Progetto per l'ltalia: il piano di rilancio per il Paese
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Progetto per l'ltalia: il piano di rilancio per il Paese

Una proposta che nasce sulla base di analisi, di studi e di esperienze elaborate per offrire un contributo per uscire da una situazione molto critica.

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Giuseppe M. Pignataro Modifica articolo

19 Giugno 2020 - 16.52


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A cura di:
Giuseppe Maria Pignataro

 

Cos’è “Un progetto per l’Italia”?

“Un progetto per l’Italia” è un piano che si pone l’obiettivo di realizzare un vero cambiamento delle prospettive economiche del paese, basato sul coraggio, la creatività e la ferma volontà di conseguire il risultato di riportare l’Italia tra i paesi più evoluti, più competitivi e più forti d’Europa.

• Il progetto è una proposta indipendente e non finalizzata ad iniziative politiche.

• È una proposta che nasce sulla base di analisi, di studi e di esperienze, elaborate per offrire un contributo ad uscire da una situazione molto critica, allo stato attuale ancora senza concrete prospettive di risoluzione.

• L’iniziativa nasce dalla convinzione che la strategia economica, allo stato posta in essere dal governo, non è idonea a superare le precarietà, le incertezze e le debolezze diffuse che sussistevano già prima della crisi pandemica e che la stessa ha amplificato in modo drammatico  rendendo ancora più impellente la necessità di eliminare i deficit strutturali del paese e di aggredire i mali endemici preesistenti; sembra mancare inoltre la consapevolezza che per conseguire gli obiettivi di risanamento strutturale occorre un sostanziale cambio di strategia rispetto al passato, basato sul fatto che data la stratificazione ed il consolidamento dei mali endemici che si sono ormai ramificati nel nostro paese, non funzionano i provvedimenti normativi riformatori spot emanati in un determinato momento dai governi in carica (i sette governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni ne hanno prodotti qualche centinaio con i risultati che tutti constatiamo) ma è necessario istituire degli organismi guidati da persone di provata competenza che operino in modo sistematico ed in pianta stabile sulle singole aree d’intervento, su un arco temporale sufficiente ad individuare tutte le iniziative necessarie e tutte le azioni di implementazione conseguenziali fino al raggiungimento pieno degli obiettivi prefissati.      

• La finalità di fondo di questo lavoro è quella di fornire una piattaforma di proposte indipendenti e libere, non vincolate quindi alle esigenze di ricercare un consenso politico o piegate alle necessità di soddisfare interessi di specifiche categorie che rappresentano il principale limite per elaborare un progetto di risanamento davvero idoneo al superamento di tutti i grandi problemi da cui il paese è afflitto. Vuole essere per questo una base di discussione solida su cui modellare, con il concorso di chiunque voglia partecipare, un piano organico ed adeguatamente strutturato per tornare a dare al nostro paese, in tempi ragionevolmente brevi, un futuro più tranquillo e migliore per tutti, fatto di una crescita a cui viene dato il giusto significato in termini quantitativi e qualitativi.

• È per questo un cantiere di lavoro aperto solo per iniziative ed idee che presentano una buona base di fattibilità e che rispondono a precisi criteri di efficacia per riuscire a trovare le soluzioni più appropriate ai singoli problemi da affrontare.

• Le linee guida del piano sono:

a) individuare le azioni strategiche essenziali più utili per contrastare la crisi più grave della nostra storia post bellica, da attuare in tempi ragionevolmente brevi, in sostanziale contestualità e con metodi innovativi;

b) realizzare un cambiamento socio-economico radicale, profondo, duraturo, ad alto impatto e tale da generare una grande iniezione di fiducia per il futuro del paese;

c) intervenire con un approccio di sistema in cui chi governa e chi opera nella società lavori insieme su obiettivi di comune interesse per definire e intraprendere iniziative realmente efficaci; è questo un approccio irrinunciabile per riuscire a creare le condizioni per ritornare a progredire in modo tangibile;

d) fare riferimento alle migliori esperienze internazionali per mutuarle nei nostri sistemi organizzativi e di funzionamento, avvalendosi in fase di elaborazione dei piani di azione definitivi anche di esperti dei paesi in cui sono presenti i modelli più efficienti ed evoluti.

• Il piano si compone di trentaquattro linee d’azione (otto azioni di generazione di risorse e 26 azioni d’impiego delle stesse), ognuna delle quali rappresenta uno snodo chiave di cui il paese ha bisogno per realizzare una vera ripartenza; ogni azione presenta alcune proposte di interventi specifici iniziali, da arricchire con altri contributi, per un totale di 300 interventi complessivi.

 

• Non avendo finalità di tipo politico, il piano è orientato ad affrontare prevalentemente temi di natura economica – finanziaria o tematiche strettamente interconnesse.

• La ratio di fondo che guida l’elaborazione è quella che nel nostro paese sussistono due macro-problemi che deprimono le sue potenzialità e che sono tra loro correlati: uno è rappresentato dal funzionamento del sistema, l’altro è di natura finanziaria; il primo riguarda il cattivo e spesso indecente funzionamento dell’apparato pubblico –istituzionale che si riflette inesorabilmente sull’ambiente economico e finanziario; il secondo è quello dell’eccesso del volume del debito pubblico che ci costringeva anche prima della crisi sanitaria ad una politica di risanamento permanente di tipo emergenziale dai contenuti perennemente limitati, a causa degli scarsi spazi di manovra che impediscono di attuare una politica economica di lungo termine effettivamente incisiva.

• La maggior parte dei tecnici sostiene che è sufficiente intervenire sul primo problema con le riforme strutturali per immettere il paese su un percorso virtuoso di sviluppo che progressivamente ridimensioni il problema dell’eccesso di debito.

• Nel nostro progetto, per contro, si ritiene che già a seguito del contesto, determinatosi dopo la crisi finanziaria del 2007 e dei debiti sovrani del 2011/12, i due problemi oltre ad alimentarsi reciprocamente non sono affrontabili efficacemente in forma disgiunta tra loro, e se appaiono esserlo in un dato momento, si tratterebbe di un risultato effimero, visto che gli shock avversi nell’economia mondiale si verificano ormai con una ciclicità non di lungo termine e siamo entrati in una fase in cui non siamo più in grado di sopportare nuove turbolenze.

Nel 2008 avevamo un debito pubblico di 1670 miliardi di euro ed un pil nominale dello stesso livello. Alla fine dell’anno in corso, dopo tre pesanti shock avversi, secondo le previsioni del governo del 24.4 (DEF) avremo un pil di circa 1660 miliardi ed un debito di circa 2600 miliardi. Di conseguenza in soli 12 anni abbiamo incrementato di quasi 1000 miliardi il nostro debito pubblico, peggiorando parallelamente la nostra situazione economica. Una performance disastrosa non riscontrabile per dimensione in nessun paese del mondo. La lettura di questa dinamica dovrebbe essere sufficiente a farci comprendere che non eravamo e non siamo sulla strada giusta per cambiare davvero le prospettive del paese.

• Il peso eccessivo del debito e della elevata onerosità che ne deriva costituisce un fattore strutturale di inibizione della crescita, molto opprimente, soprattutto in fasi di cicli economici caratterizzati da tassi di sviluppo globali contenuti e di bassa inflazione, che ci rende peraltro estremamente esposti ai rischi sistemici che sono suscettibili di materializzarsi in forma incontrollabile e in momenti imprevedibili, poiché ci impedisce di mettere in campo, all’occorrenza, azioni di contrasto adeguate.

Intervenire pertanto in stretta contestualità sui due fronti, quello della crescita e quello della vulnerabilità finanziaria, con un progetto in cui la causa principale di debolezza del paese (il volume del debito accumulato) non viene trascurata in origine rimandando la soluzione del problema ad una fase successiva, è un punto di partenza basilare per creare uno scenario favorevole ad una crescita di spessore; per tale ragione riteniamo che la grave crisi in atto non può essere affrontata basando tutta la generazione delle risorse da mettere in campo su fonti che presuppongono il solo ricorso a nuovo indebitamento dello stato.

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• L’acquisizione della consapevolezza che per superare la crisi in atto dobbiamo accettare di non fondare la nostra rinascita unicamente sugli aiuti esterni ma dobbiamo accettare anche di fare ognuno la propria parte nei limiti delle proprie possibilità è un passaggio necessario; nella situazione data riteniamo che sia questo il modo più efficace per trasformare un paese che declinava  vistosamente già prima della crisi da corona virus, pur possedendo molti punti di eccellenza, che si dibatte nella sua incapacità di esprimere una reazione davvero risolutiva alle crisi dell’ultimo decennio, in un paese di nuovo forte, autorevole, e con un futuro stabile, evoluto e virtuoso davanti a sé.

Gli obiettivi strategici del piano sono:

1) aggredire le principali cause di vulnerabilità funzionale, economica e finanziaria del paese, al fine di avviare un sano e solido percorso di rafforzamento strutturale nel campo sociale, istituzionale, ambientale, imprenditoriale e culturale, mobilitando una quantità di risorse sufficienti a tale scopo;

2) avviare un percorso di modernizzazione ed efficientamento dell’apparato pubblico ed istituzionale nella forma più ampia possibile, al fine di creare un ambiente ed uno scenario sempre più favorevole allo sviluppo del sistema sociale, economico, produttivo e finanziario del paese;

3) porre le basi per elevare il livello di benessere dei cittadini italiani, combattere con determinazione la povertà e tutte le forme di esclusione sociale, tendere a creare una società giusta, altamente meritocratica e che investe convintamente sulla formazione scolastica e culturale, con un più equilibrato grado di distribuzione delle ricchezze e con uno Stato efficiente, autorevole, capace di fare rispettare le regole e di mettere ogni cittadino in grado di soddisfare dignitosamente i propri bisogni primari.

 

Gli obiettivi operativi prioritari del progetto sono:

– riconquistare in breve tempo la piena fiducia degli investitori (italiani ed esteri) e dei mercati finanziari (indipendentemente dalle azioni messe in campo dalla BCE) per aprire un varco ampio verso la strada della crescita e verso l’utilizzo delle fonti che servono al miglioramento del livello di benessere della collettività;

– creare nuovi metodi per combattere efficacemente l’evasione fiscale puntando sulle politiche della non convenienza ad evadere per liberare risorse consistenti da destinare all’abbassamento della pressione fiscale;

– sburocratizzare la Pubblica Amministrazione in modo dirompente, creando una task force dedicata, per renderla un alleato del sistema economico e non un nemico come risulta essere attualmente;

– eliminare le complessità inutili e dannose del nostro apparato istituzionale e del nostro sistema economico e civile che concorrono ad alimentare il mal costume e la corruzione;

– investire sui giovani con grande convinzione favorendo con ogni mezzo possibile la creazione di nuove opportunità, in ogni campo economico ed eliminando gradualmente ogni forma di precariato;

– investire in una formazione scolastica evoluta, accessibile, inclusiva e che favorisca una ampia mobilità sociale;

– combattere le divisioni, le contrapposizioni, i corporativismi opportunistici che nuocciono al paese e abituarlo a fare sistema sulle aree di interesse strategico, soprattutto in fasi di grande emergenza;

– investire convintamente in etica e moralità, per estirpare dalla radice la corruzione e il mal costume, non solo con leggi repressive ma con una società che riscopre i valori fondamentali del vivere civile e che coltiva, giorno dopo giorno, il rispetto delle regole;

– incentivare e favorire gli investimenti delle imprese italiane come veicolo essenziale per produrre posti di lavoro;

– sbloccare tutti i pagamenti arretrati delle Pubbliche Amministrazioni eliminando una delle cause di maggior freno allo sviluppo economico e di arretratezza civile e finanziaria;

– favorire con grande convinzione la ripresa dei consumi interni adottando politiche incentivanti che aumentino i redditi disponibili del ceto medio e delle fasce più deboli;

– riattivare la piena fiducia nei meccanismi di concessione del credito a famiglie e imprese per accrescere i consumi privati, gli investimenti aziendali e l’imprenditorialità;

– riuscire a ridurre in modo incisivo il cuneo fiscale per migliorare la competitività delle imprese e aumentare il reddito disponibile delle famiglie;

– eliminare in tempi ragionevolmente brevi i malfunzionamenti nella giustizia civile e penale, combattere con ogni mezzo l’indeterminatezza del quadro normativo intervenendo con decisione e mettendo in campo azioni innovative e di attacco crash all’arretrato giudiziario, ed individuando meccanismi affidabili che non lo rigenerino;

  promuovere convintamente la parità di genere ed incentivare la crescita demografica con politiche di agevolazioni tangibili per le famiglie al fine di creare condizioni strutturali di sostenibilità del rapporto tra popolazione produttiva e improduttiva;

– mettere in campo idee per far diventare l’anzianità un fattore di creazione di valore e non un peso per la società, creando nuove forme di inclusione nel sistema produttivo;

– eliminare i deficit di civiltà come quelli esistenti nel nostro sistema carcerario e dare certezza assoluta della pena a chi delinque;

– introdurre meccanismi di interdizione preventiva delle intollerabili degenerazioni a cui assistiamo da molto tempo nell’utilizzo delle risorse pubbliche;

– snellire con decisione l’apparato pubblico eliminando tutto ciò che non serve o serve a poco, potenziando per contro le attività realmente produttive, con piani chiari e ben cadenzati;

– ripristinare la fiducia tra pubblica amministrazione e cittadini trasformando le istituzioni in veri motori di sviluppo e di assistenza al cittadino cambiando loro se necessario completamente le mission, riorientandole verso obiettivi di crescita economica e di benessere sociale;

– dare il massimo dell’assistenza a chi perde il lavoro per ritrovarne un altro; la soluzione di ogni singola situazione di difficoltà non può essere lasciato al mercato o alla solitudine dei singoli;

– fare una spending review seria e profonda, non guidata da esigenze emergenziali di bilancio ma dalla verifica analitica dei processi di formazione della spesa, in modo tale da saperla catalogare correttamente per saper eliminare le componenti non necessarie e riposizionare con sistematicità quelle meno produttive;

– razionalizzare tutti i servizi pubblici disboscando tutta quella miriade di società, molto spesso pletoriche, altamente inefficienti e dannose per l’economia del Paese;

– saper inventare un nuovo modello di sviluppo per il Sud favorendo forme di joint venture tra imprenditori del Nord e del Sud per trasferire capacità imprenditoriali tra aree sviluppate e aree depresse;

– combattere la criminalità con sistemi di aggressione straordinaria e con operazioni di intelligence che puntino nel tempo all’annientamento di tutte le mafie per bonificare i sistemi economici in tutti i territori del Paese;

– combattere la povertà, non considerandola un male endemico della nostra società ma come un’anomalia del nostro sistema economico la cui colpa non va ascritta a chi ne rimane vittima ma al sistema che la produce;

– qualunque siano le difficoltà da affrontare, dare sempre le certezze basilari ai cittadini: la scuola, la sanità, il lavoro, le pensioni, la sicurezza ambientale; su questi punti non devono esserci dubbi sulla volontà dello Stato di mettere in campo tutti gli sforzi affinché il nostro Paese si ponga stabilmente ai livelli dei paesi più avanzati e soprattutto non dia mai l’impressione di mettere in discussione la loro sussistenza.

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IL PIANO È STRUTTURATO IN VENTISEI AREE DI IMPIEGO DELLE RISORSE E IN OTTO FONTI DI FINANZIAMENTO

 

1° CAPITOLO – IMPIEGO DELLE RISORSE: VENTISEI LINEE D’AZIONE

 

  1. 1) LA RICAPITALIZZAZIONE DELLE IMPRESE DURAMENTE COLPITE DALLA CRISI PANDEMICA ATTRAVERSO I FONDI STRATEGICI SETTORIALI SOLIDALI
  2. 2) LA RIPRESA DELLA DOMANDA INTERNA ATTRAVERSO L’UTILIZZO DEI CERTIFICATI FISCALI DI SPESA
  3. 3) LA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
  4. 4) LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA CIVILE
  5. 5) LA RIFORMA FISCALE
  6. 6) LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO
  7. 7) L’APERTURA DEI MERCATI, PRIVATIZZAZIONI E LIBERALIZZAZIONI
  8. 8) LA CREAZIONE DI UN NUOVO MODELLO DI SILUPPO DEL SUD PER RIDURRE E AZZERARE NEL MEDIO LUNGO TERMINE LO SQUILIBRIO CON IL NORD
  9. 9) IL RILANCIO DELLA SCUOLA, DELLE UNIVERSITA’ E DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE
  10. 10) LA PRODUTTIVITA’ DELLE IMPRESE
  11. 11)IL RILANCIO DEGLI INVESTIMENTI PUBBLICI
  12. 12) IL RILANCIO DEGLI INVESTIMENTI PRIVATI ED ESTERI
  13. 13) IL RILANCIO DEL CREDITO BANCARIO
  14. 14) IL RILANCIO DEL MERCATO DELL’EDILIZIA
  15. 15) IL RILANCIO DEI CONSUMI PRIVATI E DEL COMMERCIO
  16. 16)IL POTENZIAMENTO DELL’EXPORT E DEL MADE IN ITALY

 

  1. 17)IL POTENZIAMENTO DEL SETTORE AGROALIMENTARE
  2. 18)IL RILANCIO DEL TURISMO
  3. 19)LA RICERCA E L’INNOVAZIONE
  4. 20)L’AMBIENTE E L’EFFICIENZA ENERGETICA
  5. 21)LA LOTTA A TUTTO CAMPO ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA E ALLA CORRUZIONE
  6. 22)LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE
  7. 23)GLI INVESTIMENTI SULL’ETICA, SULL’EDUCAZIONE CIVICA E SULLA MORALITA’
  8. 24)GLI INVESTIMENTI SULLA CRESCITA DEMOGRAFICA
  9. 25)LA LOTTA ALL’INIQUITA’ SOCIALE E ALLA POVERTA’
  10. 26)LO SVILUPPO DELLE ATTIVITA’ CULTURALI

 

 

 


I LINEA D’AZIONE – LA RICAPITALIZZAZIONE DELLE IMPRESE COLPITE DALLA CRISI PANDEMICA ATTRAVERSO I FONDI STRATEGICI SETTORIALI SOLIDALI

 

Obiettivi: creare dei fondi d’investimento originati dallo stato, dedicati a settori economici specifici, che investono le loro risorse in aziende particolarmente colpite dalla crisi, con la finalità di dare sostegno finanziario in modo conforme alle esigenze particolari di ogni singolo cluster di imprese, con un approccio solidale tra tutti i soggetti appartenenti alla categoria, fino al ritorno alla piena normalità.

Lo scopo di questa iniziativa è quella di: fornire sostegno finanziario con logiche non perseguibili dalle banche per tutte le piccole e medie imprese fino a 250 milioni di fatturato; creare un veicolo di risanamento aziendale supportato in forma mista publico/privato; intervenire per fronteggiare la crisi su ogni singola impresa in forma non standardizzata ed in forma adeguata alle specifiche necessità di ogni soggetto economico.

 

Modalità d’intervento:

lo stato crea una “Cassa per l’emergenza Italia”, ossia una holding che gestisce, coordina e controlla i vari FSSS creati (turismo, commercio, trasporto, piccola industria, ecc…..) e la dota di un capitale proprio di 9 miliardi;

per ogni fondo la cui governance viene affidata ai rappresentanti della categoria cui il fondo è dedicato, la Cassa per l’emergenza Italia di concerto con le categorie di imprese stabilisce un valore di risorse di cui ogni fondo deve essere dotato per operare (es: turismo 10 mld);

per ogni fondo lo stato tramite la Cassa apporta un capitale iniziale pari al 15% della capacità di spesa del fondo (es: turismo 1,5 mld.);

aderiscono al fondo tutte le imprese iscritte nelle associazioni di categoria;

il fondo finanzia la propria dotazione di capitale attraverso la emissione di obbligazioni bullet a 10 anni collocate sul mercato;

agli obbligazionisti viene riconosciuto un interesse annuo attraente (esempio: 4/5%, un rendimento adeguato alla tipologia di bond di fondi che investono in capitale di rischio ma con ampie garanzie);

il fondo alimenta le proprie entrate con una commissione corrisposta dalle imprese aderenti al fondo commisurata al proprio fatturato (es. turismo 2%, gettito annuo previsto 2 mld); tali entrate saranno utilizzate per pagare gli interessi agli obbligazionisti, per sostenere le spese di gestione del fondo e per creare un buffer di garanzia;

il fondo sostiene le imprese che ne fanno richiesta con acquisti di quote di capitale e/o con finanziamenti partecipativi, condizionando l’utilizzo delle risorse a precisi scopi di rilancio, senza entrare nella governance aziendale; il fondo destina anche una parte della sua dotazione per incentivare la domanda di turismo;

su ogni operazione il fondo trattiene una quota del 10% che viene accantonata in un conto di deposito a garanzia, intestato all’impresa sovvenzionata;

Il fondo rilascia al proprietario dell’ impresa sovvenzionata una opzione call  e riceve da quest’ultimo una opzione put; l’opzione call da diritto al proprietario di riacquistare la quota di capitale ceduta al fondo entro un periodo di cinque anni a partire dalla conclusione dell’apporto di capitale, anche in forma graduale e a condizioni di valore prestabilito; il fondo con l’opzione put acquisisce il diritto a partire dal quinto anno di definizione dell’operazione, di vendere il capitale acquisito al proprietario dell’impresa spalmando le vendite su un arco di cinque anni;

tutte le perdite del fondo sugli investimenti effettuati trovano copertura con una preordinata sequenza di applicazione:

nei depositi in garanzia trattenuti sulle singole operazioni (nel caso del fondo turismo: 1 mld);

nelle commissioni sul fatturato corrisposte dalle aziende aderenti al fondo (nel caso del fondo turismo: 1.5 mld. – somma residua dopo il pagamento degli interessi agli obbligazionisti);

nel capitale apportato dallo stato (nel caso del fondo turismo: 1,5 mld);

in una garanzia statale di ultima istanza e cioè esercitabile solo dopo aver constatato l’incapienza di tutte le altre; tale garanzia è sostanzialmente superflua ai fini pratici della sicurezza del rimborso del bond in quanto le prime tre coprono un rischio di default del 40% (un livello verificabile in uno scenario apocalittico) ma è necessaria per motivi di accesso al mercato dei titoli di stato che è l’unico che può consentire una raccolta ingente di fondi;

con queste modalità di funzionamento gli obbligazionisti avrebbero un bassissimo rischio di subire perdite sui loro investimenti;

all’ undicesimo anno il fondo viene liquidato e le somme eventualmente residue vengono restituite alle imprese che le hanno versate in forma proporzionale;

ad ogni impresa della categoria che aderisce al fondo viene riconosciuto un beneficio fiscale commisurato all’incremento di fatturato registrato rispetto alla base dati 2019 ridotta di una percentuale congrua (dal 30% al 70%, in funzione del settore d’intrevento), espresso in crediti d’imposta utilizzabili su un periodo di tre anni (esempio: incremento di fatturato del 20% su base dati 2019= credito d’imposta del 20% sul fatturato incrementale); tutte le operazioni sul capitale avverrebbero in esenzione fiscale;

 

Obiettivi strategici dello strumento:

 

generare una capacità di intervento molto robusta e potenzialmente adeguata a tentare il salvataggio di tutte le imprese che si trovavano in una situazione sana prima delle crisi pandemica;

intervenire con sostegni adattati alle specifiche esigenze di ogni azienda che richiede il sostegno del fondo e non in forma generica e standardizzata, per salvaguardare la loro capacità produttiva e conseguentemente la ricchezza del sistema paese e molti posti di lavoro;

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lo stato interviene per creare la dotazione di capitale di partenza dei fondi pari al 15% e per rilasciare le garanzie di ultima istanza in favore dei sottoscrittori delle obbligazioni in modo tale da favorire la raccolta delle risorse necessarie senza tuttavia accrescere sensibilmente il suo indebitamento;

creare uno strumento governato di fatto dalle specifiche categorie d’imprese che vi fanno ricorso;

mobilitare risorse in misura tale da consentire alle imprese di poter fare affidamento su forme di sostegno adeguate per quantità e qualità e poter permettere loro di programmare il proprio futuro con sufficiente tranquillità;

riconferire solidità a moltissime imprese in difficoltà finanziarie eviterebbe di provocare una crescita esponenziale delle sofferenze sul sistema bancario e ciò a sua volta eviterebbe fenomeni degenerativi quali la restrizione del credito associato a tale fenomeno;

generare un grande impatto benefico per tutto il sistema economico agendo su vasta scala in tutti i settori dell’economia, producendo benefici indotti per tutta la collettività e quindi anche per le finanze pubbliche.

 

Risorse da investire: nove miliardi a carico dello stato al fine di generare una raccolta di fondi non inferiore a 60 miliardi

 

Fonti di finanziamento: fondo per il rilancio e lo sviluppo economico dell’Italia

 

Tempi di realizzazione: tre mesi

 

Grado di rilevanza: irrinunciabile

II LINEA D’AZIONE: I CERTIFICATI FISCALI DI SPESA
Obiettivi: dare un forte impulso alla ripresa dei consumi e degli investimenti privati in una fase in cui tutti tendono a rinviare nel tempo le spese non di prima necessità ed evitare una caduta del pil troppo profonda e tutti i fenomeni degenerativi ad essa associati.

Modalità d’intervento: lo stato decide di emettere dei “certificati fiscali di spesa” preferibilmente con strumenti informatici che danno diritto a chiunque ne evidenzi il possesso a riscuotere crediti di imposta, aventi la caratteristica della negoziabilità e della trasferibilità al portatore, per una cifra adeguatamente consistente al fine di dare un contraccolpo positivo imponente ed immediato a tutta l’economia nel suo insieme;

tali titoli che abbiamo denominato “certificati fiscali di spesa” in quanto incorporano crediti verso lo stato utilizzabili dai beneficiari solo per consumi specifici, dovrebbero essere distribuiti direttamente dallo stato a determinate categorie di famiglie ( ipotesi: fino a 50.000 euro di reddito), comprendendo un’area più vasta possibile, e a tutte le piccole imprese più duramente colpite dalla crisi epidemiologica, sulla base di un criterio di necessità emergenziale da definire;

i certificati potranno essere utilizzati per acquisti di qualunque tipo di beni e servizi da tutte le attività economiche che decideranno di accettarli in pagamento delle loro forniture;

le imprese che li ricevono in pagamento delle loro merci o dei loro servizi venduti, potranno a loro volta utilizzarli come: risparmi d’imposta a partire dal 2022, dilazionando il loro impiego su un arco di tempo di tre anni; per pagamenti di acquisti di merci e servizi da altre imprese; mentre la cessione alle banche o a società di factoring da parte delle imprese per monetizzarli, potrà avvenire solo a partire dal secondo anno dalla loro emissione;

i certificati non potranno essere trasformati in denaro nelle transazioni tra i privati, affinchè esplichino pienamente la loro funzione di dare impulso alla crescita della domanda interna, ed avranno una scadenza per il loro primo utilizzo molto ravvicinata (60giorni);

saranno inoltre distribuiti ai beneficiari individuati, gradualmente e su base mensile, per compensare la perdita di reddito o di fatturato subita nel corso della crisi e/o per incrementare la capacità di spesa di famiglie con redditi di medio livello.

In questo modo tutti i soggetti che ricevono questo “contibuto” dallo stato avranno interesse a spenderlo il più presto possibile, compenseranno in buona parte la perdita di reddito o di fatturato subita senza accrescere l’indebitamento e la spinta alla crescita della domanda interna sarebbe certa ed adeguatamente consistente, limitando fortemente i danni economici che moltissime imprese stanno subendo per effetto della mancanza di un adeguato flusso di consumi;

lo stato dal canto suo non avrà un incremento di debito immediato ma subirà una contrazione delle sue entrate negli anni in cui i certificati fiscali saranno estinti dai detentori finali; tuttavia in questi anni il minor gettito fiscale sarà auspicabilmente compensato dalle entrate prodotte dalla crescita del pil che nel frattempo si sarà realizzato;

inoltre per effetto della diluizione su un arco di tre anni della estinzione dei certificati, a partire dal 2023, lo stato avrebbe un aumento di entrate immediato dovuto all’incremento dei consumi, degli investimenti e della produzione e quindi del pil, già a partire dal 2020 e una riduzione di entrate differite e diluite nel tempo per effetto della estinzione progressiva dei certificati;

il risultato netto potrebbe essere comunque molto positivo in quanto l’effetto tonificante immediato sull’economia attiverebbe un volano che svilupperebbe un ritorno a livelli di pil ante crisi molto più rapido di quello che si potrebbe avere in assenza di un tale strumento, salvando molte imprese da probabili default e salvaguardando quindi il potenziale di sviluppo della ricchezza del paese nel tempo.

I vantaggi associati a questo strumento potrebbero essere importanti:

i certificati fiscali di spesa andrebbero a dare immediati benefici a tutti coloro (privati cittadini ed imprese) che hanno problemi di liquidità e di carenza di fatturato, sarebbero assimilabili a dei trasferimenti in denaro a fondo perduto, creerebbero un evidente effetto benefico sui bilanci delle imprese che li ricevono in prima istanza e dovendo essere spesi in un tempo definito genererebbero di fatto un effetto surrogatorio della immissione della liquidità nel sistema;

non generebbero alcun debito immediato per lo stato ma minori entrate future, in anni in cui sono attese situazioni di sviluppo economico più confortanti, e creerebbero in tal modo un clima di maggior fiducia sugli investitori in titoli di stato;

potrebbero essere emessi per essere destinati a rilanciare settori economici specifici in forma selettiva: per acquisti di beni di prima necessità; per beni durevoli; per specifici settori industriali o commerciali; per servizi turistici; ecc….; in modo tale da indirizzare flussi di domanda ben definiti verso settori economici più bisognosi di rilancio;
potrebbero essere gestiti in modo snello attraverso delle autocertificazioni (di semplice compilazione) verificabili a posteriori e con modalità elettroniche;
il volume emesso sarebbe consistente ed idoneo quindi a rilanciare adeguatamente la ripresa economica;
avrebbero un effetto incisivo sul rilancio dei consumi in quanto con questo intervento lo strumento deve essere necessariamente speso in breve tempo.
Risorse da investire: 60 miliardi di euro pari al 3, 5% del pil di volume di certificati da emettere, con oneri zero a carico dello stato per i primi tre anni e 20 miliardi per anno per i tre successivi per effetto della loro estinzione;
Fonti di finanziamento: il bilancio dello stato a partire dal terzo anno dalla emissione in presenza di una probabile crescita del pil e quindi delle entrate statali che finanzieranno integralmente l’intervento.
Tempi di realizzazione: due mesi
Grado di rilevanza: alto

 

(1- Continua…)

 

 

 

 

 

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