L’Italia si aggiudica la fetta più grande dei sussidi e dei prestiti del Recovery Fund. E’ quanto emerge da due tabelle diffuse da fonti italiane con la stima della ripartizione tra i Paesi. All’Italia andrà “il 28% dei fondi”. Secondo le stime Roma dovrebbe ricevere 81,4 miliardi di sussidi, seguita dalla Spagna con circa 72 miliardi, dalla Francia con 40 miliardi, dalla Polonia con circa 32 miliardi e dalla Germania con oltre 25 miliardi. Ecco quando arriveranno i fondi e come potremo spenderli.
Quanto ai prestiti, Roma avrebbe circa 127,4 miliardi di euro, Madrid circa 90 miliardi, Varsavia poco meno di 40 miliardi, Bucarest poco meno di 20 miliardi, mentre Praga e Lisbona avrebbero oltre 15 miliardi di euro.
Secondo le stime, beneficeranno dei sussidi (grants) previsti dal Recovery Fund, nell’ordine: Italia, Spagna, Francia, Polonia, Germania, Grecia, Romania, Portogallo, Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia, Croazia, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Austria, Lituania, Finlandia, Lettonia, Slovenia, Danimarca, Estonia, Irlanda, Cipro, Malta e Lussemburgo.
Dal Recovery Fund all’Italia arriveranno, in totale, 209 miliardi di euro. Ma quando, come e perché il nostro Paese potrà utilizzarli? Innanzitutto, va specificato che il denaro verrà distribuito sotto forma di sussidi (per l’Italia 82 miliardi, che non andranno restituiti in quanto a fondo perduto) e di prestiti (127 miliardi). Si tratta di soldi che arriveranno tra il 2021 e il 2023. Vediamo come.
Quando – Il denaro verrà distribuito tra il 2021 e il 2023: il 70% nel 2021-2022 (è in questi due anni che l’Italia avrà 146 miliardi) e il 30% entro la fine del 2023 (63 miliardi per il nostro Paese).
E’ previsto un prefinanziamento del 10%, un anticipo delle risorse che arriveranno sempre nel 2021, ma prima delle altre. Per l’Italia si tratta di 20,9 miliardi di euro. Questo denaro potrà essere utilizzato per coprire una parte delle spese imposte dal coronavirus.
Come – Cosa deve fare l’Italia per avere i soldi? Il nostro Paese, come gli altri, deve preparare un Recovery Plan nazionale, un piano triennale (2021-2023) che verrà presentato in autunno e, anche se giudicato idoneo, sarà successivamente “riesaminato e adattato, ove necessario, nel 2022 per tenere conto della ripartizione definitiva dei fondi per il 2023”. Il piano dovrà essere in linea con le raccomandazioni della Commissione, la quale lo valuterà entro due mesi dalla presentazione (quindi novembre-dicembre).
Non solo. Un punteggio più alto “deve essere ottenuto per quanto riguarda i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese”. Per quanto riguarda l’Italia, le richieste sono una riforma della giustizia, una del fisco e una del lavoro. Fondamentale per la valutazione positiva anche “l’effettivo contributo alla transizione verde e digitale”.
Su proposta della Commissione, il piano dovrà poi essere approvato a maggioranza qualificata dal Consiglio. Uno o più Stati membri, in via eccezionale, possono dire che ci sono “gravi scostamenti dal soddisfacente conseguimento dei pertinenti target intermedi e finali” e chiedere di portare la questione al Consiglio europeo.
Perché – Il criterio per la ripartizione dei fondi è doppia. Inizialmente, per il denaro che verrà erogato nel 2021 e nel 2022, il calcolo verrà effettuato in base al tasso di disoccupazione relativa al periodo 2015-2019; per il 2023 l’assegnazione avverrà sulla base della perdita di Pil reale nel periodo 2020-2021.
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