I ventisette capi di Stato e di governo si riuniranno oggi e domani a Bruxelles in un Consiglio europeo che questa volta – al contrario di Praga – prevede delle conclusioni che dovranno essere concordate e approvate sul pacchetto energetico. Saranno due giorni complicati. L’ultima bozza delle conclusioni certifica un’intesa dei leader nell’esaminare il price cap dinamico temporaneo proposto dalla Commissione. Ma il testo, da qui alle prossime ore, potrebbe cambiare nuovamente.
Price cap e le richieste dei Paesi – L’Italia vuole che il vertice dia un mandato chiaro, una “proposta” appunto, alla Commissione sul tetto del gas. Come lei spinge per il price cap il “gruppo dei quindici” (che ora sono qualcuno in più) guidato appunto da Italia, Spagna, Grecia, Polonia, Belgio e Francia. I più scettici sul price cup invece sono Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, Irlanda, Austria e Ungheria: continuano ad avere più di una riserva. E sul gas è entrato in crisi perfino l’asse portante dell’architettura europea, quello tra Parigi e Berlino. Il vertice inizierà a ora di pranzo subito sul punto dell’energia. E poi c’è l’Ungheria di Orbana, totalmente contraria a tutto il pacchetto. Non è pronosticabile quando i leader si augureranno la buona notte. Si parte, ancora una volta, da posizioni lontane. Ma in ogni caso non deve e non può chiudersi con un nulla di fatto. Né con l’ennesimo rinvio a un Consiglio Energia (è già in programma per martedì prossimo a Lussemburgo).La proposta della Commissione sul price cap – In sintesi la Commissione propone un nuovo benchmark per il Gnl, complementare al Ttf di Amsterdam; in attesa che venga istituito questo indice, propone un price cap al gas scambiato al Ttf con un meccanismo contro la volatilità infragiornaliera. Inoltre, il pacchetto comprende gli acquisti congiunti di gas (minimo 15% di stoccaggi), maggiore riduzione della domanda e più solidarietà tra gli Stati membri. Resta sospeso il price cap sul gas per la produzione dell’elettricità, ossia l’estensione del modello iberico a tutta l’Ue ed è ancora da definire l’eventuale strumento economico comune contro il rischio frammentazione. E su questi elementi si giocherà la partita dei prossimi due giorni. “Metteremo tutti gli elementi sul tavolo e li negozieremo. Qualche Stato cederà qualcosa in cambio di qualcos’altro. E’ possibile ad esempio limare le misure energetiche per ottenere qualcosa in più sulle misure economiche”, spiega un funzionario Ue che ha lavorato alla preparazione del vertice.
Lo Sure sull’energia – Lo Sure (il nuovo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza) sull’energia, è voluto dalla Francia e da una parte della Commissione, caldeggiato dall’Italia e, ancora una volta, osteggiato dai nordici. E il loro muro, affiancato dallo scudo da 200 miliardi messo in campo da Berlino, ha fatto infuriare non solo Draghi ma anche Emmanuel Macron. Eppure, per Roma fare nuovo debito comune sarebbe necessario, soprattutto se aumenteranno le possibilità di un price cap al gas che forma il prezzo dell’energia: in quel caso, è il ragionamento dell’Italia, il differenziale non può essere a carico degli Stati membri. Charles Michel, in un ultimo appello serale, ha sottolineato che sarebbe “un grosso errore” non restare uniti. Le premesse non sono delle migliori.