Quando se ne è parlato per la prima volta sembrava una favola, una di quelle notizie curiose che i giornali pubblicano per suscitare l’ironia nei lettori. Invece ormai la carne sintetica sta diventando una realtà di grande peso, se non un’alternativa alla produzione agroalimentare. Qualche osservatore sostiene che rappresenterà uno dei primi mercati in un futuro non troppo lontano e probabilmente ha ragione. L’aumento demografico preoccupa e in molti si chiedono come sarà possibile nutrire 9 miliardi di persone, senza diversificare l’offerta delle risorse alimentari. Un modo per venire incontro alla scarsità di prodotti alimentari potrebbe essere dunque quello di rivolgersi alla carne sintetica e a dimostrare quanto questa ipotesi sia credibile sta un dato significativo: anche investitori del calibro di Bill Gates hanno dichiarato che si tratta di un settore in cui vale la pena di investire. Quello che alletta gli investitori è l’urgenza mondiale di trovare risorse alternative ed ecosostenibili, per far fronte al problema ambientale che è ormai entrato sia in politica che nella vita quotidiana con grande prepotenza.
L’industria sembra essere molto gettonata e fa gola a molti investitori. In molti hanno suggerito di iniziare a investire nella carne sintetica, che potrebbe, a lungo tempo, essere anche appoggiata da leggi politiche ad hoc. Grazie agli ultimi sviluppi degli ultimi decenni, anche i dilettanti posso cimentarsi nei loro primi investimenti senza grandi percentuali di rischi. Va menzionato, comunque, che è possibile arginare il rischio cercando di diversificare e creare un portafoglio etf bilanciato, piuttosto che puntare su un cavallo solo.
Pioggia di investimenti sulla carne sintetica
L’altro elemento che conferma il settore della carne sintetica come uno di quelli da tenere d’occhio sono gli investimenti consistenti che sono stati allocati in questo ambito nel corso della pandemia. Secondo gli esperti di McKinsey, almeno 350 milioni di dollari sono stati investiti nello sviluppo di questo mercato da colossi di livello internazionale nel settore delle proteine animali come Tyson e Nutreco. Anche alcune holding finanziarie, come Temasek e SoftBank, hanno puntato il loro interesse su un prodotto che sembra aprire la porta ad un nuovo mondo. Denaro destinato alle circa cento start up che lavorano nel settore che non appassiona solo gli esperti finanziari a caccia dell’affare migliore ma anche i vip e gli attori di Hollywood. Tra i “fan” della carne sintetica figura, per esempio, Leonardo Di Caprio, da sempre attento alla protezione dell’ambiente, che ha deciso di investire su due società come Aleph Farms e Mosa Meat, che creano carne lavorando su cellule bovine modificate e lavorano in Israele e in Svezia. Per il protagonista di Titanic questi investimenti servono a contrastare la crisi climatica, visto che le produzioni di carne sintetica hanno un impatto minore sull’ambiente rispetto agli allevamenti reali. È convinto che si tratti di uno dei modi più efficaci per combattere l’inquinamento e rimodellare il sistema alimentare globale. In particolare, Mosa Meat, la società su cui ha puntato i propri interessi, gli pare aver aperto la strada a un modo più gentile di produrre vera carne di manzo. La dimostrazione è stato il primo hamburger di manzo coltivato al mondo, presentato nel 2013. Una logica simile a quella di un altro nome di spicco, ovvero Bill Gates, che pure ha deciso di investire in questo comparto.
La tecnologia favorisce il settore
L’iniezione di capitali freschi ha avuto di certo un effetto positivo, visto che le tecnologie sono migliorate molto rapidamente. Adesso esistono diverse tecniche per produrre hamburger e bistecche sintetiche, che sembrano simili a quelli reali. Odore, sapore e consistenza non deludono grazie all’uso di proteine vegetali e alla coltivazione di cellule animali in laboratorio. Anche l’utilizzo della stampa 3D viene privilegiato per lavorare sul fronte della “somiglianza” con la carne tradizionale. Con il progresso delle tecnologie, è arrivata anche la diminuzione dei costi, che prima erano proibitivi, rendendo questi prodotti davvero inavvicinabili per i più, ma adesso sembrano diventare più abbordabili. Nel 2013 il primo hamburger prodotto con carte coltivata in laboratorio costava 300mila dollari; tre anni dopo per un chilo di polpette della Memphis Meat ne servivano 44mila. Quest’anno, invece, la Future Meat Technologies ha fatto sapere che ha prodotto un petto di pollo da 160 grammi che costa soltanto 4 dollari. Gli analisti sono convinti che da questo punto in poi arrivare a spendere 5 dollari per un chilo di carne sintetica sarà semplice. Gli esperti di McKinsey non hanno dubbi: entro il 2030, la carne sintetica arriverà a costare tanto quanto quella animale. E potrà essere anche di altissima qualità, come il manzo wagyu, la carne giapponese che ora costa mille euro al chilo ma in dieci anni potrebbe valerne solo dieci, se prodotta in laboratorio, pronta per finire in padella.
I vantaggi per occupazione e ambiente
Il settore della carne sintetica, peraltro, rappresenta anche una buona opportunità sotto il profilo professionale, un elemento che lo rende ancora più appetibili per gli investitori. In base alle stime di McKinsey, nella filiera dell’industria della carne sintetica servono 5mila operatori per produrre 500 mila tonnellate di proteine sintetiche. Non tanti in meno rispetto al numero di coloro che lavorano secondo la formula tradizionale per produrre un analogo quantitativo di bistecche e hamburger. Agli operai delle aziende che producono la carne, poi, vanno aggiunti quelli dell’indotto, come gli zuccherifici, essenziali per i processi di fermentazione. L’elemento di maggior interesse, comunque, rimane quello ambientale, anche perché secondo le stime della Fao, gli allevamenti nel mondo sono responsabili di 135 milioni di tonnellate di azoto e 58 milioni di tonnellate di fosforo depositate nell’ambiente ogni anno. Non il solo danno, peraltro, se si considera che per produrre carne si consumano risorse preziose. Ad esempio, negli Usa si impiegano 157 milioni di tonnellate di cereali per alimentare gli allevamenti che producono solo 28 milioni di tonnellate di carne destinata all’alimentazione umana. Una situazione non dissimile rispetto a quella dell’Europa. Ecco perché la carne sintetica si rivela come una strategia da perseguire. E su cui puntare l’attenzione anche sotto il profilo finanziario, visto che sempre secondo gli analisti di McKinsey entro il 2030 su questo settore ci saranno investimenti totali pari a ben 25 miliardi di dollari: una sirena per gli investitori che hanno voglia di diversificare.