Chi è Yanis Varoufakis, l'economista greco icona della sinistra radicale
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Chi è Yanis Varoufakis, l'economista greco icona della sinistra radicale

Yanis Varoufakis, nato nel 1961 nella città di Atene, è uno degli economisti greci più influenti. È soprattutto un uomo poliedrico, in quanto economista, scrittore, blogger, professore e professore universitario. 

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Yanis Varoufakis
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11 Ottobre 2022 - 21.06


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Una bandiera della sinistra radicale internazionale, soprattutto dopo aver rotto con Tsipras.

Yanis Varoufakis, nato nel 1961 nella città di Atene, è uno degli economisti greci più influenti. È soprattutto un uomo poliedrico, in quanto economista, scrittore, blogger, professore e professore universitario. 

Si è formato come economista presso l’Università dell’Essex, dove ha conseguito il dottorato di ricerca. Ha insegnato in varie università come: Cambridge, East Anglia, Glasgow, Sydney o l’Università di Atene.

Il suo esordio nel mondo della politica è avvenuto con il partito greco Syriza. Con la vittoria elettorale di Syriza, è stato nominato ministro delle finanze del governo greco nel 2015. Tuttavia, ha trascorso solo pochi mesi in carica, poiché si è dimesso il 6 luglio 2015 in polemica con Tsipras..

Nel corso della sua carriera di economista, Varoufakis ha partecipato a numerosi dibattiti su come le crisi economiche hanno colpito l’Europa, l’euro e la profonda crisi economica globale avvenuta tra il 2008 e il 2012.

Durante la sua permanenza nel governo greco, si è opposto fermamente alle misure di austerità imposte dal Fondo monetario internazionale e dalle istituzioni europee. Tuttavia, quando il primo ministro greco Tsipras ha accettato le richieste imposte dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale, si è dimesso da ministro delle finanze.

Il suo giudizio su Draghi

“Draghi è un uomo intelligente, che rappresenta l’aristocrazia finanziaria fautrice dell’attuale sistema monetario. Un sistema che impone austerità permanente ai Paesi mentre elargisce generosità a sé stesso. L’eurozona ha generato crisi enormi: poteva crollare o salvarsi stampando euro per coprire la bancarotta di Stati e società. Draghi ha convinto Merkel a seguire la seconda opzione: hanno imposto prestiti predatori agli Stati e regalato montagne di euro a chi non ne aveva bisogno. La presidenza Draghi alla Bce ci ha dato un’eurozona più stabile, al costo di una stagnazione perpetua nel continente, che si frammenta e arretra rispetto a Usa e Cina”. 

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