Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia nel 2001 e docente alla Columbia University, commenta e critica la dipendenza dell’Europa dalla Russia per quanto riguarda la fornitura di gas: “Francamente ci si poteva pensare prima di legarsi mani e piedi a un unico fornitore, per di più di provata inaffidabilità. All’università lo insegnano ai ragazzi del primo anno di economia: mai dipendere da nessuno”.
Stiglitz aggiunge: “Purtroppo quello che sta accadendo conferma che la Russia non può essere un partner affidabile – dice l’economista- che non ha senso trascinarla in un ambito di globalizzazione corretta, produttiva per tutti, basata su semplici ma basilari regole di lealtà e cooperazione”.
Stiglitz non è preoccupato per il futuro, soprattutto non dalla Cina. “La speranza è costruire un mondo in cui le parole tornino a contare, il dialogo anziché la contrapposizione -dice-. L’incognita cinese? Non credo che sia loro interesse creare un blocco con la Russia e appoggiarla militarmente, i cinesi non sono così ingenui. In futuro la Russia avrà bisogno della Cina come forte spalla e come mercato sicuro, la Cina molto meno della Russia perché il suo mercato è il mondo, e non può permettersi scontri totali né di finire all’angolo con un partner scomodo e pericoloso”.
Il pensiero di Stiglitz, davanti alla crisi attuale acuita dalla guerra va anche ai paesi più poveri che dipendono dalle forniture di Russia e Ucraina: “Chi gli manderà il grano, il mais, anche il petrolio che viene a mancare? si chiede Stiglitz-. Vede, l’America e l’Europa hanno spalle forti e, diciamo in sei mesi, possono riorganizzarsi per le forniture di qualsiasi bene e diversificare le fonti di approvvigionamento. Ma per i paesi poveri, legati a un unico fornitore, questo è difficilissimo, diventa davvero questione di vita o di morte”.