Ci sono più vantaggi o svantaggi nel ricordo al Mes?
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Ci sono più vantaggi o svantaggi nel ricordo al Mes?

La convenienza o meno del Mes deve essere valutata osservando gli impatti di bilancio e economico-finanziari provocati durante l’intero arco del ciclo vitale dai flussi di entrata e di uscita ad esso associati.

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Giuseppe M. Pignataro Modifica articolo

29 Luglio 2020 - 20.08


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Anche dopo il buon risultato ottenuto dall’Italia nel Consiglio Europeo sul Recovery Fund il dibattito sul Mes nel nostro paese non accenna affatto ad attenuarsi.
Facendo seguito ai nostri articoli del 18.04.2020 e del 12.5.2020 ritorniamo pertanto in argomento per offrire un ulteriore approfondimento, puntando direttamente ad esporre i singoli vantaggi e svantaggi che lo strumento prospetta.
Partiamo dai vantaggi:
Il Mes consentirebbe al nostro paese di investire in un tempo relativamente breve una cifra molto importante (36 miliardi di euro) nel sistema sanitario consentendo un suo miglioramento qualitativo e strutturale molto consistente;
trattandosi di una spesa per nuovi investimenti si potrebbe dare una discreta spinta alla crescita del pil; tuttavia il moltiplicatore fiscale (fattore che misura l’intensità della crescita/decrescita del pil in relazione ad una variazione di spesa o di entrata nel bilancio dello stato) non è facilmente definibile in quanto non sappiamo come le risorse sarebbero effettivamente impiegate tra spesa corrente e spesa infrastrutturale;
ci sarebbe infine un “consistente” vantaggio in termini di risparmio di interessi; un punto evocato continuamente dai fautori come argomento a sostegno del ricorso allo strumento essendo i prestiti del MES concessi alle condizioni di un prenditore con rating AAA.
In merito a quest’ultimo punto va rimarcato che un tema così rilevante di finanza pubblica non può essere risolto in modo semplicistico: “il MES ha un costo in termini di interessi prossimo allo zero mentre i BTP a 10 anni hanno un costo di circa l’ 1.50%, pari a circa 500 milioni per anno, quindi il MES è molto conveniente perché in dieci anni risparmiamo una cifra consistente.
La convenienza o meno del finanziamento del MES deve essere infatti valutata osservando gli impatti di bilancio e economico-finanziari provocati durante l’intero arco del ciclo vitale dai flussi di entrata e di uscita ad esso associati.
Per operare in tal modo occorre innanzitutto ricordare che il finanziamento del MES è un prestito di una istituzione intergovernativa in favore di uno stato che prevede precise modalità di rimborso (rimborso in 8 anni con un periodo di 2 anni preammortamento).
Le rate di rimborso (circa 4 miliardi all’anno a seguito del tiraggio dell’intera somma disponibile per l’Italia) devono quindi essere in qualche modo finanziate; ciò può avvenire mediante tre possibilità:
in presenza della esigenza di non accrescere il deficit di bilancio, diminuendo la spesa pubblica;
accrescendo le entrate, per soddisfare sempre l’esigenza di non accrescere il deficit di bilancio;
ricorrendo all’ ampliamento del deficit di bilancio che implica automaticamente il ricorso alla emissione di nuovo titoli di stato.
Nei primi due casi avremmo due svantaggi certi:
ridurremmo l’erogazione di servizi nei confronti dei cittadini o ridurremmo il loro reddito disponibile attraverso la crescita della imposizione fiscale;
produrremmo in entrambi i casi un effetto depressivo sul pil.
Nel terzo caso il ricorso al nuovo indebitamento avverrebbe a tassi presenti sul mercato del debito pubblico italiano nello specifico momento e che dipenderanno dalla percezione del rischio paese in quella fase. Se, com’ è altamente probabile i tassi sui titoli di stato italiani manteranno un significativo differenziale di costo rispetto ai titoli tripla A il finanziamento erogato dal MES si trasformerebbe gradualmente in un debito con lo stesso costo del debito Italia di oggi che peraltro va, man mano che matura, a sua volta finanziato. Di conseguenza il risparmio di interessi evocato dai fautori è effimero e ci sarebbe in concreto solo mediante il non ricorso al nuovo debito del MES.
Ne consegue che nell’ intero ciclo di vita del finanziamento avremmo svantaggi non trascurabili:
i benefici iniziali derivanti dall’utilizzo dei fondi del MES sarebbero pagati di fatto dagli italiani con riduzione di altri servizi pubblici, con un maggiore carico fiscale o con un aumento permanente del volume del debito;
gli eventuali effetti espansivi iniziali (incerti) degli investimenti in sanità sarebbero successivamente compensati dagli effetti depressivi certi associati agli aumenti delle imposte o alla riduzione delle spese, di non trascurabile entità su base annua;
non può peraltro essere trascurato che nuovi investimenti in altre strutture ospedaliere comportano una crescita certa di altra spesa corrente per il loro mantenimento che a sua volta va finanziata.
In definitiva per decidere in modo serio e professionale se conviene o meno aderire al MES i fautori dovrebbero quanto meno presentare un piano economico finanziario in cui si evidenziano in modo preciso gli effetti quali- quantitativi sulla finanza pubblica e sulla economia del paese. Solo dopo, si potrebbe procedere con uno schieramento consapevole in cui le argomentazioni dei fronti contrapposti possono confrontarsi su un terreno privo di semplici congetture di pseudo economia finanziaria e pure valutazioni di stampo ideologico, così come il dibattitto è oggi caratterizzato.

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