Nel 2020 la Russia ha fornito all’Italia il 43,3 per cento del gas naturale importato, con la media europea ferma al 38,7 % e il 52,7 % del carbone – 45,6% per la Ue. Per i prodotti petroliferi l’incidenza delle importazioni dalla Russia era inferiore (12,5 per cento per l’Italia, 22,8 per la Ue). Il dato emerge dalla Relazione annuale della Banca d’Italia secondo le cui “valutazioni, soggette a elevati margini di incertezza in relazione a fattori di natura tecnico-economica e geopolitica, a fronte di un’eventuale interruzione dei flussi dalla Russia, in Italia un maggiore ricorso ad altri produttori o alle estrazioni nazionali potrebbe consentire di compensare nell’immediato (prima del prossimo inverno) quasi due quinti delle mancate importazioni».
Nel breve periodo, sottolinea il documento, «la possibilità di ricorrere a fornitori alternativi è limitata ai paesi già collegati attraverso gasdotto (Algeria, Azerbaigian, Libia, Norvegia e Paesi Bassi) e alle importazioni via nave di gas naturale liquefatto, tenendo conto della capacità di rigassificazione degli impianti esistenti. Nel medio periodo un contributo essenziale potrà derivare da maggiori investimenti in fonti rinnovabili”
Nel 2020 per l’Italia le importazioni nette di gas naturale, petrolio e carbone rappresentavano circa il 93 per cento del consumo interno lordo di energia ottenuta da questi beni. Nella Ue le importazioni nette coprivano l’84 per cento del consumo interno lordo per il gas naturale e il 106 per i prodotti petroliferi. Il consumo interno lordo di energia in Italia ammontava a circa 5,9 milioni di terajoule. L’incidenza sui consumi totali dell’Unione europea era pari al 10,6 per cento, inferiore di circa 2 punti percentuali alla corrispondente quota del Pil. Il gas naturale costituiva la principale fonte di energia (41,2 per cento), seguito da petrolio e derivati (31,7), rinnovabili e biocarburanti (20,7) e carbone (3,6).
Rispetto alla media della Ue il mix energetico italiano si contraddistingueva per una quota maggiore di energia prodotta con il gas naturale e un peso minore di quella prodotta con il carbone e altri combustibili fossili solidi, oltre che per l’assenza di energia nucleare. Con particolare riferimento alla generazione elettrica, dal gas naturale si ottiene circa la metà dell’elettricità prodotta nel Paese, contro il 20,1 per cento della Ue. Gli utilizzi di prodotti energetici a fini produttivi sono altamente concentrati in pochi settori, sia nel complesso sia con riferimento al solo gas naturale.
Nel 2019 su 60 comparti, i primi 10 per intensità energetica realizzavano circa il 59 per cento dei consumi, pur rappresentando soltanto l’8,5 per cento del valore aggiunto. La fornitura di energia e la manifattura assorbivano da sole il 72 per cento degli impieghi di gas di tutte le branche di attività, e i primi 5 comparti per intensità di gas naturale, tutti appartenenti all’industria, ne utilizzavano il 57 per cento, a fronte di una quota del valore aggiunto pari al 3,5 per cento.
Gli utilizzi di prodotti energetici a fini produttivi sono altamente concentrati in pochi settori, sia nel complesso sia con riferimento al solo gas naturale. Nel 2019 su 60 comparti, i primi 10 per intensità energetica realizzavano circa il 59 per cento dei consumi, pur rappresentando soltanto l’8,5 per cento del valore aggiunto. La fornitura di energia e la manifattura assorbivano da sole il 72 per cento degli impieghi di gas di tutte le branche di attività, e i primi 5 comparti per intensità di gas naturale, tutti appartenenti all’industria, ne utilizzavano il 57 per cento, a fronte di una quota del valore aggiunto pari al 3,5 per cento.
Anche all’interno dei settori i consumi di gas sono concentrati in una piccola quota di impianti di grandi dimensioni. Nel 2019 in Italia erano presenti circa 1.000 impianti industriali sottoposti al Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Unione europea (European Union emissions trading system). Secondo elaborazioni Bankitalia sui dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, a questi impianti faceva capo il 63,5 per cento dei consumi di gas naturale del settore produttivo, mentre la loro quota del valore aggiunto era stimabile in circa l’1,5 per cento.