L’amministratore delegato dello storico marchio di pasta ‘La Molisana’, Giuseppe Ferro, in un’intervista ha dichiarato che “è da settembre che si parla ricorrentemente di grandi rialzi del prezzo della pasta. Io dico che la materia prima, il grano, ha fatto segnare in questi mesi un aumento del 100% del costo, quasi raddoppiato. I mulini utilizzano l’acqua per l’impasto con grano o semola e quindi quando la materia prima raddoppia non ci sono alternative: bisogna aumentare il prezzo di vendita”.
“Ci sono ulteriori costi per l’azienda che sono comunque rilevanti nella somma. E sono i costi energetici, dal gas all’elettricità, che hanno visto degli aumenti pazzeschi, e che pesano sulla nostra industria per decine di milioni di euro. Ma anche il cellophane che serve per avvolgere la pasta e anche i cartoni, e cioè l’imballo secondario con cui noi spediamo la pasta, hanno visto enormi aumenti” ha continuato Ferro.
Secondo Ferro “sono già due-tre mesi che noi abbiamo questa esigenza enorme di aumentare i listini. Alla fine l’aumento della pasta molto probabilmente sarà intorno ai 40-50 centesimi al chilo. E l’aumento per persona nel 2022 del costo della pasta dovrebbe essere tra i 6 e i 7 euro. Il più grande aumento della pasta nella storia peserà quindi per circa 7 euro a persona. Se infatti consideriamo un aumento di 35-40 centesimi al chilo, che è quello che si dovrebbe almeno ottenere da parte nostra, per 23 chili, che è il consumo pro capite di pasta, per i mesi dell’anno abbiamo davanti, il conto è fatto”, sottolinea.
E per chi, come La Molisana, produce in filiera integrata tutto il grano ‘made in Italy’ che serve per la produzione della pasta pesano anche “i costi dei concimi e dei semi che sono aumentati. Qualunque cosa che noi compriamo è aumentata in modo molto molto rilevante”.
E comunque secondo Ferro l’aumento dei costo della pasta “è un fatto straordinario, probabilmente tra un anno-un anno e mezzo sarà tutto già risolto, anzi sicuramente”.
Intanto, però secondo Ferro, sarebbe necessario “bloccare le esportazioni di grano italiano in altri paesi come ad esempio quelli del Nord Africa. Tutti i paesi di questa area sono importatori netti di grano duro e lo comprano nei vari paesi del mondo. Andrebbe quindi subito bloccata l’esportazione dal nostro Paese, visto che l’Italia è già di suo deficitaria nella produzione di grano”.
E per Ferro “il contratto di filiera è una cosa molto positiva perché il mercato, come dire, si adegua. Ma la quantità prodotta è sempre quella durante l’anno. O vendi in filiera o vendi in contrattazione libera la quantità che si produce è la stessa. E siccome che oltre tanto in Italia non si riesce a produrre bisogna importarlo da altri Paesi”, aggiunge.
Per le imprese del settore, secondo Ferro, non c’è via d’uscita all’aumento de prezzi. “Le aziende produttrici di pasta -ribadisce ancora l’ad di La Molisana- non possono fare a meno degli aumenti, e questi aumenti purtroppo ricadranno sulle persone, sui consumatori. Ma è la grande distribuzione che deve avallare, deve dire ok sono ineludibili questi aumenti, bisogna farli per forza. Su questo c’è un po’ una lotta tra aziende e distribuzione, perché quest’ultima aumentando i prezzi crea svalutazione, perdita di potere d’acquisto da parte delle persone”, rimarca l’industriale.
Nonostante le difficoltà ‘La Molisana’ guarda al futuro con fiducia. “Noi siamo stati tra i primissimi -sottolinea Ferro- a usare grano italiano per la produzione della pasta e ne andiamo molto fieri. Prima il grano italiano non era visto come grano di qualità ma da quando abbiamo cominciato a utilizzare la buona pratica agricola, la scelta delle sementi certificate e altro la qualità è diventata elevatissima. Utilizzare il grano italiano, fare guadagnare i nostri agricoltori e fare un prodotto di altissima qualità secondo me è stata una grande mossa. Noi puntiamo nell’arco di due anni ad arrivare a superare la produzione di 200 mila tonnellate di pasta, quest’anno siamo appena sotto 170mila tonnellate”, rivela l’ad di La Molisana.
Un futuro che si basa su quanto fatto nel corso di questi anni fin dall’acquisizione dello storico marchio, nel 2011, da parte della famiglia Ferro. “Noi siamo partiti nel 2011 con un fatturato di 16 milioni, quest’anno ne fatturiamo quasi 300. Abbiamo puntato tanto sull’innovazione tecnologica e sulla sostenibilità ambientale, e abbiamo innovato anche sui formati di pasta come ad esempio con lo spaghetto quadrato e tanto altro”, conclude Ferro.