“La laurea è il sale della vita, ma c’è un’intelligenza da studio e una dell’anima che va coltivata. Credo che i nostri ragazzi studino troppo e non abbiano il tempo per il gioco, lo sport e l’intelligenza sociale. San Francesco diceva miscela la cultura con l’anima, impara a farti volere bene. Molte delle grandi menti di questo tempo, tra cui Leonardo Del Vecchio, non hanno studiato. Forse questo dovrebbe farci riflettere”.
“I nostri ragazzi studiano troppo e non hanno il tempo per il gioco, lo sport e l’intelligenza sociale”. Così Brunello Cucinelli in un’intervista a Repubblica. Lo stilista e imprenditore ha ricevuto il dottorato honoris causa in Management e Scienze bancarie e delle materie prime e ha incitato gli studenti della Sapienza a “fare gli scherzi e a guardare le stelle”, a non dedicare tutto il tempo a stare sui libri. L’imprenditore ha anche parlato in generale del futuro del lavoro e ha spiegato come sia necessario ridurre le ore lavorative da otto a sette per “recuperare ritmi più umani”.
Lo stilista spiega come a suo parere, si debba lavorare 7 ore al giorno, non di più. È la lezione che ci ha dato la pandemia. Si legge sul giornale:
“[…] La gente è tornata a vivere nei borghi per recuperare ritmi più umani. Siamo anche troppo connessi; se mi mandi un mail di notte e entro le 8 non ti ho risposto è normale, non c’è da allarmarsi. Ai miei manager dico: se c’è un’urgenza chiamate, non pensate che io, come nessuno, possa essere sempre reperibile. Bisognerebbe lavorare 7 ore non di più, anche a Solomeo si lavora in media 8 ore, ma ci arriveremo”.
L’imprenditore nell’intervista parla anche del tema sostenibilità, di cui lui è stato pioniere. E racconta di essere stato invitato da Draghi al G20 di Roma a parlare di riscaldamento globale.
“[…] i giovani sono più attenti a questi temi. Al G20 di Roma del 2021 Draghi mi ha invitato insieme al Principe Carlo, che ora è Re, a parlare di riscaldamento globale e capitalismo umanistico. Ho iniziato a fare l’imprenditore vendendo golf di cachemire perché sono capi che puoi tramandare. Basiamo questi concetti su quattro pilastri: il clima e il rispetto della natura, la sostenibilità economica delle produzioni, della filiera e il giusto profitto, il ruolo culturale dell’impresa e poi un’attenzione, che io definirei spirituale, ai nostri collaboratori. Se tu mi tratti meglio io lavoro meglio, un sarto sta meglio di fronte a una vetrata che davanti a un muro. Nelle fabbriche una volta non c’erano finestre perché se guardavi fuori ti distraevi: questo è un tema di cui non si parla, ma un ambiente di lavoro buio crea un mal d’animo che nuoce a tutti”.