Confindustria è tutt’altro che indifferente alla crisi energetica che sta travolgendo l’Europa, una situazione accelerata e aggravata dalla guerra in Ucraina. Con le difficoltà negli approvvigionamenti, le industrie potrebbero andare in estrema difficoltà, relegando il paese a una situazione di profonda crisi. Per questo, il presidente dell’unione degli industriali Carlo Bonomi ha chiesto interventi importanti e decisi da parte del governo.
In un’intervista al Corriere della Sera, il presidente di Confindustria sottolinea che la difesa dell’industria è un fattore di sicurezza nazionale, perché crea reddito e lavoro. Gli industriali propongono inoltre un cambio di passo sugli impianti di fonti rinnovabili fermi per mancanza di autorizzazioni; riservare alle imprese una quota di energia prodotta da rinnovabili che rifletta i costi effettivi di produzione; aumentare la produzione di gas nazionale oltre quanto già deciso fino ad oggi. Si legge sul Corriere:
L’Italia ha proposto un «price cap», un tetto al prezzo del gas, imposto da tutta l’Unione europea ai produttori di Paesi terzi. È la strada giusta?
«Lo è, certo. Ma se l’Europa non lo vuole fare, come sembra finora, dobbiamo farlo da soli: un price cap che valga in Italia sul prezzo del gas comprato all’ingrosso, molto sotto i livelli attuali».
È un’opzione esaminata ma scartata fin qui dal governo. Fattibile?
«Fattibilissimo. L’Arera, l’autorità dell’energia, convoca le imprese importatrici di gas e chiede trasparenza sui loro contratti. Può farlo. Dobbiamo sapere quanto pagano il gas e conoscere la durata dei contratti. Non credo che gli importatori comprino tutto il gas ai prezzi di mercato, impazziti, di queste settimane. A quel punto capiremo come applicare un price cap e quali sono i profitti sull’elettricità. Quest’ultima viene rivenduta a tariffe che riflettono l’altissimo prezzo di mercato attuale del gas: vedremo se c’è chi specula».