Il Pil della Cina rimbalza nel secondo trimestre del 2020 e segna una crescita del 3,2% su base annua e dell’11,5% rispetto ai tre mesi precedenti: i dati battono le stime degli analisti, rispettivamente, di +2,5% e di +9,8%, dopo un primo trimestre pesantemente negativo per la pandemia (-6,8% e -9,8%). “I fondamentali di lungo termine di solida crescita dell’economia della Cina non sono cambiati e non cambieranno”, ha detto il presidente Xi Jinping.
Pechino prima economia a uscire dalla “secca” della pandemia – La Cina è il primo tra i principali Paesi finire e a emergere dalle secche del coronavirus e a tornare su un percorso di crescita dopo i devastanti effetti della pandemia scoppiata a inizio anno: il rimbalzo del 3,2%, infatti, inverte la rotta del tracollo del 6,8% di gennaio-marzo, configuratosi come la prima contrazione dal 1992, anno di inizio della raccolta statistica su base trimestrale. “L’economia nazionale ha superato progressivamente l’impatto avverso della pandemia nella prima metà del 2020 e ha dimostrato un momento di crescita tonica e di graduale ripresa”, ha notato l’Ufficio nazionale di statistica in un comunicato.
Export in crescita grazie al boom del materiale medico – L’interscambio commerciale espresso in dollari è tornato positivo a giugno rispetto maggio: l’export è cresciuto dello 0,5% grazie alla domanda del materiale medico protettivo anti coronavirus e dei prodotti farmaceutici, mentre l’import è aumentato del 2,7% sulla spinta della richiesta di componenti dell’elettronica e materie prime. Se l’export è salito dello 0,1% nel secondo trimestre e l’import si è contratto del 9,7%, le attese degli economisti è di una ripresa piena nella seconda metà del 2020 con il prevedibile recupero della domanda internazionale.
Ma l’Fmi la vede grigia per il resto del mondo – Mentre la locomotiva cinese riparte, il resto del globo arranca ancora. L’attività economica ha iniziato a riprendersi da livelli molto bassi ma l’incertezza resta alta, conferma il Fondo Monetario Internazionale nel documento preparato per il G20 dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali, che si terrà telematicamente il 18 luglio. Al G20 il Fondo chiede “sforzi collettivi”: “sono essenziali per mettere fine alla crisi finanziaria e rilanciare la crescita”. “Siamo entrati in una nuova fase della crisi, una fase che richiederà ulteriore agilità politica e azione per assicurare una ripresa durevole e condivisa”. Afferma il direttore generale del Fmi, Kristalina Georgieva, sottolineando che l’attività economica globale “ha iniziato gradualmente a rafforzarsi. Ma non siamo ancora fuori dai guai”.
Allarme default pmi, potrebbero triplicare – Il Fmi lancia l’allarme per il possibile balzo dei default fra le imprese. Le richieste per la bancarotta negli Stati Uniti nel 2020 hanno raggiunto livelli non visti dalla crisi finanziaria. E secondo una analisi dello staff del Fondo su 17 Paesi, le bancarotte potrebbero triplicare da una media del 4% delle piccole e medie imprese prima della pandemia al 12% nel 2020 senza aiuti pubblici. “L’aumento maggiore sarebbe in Italia in seguito al forte calo della domanda aggregata e l’elevata produzione in industrie” che richiedono molti contatti. “Molti Paesi saranno profondamente colpiti dalle cicatrici economiche della crisi” del coronavirus: “preoccupano” i problemi del mercato del lavoro con alcuni paesi che fra marzo e aprile hanno perso più posti di quanti creati dalla fine della crisi finanziaria, dice ancora Kristalina Georgieva. La pandemia, mette in evidenza, “aumenterà probabilmente la povertà e le disuguaglianze. Da qui l’invito ai paesi del G20 a lavorare insieme per sfruttare le opportunità offerte dalla crisi per un “futuro migliore”
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