Un tetto massimo al prezzo del petrolio, come proposto dagli Stati del G7, causerà una “destabilizzazione” dei mercati dell’energia e spingerà Mosca a vendere “altrove” il suo greggio. Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo cui le misure anti-russe, ovvero le sanzioni, “hanno portato a una crisi molto profonda” e a una situazione in cui gli europei “stanno comprando, spesso dagli Stati Uniti, gas liquefatto per molti soldi, completamente ingiustificati. Le società statunitensi stanno diventando più ricche mentre i contribuenti europei stanno diventando più poveri”.
Definendo “assurda” l’idea di un price cap sul petrolio, Peskov ha sottolineato che “la Russia sta valutando tutte le opzioni”, evocando “scenari alternativi” per le sue vendite. “Semplicemente con questi principi non di mercato non interagiremo con loro”, ha spiegato il portavoce, riferendosi ai Paesi che aderiranno alla proposta di un tetto massimo sul prezzo.
Rispondendo quindi alla domanda su dove Mosca intenda destinare il petrolio invenduto, Peskov ha affermato: “Verso direzioni alternative, verso quei paesi che operano a condizioni di mercato”.