal mercato molte imprese e molte altre le vedrà ridimensionate, e avrà già creato una crescita esponenziale della disoccupazione e della povertà. Con esso potremo porci quindi l’obiettivo di recuperare successivamente, con gradualità nel tempo, il terreno perduto, migliorando i fattori che agiscono sul potenziale della crescita ma non potremo evitare che il disastro in corso dilaghi. Le risorse di fonte europea hanno peraltro due caratteristiche che non soddisfano a pieno i nostri bisogni di risanamento e di rilancio: sono in gran parte nuovi debiti sottoposti a precisi piani di rimborso che peggioreranno ulteriormente il nostro rapporto debito/pil e che appesantiranno la gestione del bilancio statale in futuro e sono comunque quantitativamente insufficienti rispetto alla portata delle necessità finanziarie da soddisfare per intraprendere un cammino davvero virtuoso. Il nostro debito pubblico a fine 2020 si avvicinerà e forse supererà i 2600 miliardi di euro ed il rapporto debito/pil si avvicinerà alla soglia del 160% del pil.

 

Per tali ragioni, il nostro paese deve fare necessariamente ricorso ad interventi crash di originazione di risorse anche di fonte interna non fondata sulla crescita del debito. Qualsivoglia impostazione alternativa, fondata su una crescita ulteriore del deficit e del debito ci esporrebbe a rischi troppo alti di tenuta degli equilibri e molto probabilmente risulterebbe impraticabile e controproducente.

 

La strategia da seguire in questa “crisi senza precedenti” (così come definita dal governatore della Banca d’Italia), se vogliamo evitare i pesantissimi contraccolpi negativi su tutti i piani che cominceremo a toccare maggiormente con mano a partire dal prossimo autunno, non è quella di inseguire i problemi che stanno emergono via via, fornendo piccole dosi di sollievo assistenziale, lasciando che il sistema vada prima in coma ed  intervenendo poi più adeguatamente, in fasi postume, contando prevalentemente sugli aiuti esterni, ma è quella di entrare subito nel cuore del problema con strumenti innovativi e robusti, di emanazione interna, non di natura debitoria, configurati su base solidale e che agiscono sulla struttura finanziaria delle imprese e sulla domanda interna, tendenti a tenere in piedi tutto il sistema economico e finanziario,  a cui fanno seguito aiuti esterni europei di sostegno e di maggiore impulso alla crescita in settori strutturali più strategici.

(Continua)

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