Il sopraggiungere dell’emergenza sanitaria e le misure restrittive introdotte nel periodo del lockdown hanno provocato “forti perturbazioni” nel mercato del lavoro. Nel complesso, nei primi sei mesi dell’anno si registrano 578mila posizioni lavorative in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: un saldo dovuto a una diminuzione di 1 milione 567mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente (-362mila a tempo indeterminato e -1 milione 205 mila a termine) e un calo di 988 mila cessazioni (-207mila a tempo indeterminato e -781mila a termine). Lo rilevano l’Istat, il ministero del Lavoro, l’Inps, l’Inail e l’Anpal nella Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione del secondo trimestre.
Dopo un progressivo rallentamento della crescita nel mese di marzo, spiega la Nota, il saldo annuo delle posizioni lavorative alle dipendenze diviene negativo a partire da aprile, aggravandosi ulteriormente nel corso del trimestre per poi mostrare qualche segnale di miglioramento nell’ultima settimana di giugno: le variazioni annualizzate delle posizioni lavorative alle dipendenze scendono da -100mila il 15 aprile, a -226mila il 15 maggio, a -236mila il 15 giugno per poi migliorare a -152mila il 30 giugno in confronto a un anno prima. Queste variazione tendenziali tengono conto dei flussi di attivazioni e cessazioni accaduti in tutto l’arco dei dodici mesi, considerando anche l’aumento tendenziale acquisito prima dell’arrivo dell’emergenza sanitaria.
Le contrazioni – rispetto al volume delle posizioni lavorative perse – hanno riguardato l’agricoltura (-8mila posizioni), l’industria (-66mila posizioni) e soprattutto i servizi (-504 mila posizioni al 30 giugno). E’ il comparto dell’alloggio e ristorazione a far registrare la perdita più significativa di posizioni (-273mila posizioni al 30 giugno) su cui hanno pesato in modo particolare le mancate attivazioni (e in particolare quelle relative al lavoro a tempo determinato), così come anche nell’ambito del commercio (-52mila). Nelle attività professionali afferenti al noleggio e servizi alle imprese la contrazione delle posizioni (-48 mila) è invece da imputare al numero crescente delle cessazioni, particolarmente elevate in concomitanza dei provvedimenti normativi.
In forte flessione i contratti a tempo determinato nel secondo trimestre: si registra un calo di 485mila posizioni lavorative rispetto all’anno precedente. Nelle sole imprese private risultano 1 milione 112mila posizioni lavorative in meno nel periodo, considerando anche il lavoro in somministrazione e intermittente.
Nel secondo trimestre 2020 l’occupazione risulta in forte calo sia rispetto al trimestre precedente sia su base annua; il tasso di occupazione destagionalizzato scende al 57,6% (-1,2 punti in tre mesi). Sulla base dei dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, che include tutte le forme di lavoro autonomo e alle dipendenze, nel secondo trimestre l’occupazione stimata al netto degli effetti stagionali è pari a 22 milioni 760 mila persone. L’acuirsi dell’emergenza sanitaria e delle limitazioni da essa imposte nel corso del trimestre (chiusura dei settori produttivi non essenziali e limitazioni negli spostamenti) ha portato a un forte calo del numero di occupati in termini tendenziali (-3,6%, -841mila) e congiunturali (-2%, -470mila).
Nello stesso periodo l’input di lavoro misurato in termini di Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) subisce una eccezionale diminuzione sia sotto il profilo congiunturale (-11,8%) sia su base annua (-17%), come conseguenza della riduzione delle ore lavorate a seguito delle notevoli perturbazioni indotte dall’emergenza sanitaria. L’andamento del quadro occupazionale si è sviluppato in una fase di forte flessione dei livelli di attività economica, con il Pil che nell’ultimo trimestre segna una diminuzione congiunturale del 12,8%.
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