Mercato immobiliare: rallentano le compravendite ma i prezzi crescono
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Mercato immobiliare: rallentano le compravendite ma i prezzi crescono

La situazione è in parte cambiata con l’inizio della guerra in Ucraina e la conseguente instabilità geopolitica, che ha causato anche carenze, ritardi di consegna e aumento dei prezzi per le materie prime.

Mercato immobiliare: rallentano le compravendite ma i prezzi crescono
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14 Luglio 2022 - 10.51


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Il mercato immobiliare, rallentato nel 2020 dalla pandemia e dalle relative restrizioni, aveva mostrato nel 2021 segni di ripresa incoraggianti. All’inizio del 2022, le previsioni indicavano un trend positivo, con le intenzioni di acquisto più alte rispetto ai 15 anni precedenti. Grazie ai bonus e alle agevolazioni fiscali introdotti dal governo, la possibilità di comprare un immobile sembrava per molti concreta. Con il ricordo del lockdown ancora fresco, era forte inoltre l’interesse per proprietà più adatte allo smart working, spaziose e vicine ad aree verdi. La situazione è in parte cambiata con l’inizio della guerra in Ucraina e la conseguente instabilità geopolitica, che ha causato anche carenze, ritardi di consegna e aumento dei prezzi per le materie prime. Ha influito sulle previsioni per il 2022 anche l’inflazione in crescita, con il relativo incremento dei tassi di interesse su mutui e prestiti. Sebbene la casa rimanga per gli italiani il bene rifugio per eccellenza, la fiducia delle famiglie potrebbe subire un calo, portando a un ridimensionamento delle previsioni del mercato immobiliare fino al 2024.

Previsioni al ribasso sulle compravendite immobiliari

Come abbiamo visto, nel 2021 i segnali di ripresa erano forti: le compravendite di immobili a uso abitativo erano infatti cresciute del 34% rispetto all’anno precedente. Alla luce delle circostanze attuali, i dati dell’Osservatorio Nomisma indicano un leggero rallentamento della ripresa in corso. Il rapporto, basato su 13 mercati intermedi, evidenzia un senso di incertezza sulla crescita del mercato immobiliare dei prossimi anni e ridimensiona le previsioni riguardanti il triennio 2022-2024. Inizialmente, si stimava che nel 2022 le compravendite avrebbero raggiunto le 736 mila unità. La cifra è stata però abbassata a 694 mila, con un calo del 7,3%, dopo l’inizio del conflitto in Ucraina. Per il 2023 si ipotizza una diminuzione ulteriore, con 651 mila compravendite previste. In discesa anche le erogazioni di mutui attese, da 68 a 60,4 miliardi di euro. Per il momento, i dati relativi alla fine del 2021 e all’inizio del 2022 mostrano ancora un cauto ritorno agli investimenti immobiliari. Rimane quindi un timido ottimismo, nella speranza che la tendenza in crescita del post-pandemia compensi il potenziale rallentamento legato alle circostanze attuali. 

Prezzi in crescita in città e provincia

Sia per quanto riguarda i mercati secondari analizzati da Nomisma che nelle grandi città, i prezzi di acquisto degli immobili sono in crescita. Potrebbe quindi essere un momento adatto per vendere casa tramite un’agenzia e avvalersi del supporto di agenti immobiliari esperti, così da sfruttare al meglio le potenzialità del mercato attuale. Le città che si distinguono per un maggiore aumento dei prezzi sono Milano, Firenze e Bari. Il capoluogo lombardo raggiunge il +4,6%, mentre Firenze e Bari seguono con un buon +3,2%. Fa invece eccezione Genova, che vede un -2,4% ed è l’unica grande città a mostrare un trend in negativo. 

Come nel 2021, continua a essere forte l’interesse per le proprietà situate in aree periferiche, preferite spesso perché a parità di prezzo offrono una metratura maggiore rispetto ai grandi centri. I prezzi degli immobili nella provincia di Firenze sono aumentati del 3,7%, mentre nella provincia di Verona si arriva al +3,2%.

Una differenza rispetto allo scorso anno è la rinnovata richiesta di monolocali e bilocali, opzioni meno in linea con le nuove priorità delle famiglie che in seguito a lockdown e restrizioni puntavano a proprietà più spaziose. Questo potrebbe avere a che fare con la categoria che si mostra più propensa ad acquistare, cioè la fascia di spesa più bassa (fino a 120mila euro). I dati indicano però intenzioni di acquisto alte anche nella fascia che va da 170 mila a 349 mila euro. 

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